giovedì 20 maggio 2021

#StorieRomane: Basilica di San Paolo fuori le mura

Vi abbiamo già accennato all’esistenza della Basilica di San Paolo fuori le mura quando vi abbiamo parlato del quartiere Ostiense. Oggi ve ne parleremo in modo molto più approfondito, così da non farvela sfuggire nel vostro prossimo viaggio a Roma.

La Basilica di San Paolo fuori le mura è una delle sei basiliche papali. Quattro, definite le maggiori, si trovano a Roma (oltre a questa troviamo San Pietro in Vaticano, San Giovanni in Laterano, e Santa Maria Maggiore). Altre due, definite le minori, si trovano ad Assisi: San Francesco e Santa Maria degli Angeli. Dal 1980, la Basilica di San Paolo è patrimonio dell’umanità dell’Unesco.

Sorge lungo la via Ostiense, sulla riva sinistra del fiume Tevere. Non è un luogo scelto a caso, a soli tre chilometri dalla Basilica, infatti, c’è l’area delle Tre Fontane, luogo del martirio e della decapitazione di San Paolo. È quindi un luogo sacro e di pellegrinaggio, anche perché dal 1300, anno del primo Anno Santo, fa parte del percorso giubilare per ottenere l’indulgenza dai peccati. Anche qui troviamo il rito dell’apertura della Porta Santa.

Il territorio, in origine, era un vasto cimitero subdiale (sub divos: sotto gli dei, quindi a cielo aperto). Solo una piccola parte di questo cimitero è ancora visibile dal transetto nord della basilica. Per questo, dopo la sua morte, (non si conosce l’anno preciso, ma si pensa tra il 64 e il 67 d.C.) vi venne sepolto San Paolo. Il suo sepolcro fu da subito meta di lunghi pellegrinaggi, tanto che la comunità cristiana eresse presto un piccolo monumento funerario, così come successe sul colle Vaticano per San Pietro.

L’imperatore Costantino I, nel I secolo, eresse la piccola basilica: una struttura che originariaemente contava solo tre navate e che ospitava la tomba di Paolo, ornata da una croce dorata. È ancora visibile la curva dell’abside originale, nei pressi dell’altare centrale. Fu consacrata il 18 novembre 324, sotto Silvestro I.

Si notò da subito che la struttura era troppo piccola, soprattutto per il grande affluire di pellegrini. Così, sotto il regno congiunto di Teodosio I, Graziano e Valentiniano II (391), la basilica venne ricostruita completamente, mantenendo più o meno le dimensioni attuali. Fu riedificata solo nel 1823, a seguito di un tragico incendio. La costruzione conta ottanta colonne e un quadriportico completamente differente dall’originale. Fu quindi consacrata nuovamente nel 390 da Papa Siricio e venne completata nel 395, sotto la guida dell’imperatore Onorio.

L’arco trionfale e lo splendido mosaico che lo decora sono opera dei restauri di Galla Placidia e gli interventi di papa Leone I. Sono idea di quest’ultimo i tondi con tutti i ritratti papali, sopra le arcate della navata centrale. Nel corso dei secoli molti altri Papi hanno voluto modificare la Basilica, come Gregorio I che ritoccò la pavimentazione, rialzando l’altare. Adriano I rifece il pavimento dell’atrio, Leone III collocò il primo pavimento in marmo. Il campanile è dell’XI secolo; il prezioso ciborio, realizzato da Arnolfo di Cambio, la struttura del chiostro e il candelabro per il cero pasquale, sono stati tutti aggiunti del 1285. Nel 1600 fu costruito l’altare maggiore e nel 1724 Benedetto XIII fece costruire la Cappella del Crocifisso, oggi chiamata al Santissimo Sacramento. Il crocifisso del XIV secolo è attribuito a Tino di Camaino.

La Basilica è, insomma, un luogo di culto contornata da un’arte che ha sempre lasciato senza parole. Vogliamo farvi leggere le parole di Goethe, che l'ha visitata nel 1787, e la descrive nel suo: "Viaggio in Italia". Siamo sicure che le sue parole riusciranno meglio nella descrizione rispetto alle nostre: 
 
“Un edificio d’imponenti e belle proporzioni perché raggruppa antichi, pregevolissimi resti. L’ingresso in questa chiesa produce un effetto solenne: possenti file di colonne sorreggono grandi pareti affrescate, chiuse in alto dall’intreccio ligneo del tetto; dimodoché il nostro occhio mal avvezzo riceve a tutta prima quasi l’impressione d’un granaio, benché l’assieme, se nelle festività l’architrave fosse rivestito di tappeti, produrrebbe una visione incomparabile. Nei capitelli troviamo alcuni residui mirabili d’una colossale architettura riccamente ornata, provenienti e salvati dai ruderi del palazzo di Caracalla che sorgeva nelle vicinanze, oggi quasi del tutto scomparso”

Dopo l’incendio del 1823, la basilica fu interamente ricostruita per volere di Leone XII. Egli emanò l’enciclica ad plurimas, oggi la chiameremmo una raccolta fondi. Furono tantissime le persone ad aderire, citiamo: il Re di Sardegna, della Francia, delle Due Sicilie, i sovrani dei Paesi Bassi e lo zar Nicola I. I lavori, su progetto iniziale di Giuseppe Valadier e presieduti da Pasquale Belli, iniziarono nel 1826. Ma è l’architetto Luigi Poletti ad aver fatto gran parte del lavoro. 


La consacrazione ci fu il 10 settembre 1854, sotto Pio IX, nonostante i lavori non fossero ancora finiti del tutto. Nel 1874 vennero infatti completati i mosaici della facciata, e nel 1928 fu completato il quadriportico esterno.

All’interno della basilica sono inumati due papi: San Felice III e Giovanni XIII.

Ammettiamo di avervi presentato la basilica in modo sbrigativo e superficiale. Non abbiamo i titoli per descriverla minuziosamente, ma soprattutto non abbiamo lo spazio a sufficienza. Saremmo quindi felicissime e grate a tutti voi, se ci lasciaste dei commenti con le vostre impressioni. E se non ci siete mai stati, cosa aspettate? Potete raggiungere facilmente la Basilica scendendo alla fermata Basilica San Paolo, sulla linea B della metropolitana di Roma.

Nessun commento:

Posta un commento