mercoledì 21 settembre 2022

#Costume&Società: Radici

Banalità che si dicono senza rendersene conto, espressioni che lì per lì proferiamo, ma che riflettendoci, non hanno senso.

Alberi immobili, magari secolari, destinati dalla natura a crescere e morire nello stesso posto in cui sono nati.

Ma per gli esseri umani? Il Creatore, a quanto pare, ci ha dotati di gambe, delle facoltà di apprendimento e di adattamento.

Ecco dire: “Io non posso allontanarmi da qui, qui ci sono le mie radici”, è sicuramente un’espressione mortificante per la natura umana e una scusa per mascherare la paura dell’ignoto.

Ma non interpretate male queste parole, questa non è di certo una critica verso chi sceglie di crescere e vivere consapevolmente in un luogo, né verso le persone che hanno scelto per vocazione di restare dove sono sempre state.

Ovviamente neanche si deplora l’esperienza accumulata in un luogo e l’importanza che quel posto ha rivestito per l’individuo.

Questo articolo si pone invece come analisi di un problema radicato nel timore dell’ignoto.

Perché spesso quando si dice: “Qui ho le mie radici”, si utilizza una metafora inappropriata del mondo vegetale per difendersi dal resto del mondo. E non solo, nell’individuo si crea un’immagine della cultura come separazione, rispecchiando nel mondo umano la concezione di habitat “naturale/innaturale”. A ognuno è assegnato il proprio luogo, e secondo questa concezione l’unico modo per restare in armonia è che ogni cultura resti nel proprio, senza invadere lo spazio altrui.

D’altronde, secondo questo punto di vista, che ingrati coloro che scappano sperando una vita migliore, hanno abbandonato le proprie radici.

Sono discussioni con scarso raziocinio, fomentate da paure incontrollate dell’alterità.

Ma in realtà, l’individuo umano è sincretico, ed è tenuto e destinato anche ad andare oltre queste catene.

Perché il pericolo più grande per la nostra vita non è l’altro, ma la paura; il blocco che scaturisce da essa.

Lucidamente non è lecito parlare di difesa di origini e tradizioni, o meglio non è di certo l’altro a negarle. Queste stesse idee di tradizioni e identità sono spesso, più di quanto sembri, costruite da chi ha il potere per definirle.

Non esiste di certo un giusto/sbagliato nel voler restare/spostarsi; ma di certo non è il caso di criticare le scelte altrui.

Piuttosto, perché non riflettiamo su noi stessi? Siamo rimasti dove siamo rimasti perché davvero sentiamo di dover rimanere, oppure perché abbiamo paura del resto?

D’altronde, se volessimo spostarci, non abbiamo radici, non siamo alberi.

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