martedì 4 maggio 2021

#MustToRead: Volevo solo camminare

Se già storcete il naso perché non siete d’accordo con noi nella scelta di inserire “Volevo solo camminare”di Daniela Collu nei Must to Read, questo articolo fa proprio al caso vostro. Se avete deciso di intraprendere il cammino di Santiago ma avete mille dubbi a riguardo, questo articolo fa al caso vostro. Se pensate che stiamo qui, ancora una volta, per cercare di filosofeggiare e darvi ancora una volta una visione spirituale del tutto, beh, questo articolo fa proprio al caso vostro. 

Come può un libricino di sole centouno pagine, che ricorda un articolo stile travel blog mascherato da libro rientrare nei Must to Read? 

La risposta è semplice: in ogni capitolo Daniela Collu ci spinge non solo a intraprendere il cammino di Santiago, ma anche ad andare oltre i nostri limiti. Vedete, anche se la sua intenzione è spingervi in un pellegrinaggio, anche da completamente atei quanto lei, vi scatta qualcosa dentro che vi porterà a pensare: “Aspetta un momento, ok, forse non farò il cammino di Santiago, ma perché non posso mollare il mio lavoro e fare ciò che amo fare?”.

Lo abbiamo letto tramite Kindle, e sono tantissime le parti che abbiamo evidenziato. Ammettiamo che le abbiamo trascritte ovunque, tra note sul telefono, bigliettini sparsi per casa e in ufficio, insomma, abbiamo provato sì la gioia e i dolori (tanti dolori!) di una “passeggiata” del genere, ma abbiamo anche capito che gli unici limiti che ci sono nella nostra vita, li mettiamo noi.  

“Mi alleno a chiedere a me stessa cosa mi renda davvero-davvero felice e vado a prendermelo, scoprendo che spesso è lì che aspetta solo me.

Quando parliamo del nostro sogno, ci ritroviamo persone che lo sminuiscono continuamente: “È difficile, ma figurati se capita proprio a te. Non sarebbe meglio cercare un posto fisso?” Questi tipi di commenti ci hanno fatto malissimo, ma fortunatamente lungo il nostro percorso abbiamo conosciuto tantissimi scrittori, giornalisti, artisti in generale che hanno mollato il posto fisso e si sono messi a fare ciò che volevano fare. 

Guadagnano di meno? A volte sì. Hanno un guadagno instabile? Sì. Sono più felici rispetto a prima? Assolutamente sì.

Grazie alla loro amicizia, o anche solo alla loro conoscenza, sono persone che ci ispirano quotidianamente e se ancora non conosciamo personalmente la Collu, lei rientra tra tutte queste anime coraggiose che hanno deciso di mollare un lavoro fisso, stabile, a contratto indeterminato per il grande punto interrogativo che è la Vita.

Facile? Per niente.  

“Scegli una via, anche se sembra faticosa, guardati intorno e trova lì dentro quello che va bene per te. Non è forse quello che ho fatto negli ultimi anni? La vocina interiore mi grida il più rumoroso dei «Perché no?»”

Già. Perché no? Vedete, non c’è niente di male a percorrere la strada più battuta. È asfaltata, sicura. Tante persone l’hanno attraversata prima di noi, abbiamo indicazioni, segnali, siamo sicuri di stare bene. E va bene così. 

Ma va bene anche prendere la strada meno battuta. È fangosa, a volte ripida, non sappiamo bene quali ostacoli troveremo lungo il cammino, ma siamo dei precursori. Ci sentiamo soli, poi alziamo gli occhi e vediamo che non è proprio così. Ci sono altre persone assieme a noi: persone che hanno scelto di loro spontanea volontà la strada più difficile, altri che hanno cambiato perché quella facile non era adatta a loro. E così spontaneamente ci si aiuta.

Si ritrovano anime affini. Ci si racconta del proprio passato e delle proprie ferite emotive come se stessimo in una grande seduta di terapia. Ci si perdona, anche se la persona davanti non ha nulla da farsi perdonare. Si ha quella fiducia negli altri e nella Vita, che spesso non si trova nella strada facile. 

E sì, troveremo sempre persone tutte belle “acchittate” che dalla strada principale ci urlano: «Hey! Ma che fai? Perché cammini lì, in mezzo ai detriti, tutta sudata e puzzolente? Vieni qui, che hai bar, macchine che ti portano velocemente dove vuoi, su!»

Potremmo essere tentati, e magari cedere. Va bene tutto ciò. Ma ciò che vorremmo gridare al mondo è che va bene anche dire di no. Va bene anche se una persona vuole continuare il suo cammino temerario. Va bene anche se la persona decide di addormentarsi felice ogni giorno su un letto di un ostello pieno di cimici del materasso, con le vesciche che pulsano sulla pianta del piede e con i capelli sfatti.

E non stiamo parlando solo in senso letterale, ma anche –e soprattutto- in senso metaforico. Perché se abbiamo scelto di leggere questo libro, non è stato perché attratte dal cammino di per sé, ma dal fatto che anche una persona sedentaria e amante della città può amare la vita all’avventura.  

“Lasciatevi trascinare dalla vita, è una figata eccezionale.”

Lo sappiamo, state pensando: “Eh, facile per voi”. No, non è facile e non lo è mai stato. È bello, pazzesco, meraviglioso, entusiasmante, ma non è assolutamente facile. Ecco, da amanti delle sfide, non abbiamo mai capito perché la gente scelga la facilità.

Che senso ha fare un gioco a livelli utilizzando i trucchi? O scegliendo sempre la modalità facile? Ecco, sarà forse sbagliato prendere la vita come un gioco? Per noi no. E abbiamo scoperto dalle nostre esperienze personali che quando arrivano le sfide, il tutto prende una piega più colorata. Ogni difficoltà ci motiva sempre di più e capiamo di non essere fatte per una vita casa-lavoro-famiglia.

E ancora, ripetiamo, non vogliamo criticare chi vuole una vita del genere, semplicemente stiamo chiedendo a queste persone di non sminuire chi non ama la routine, chi ama svegliarsi ogni giorno con la domanda: “Chissà oggi cosa succederà”.  

“Il bello del cammino è che ci si affida completamente al presente.”

Eh sì, perché anche se siamo quattro maniache della perfezione, quattro ragazze che organizzano il proprio lavoro fin nel minimo dettaglio, sappiamo benissimo quanto tutto possa cambiare da un istante all’altro. 

Possiamo anche svegliarci alla stessa ora, e avere l’appuntamento fisso alle dieci davanti un computer a scrivere, ma vedete, ogni mattina non abbiamo idea di se, dove, quando e come andremo a dormire. E amiamo tutto ciò. 

“Succede qualcosa dentro, quando si trova il coraggio dei propri desideri e li si trasforma in azioni. Succede che ci si vuole più bene. In Tutto su mia madre, di Pedro Almodóvar, la protagonista dice che «La vera autenticità non sta nell’essere come si è, ma nel riuscire a somigliare il più possibile al sogno che si ha di se stessi.»”

Nell’intervista a Sara Busi, che ringraziamo ancora dal profondo per l’ispirazione quotidiana ad amarci, vi abbiamo riportato una sua frase: “Qualsiasi cosa tu decida di fare, falla perché ti ami e non perché ti odi”. Ecco, più andiamo avanti in questo percorso lavorativo e personale, più ci accorgiamo di ciò che veramente siamo.

E certo che fa male lasciare andare identità che non ci appartengono ma che abbiamo fatto nostre per convenienze. Certo che fa malissimo curare ferite emotive del passato, così come può far male curare una vescica, una tendinite, o un’infiammazione muscolare. Ma non può esserci guarigione senza dolore.  

“Camminate, andate avanti e sentite tutto quello che state provando. L’avventura non si analizza e non si organizza, forse è vero che si vive e basta. Il resto è una chiacchierata da fare al ritorno.”

Ripetiamo, vale come consiglio per chi vuole affrontare il cammino di Santiago, ma vale anche come consiglio di Vita. Cosa volete davvero fare? Come volete davvero vivere?

Rispondetevi con il vostro vero Essere, senza dare retta preconcetti o preoccupazioni su un futuro non ancora avvenuto. Affidatevi solo ed esclusivamente al momento presente e lasciate andare ogni cosa che non vi appartiene.

Rendetevi conto che dubbi, incertezze, il vostro sminuirvi, sono ostacoli che mettete lungo il vostro cammino. Come li mettete, così li togliete. Facile? Ripetiamo, no. Necessario? Sì.

Vivete davvero. Pensate al momento, tra tot anni, quando darete il vostro ultimo respiro. Cosa vorrete pensare? “Eh, chissà cosa sarebbe successo se…” o: “Però, ho fatto tutto ciò che amavo fare. Grazie.”?

Prendete ogni decisione in base a questo, e anche se dovesse rivelarsi sbagliata, vi assicuriamo che avrete comunque vissuto.  

“Quando piove, durante il cammino, puoi fare due cose: camminare maledicendo la pioggia o cominciare a cantare. Nel primo caso ti bagni, nel secondo pure. Nel primo caso te ne accorgi, nel secondo no”.

Se vivete cercando perennemente un ombrello o un riparo per una pioggia che potrebbe scendere o no, non vi godrete mai il tempo nuvoloso o la pioggia. Nel racconto: Impara ad aver fiducia abbiamo voluto far passare proprio questo messaggio. Anche se come noi credete nella reincarnazione, non avrete mai più la possibilità di stare nel corpo di adesso, con la famiglia di adesso, con gli amici di adesso e con la situazione di adesso. Bella o brutta che sia, è la vostra opportunità per vivere. Non sprecatela.

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