martedì 20 settembre 2022

#Libri: Le lupe di Pompei

Come erano trattati gli schiavi di Roma? Più o meno come noi trattiamo gli elettrodomestici.” Questa frase, di Alberto Angela, ci è rimasta impressa per interi anni. Non abbiamo mai giudicato i comportamenti umani del passato, soprattutto se risalgono a più di duemila anni fa, ma la sensazione nel leggerla ci ha gelate, marcandoci esattamente come quando vediamo i documentari sui campi di concentramento. È normale connettersi maggiormente con quanto accaduto negli anni quaranta del Novecento, avendo diverse fonti storiche: visive e orali; sono sotto ai nostri occhi costantemente, soprattutto se vive nelle grandi città e sopratutto se si ha avuto la fortuna di ascoltare i fatti direttamente da chi li ha vissuti.

Da romani – anche se due di noi sono siciliani, ma sappiamo bene quanto il nome di Roma appartenga un po’ a tutti su questo spicchio di pianeta – assaporiamo la storia a trecentosessanta gradi, ma è davvero difficile tastare con mano quello che è accaduto, soprattutto quando si tratta della vita degli schiavi.

Fortunatamente la Fazi Editore ci ha dato l’opportunità di leggere in anteprima il romanzo di Elodie Harper: “Le lupe di Pompei”, da oggi disponibile in ogni libreria. Abbiamo ancora addosso gli odori, i sapori, i rumori di una sudicia, quanto ricca, Pompei.  

Con il termine “lupa”, a Pompei, non ci si riferiva solo alle femmine del lupo, ma anche alle prostitute che popolavano i viali delle città. Nonostante la protezione di Venere, non venivano proprio considerate come le concubine, meno che mai come donne. Le prostitute erano veri e propri oggetti, arrese a una vita che le consumava più in fretta di qualsiasi altra persona.

Siamo nel 74 d.C., Amara, Didone, Vittoria, Berenice e Cressa sono donne nate schiave o costrette a esserlo, perché all’epoca il destino era molto più beffardo e anche se figlia di buona famiglia, non era raro ritrovarsi a lottare per la sopravvivenza.     
Ciò che guadagnavano bastava a malapena per un pasto quotidiano, eppure questo non negava loro di essere generose le une con le altre, di non perdere il buonumore e di non svagarsi cercando di comportarsi come una qualsiasi ragazza.     
Anche se appartenenti a tutt’altra cultura, le loro emozioni sono uguali alle nostre: quando non ignoriamo chi amiamo nei suoi momenti di difficoltà, anche a costo di rischiare noi per primi; o quando sogniamo in grande, perché vediamo che ciò che abbiamo non ci basta, non ci può rendere liberi.

Lìbero agg. [dal lat. liber -ĕra -ĕrum]. – 1. a. Che non è soggetto al dominio o all’autorità altrui, che ha facoltà di agire a suo arbitrio, senza subire una coazione esterna che ne limiti, materialmente e moralmente, la volontà e i movimenti.


Il concetto di libertà è ovviamente cambiato nel tempo, ma siamo sicuri che basti non avere un padrone per essere liberi? Forse anche adesso siamo schiavi di qualcosa, che possano essere il lavoro, le bollette da pagare, i social…
Chi sta scrivendo questo articolo fin da bambina si è sempre interrogata sul concetto di “libertà”, da quando ha letto l’origine del proprio nome – Francesca – : “donna libera”.     
Il pensiero della voglia di libertà è stato costante nei giorni in cui abbiamo letto. Una volta posato il Kindle per una pausa, o per compiere le azioni quotidiane, non abbiamo comunque smesso di ragionare su quanto della nostra vita diamo per scontato, ed è aumentata in noi la gratitudine per tutto ciò che facciamo, perché è quasi tutto sotto la nostra volontà.  

Sono veramente rari i libri che ci fanno sentire odori, sapori, suoni. “Le lupe di Roma” è sicuramente uno di questi. Abbiamo sofferto il tanfo del lupanare – come veniva chiamato il bordello all’epoca -, la nostra pelle e e il nostro cuore hanno sofferto le pene delle ragazze, costrette a pensare al proprio corpo come un contenitore di poco valore, concepito solo ed esclusivamente per dare piacere agli uomini.
Abbiamo abbassato anche noi gli occhi, quando le umiliazioni si facevano sentire anche alle terme, forse unico luogo dove da nude, nessuna donna avvertiva la differenza tra ceto sociale.

Eppure, nonostante i giorni e le notti tra clienti animaleschi, sporchi, ubriachi e strafottenti, che umiliano nel corpo e nello spirito, le donne non perdono il loro status di esseri umani. Si innamorano, sono amiche e complici, si aiutano, si sostengono anche quando tra loro non scorre buon sangue. Ridono, spettegolano… si confidano le proprie paure e i propri sogni che spesso sono la stessa cosa, perché l’illusione per uno schiavo è il peggiore tra i nemici.

Donne che prendono esempio da altre donne, ma che nel bene e nel male sanno che può essere solo l’uomo a decidere per loro: l’uomo le compra, le vende, le utilizza a proprio piacimento… ma può anche liberarle.
Entrambi i sessi hanno il potere di manipolare l’altro, seppur in modi completamente diversi e leggendo il libro impariamo tanto di queste differenze. È una storia che appartiene a tutti noi: tra i nostri antenati ci sono stati sicuramente schiavi, come padroni ed è per questo che leggerlo è un buon modo per riconnettersi a questo passato, perdonarlo e comprenderlo.

In più dobbiamo ricordarci che la Storia è fatta anche dagli ultimi, da chi stava ai margini della società e non ha mai deciso nulla sotto la luce del sole. Il passato aiuta a comprendere il presente, ed è l’unico modo per poter cambiare il nostro futuro. Leggere romanzi storici aiuta proprio a immedesimarci in ruolo che solo in teoria non esiste più.

Vi ricordiamo che “Le schiave di Roma” è da oggi disponibile in ogni libreria. Siamo anche felici di dirvi che è il primo libro di una trilogia, quindi attendiamo con impazienza il prossimo capitolo, per vedere come si evolveranno le vite di tutte loro!

P.s. Sul tema della prostituzione abbiamo parlato al passato, ma è bene essere consapevoli che tali trattamenti vengono tuttora rivolti a uomini e donne costretti a una vita del genere. Non dimentichiamoci di aiutarli come possiamo. Se non sapete come, potete contattare il numero verde 800-290-290.
 


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