lunedì 12 settembre 2022

#StorieRomane: Stadio Olimpico

In attesa della costruzione dello Stadio della Roma, vogliamo oggi parlarvi dello Stadio Olimpico, situato nel complesso del Foro Italico, alle pendici di Monte Mario, nella zona nord-ovest di Roma.

L’impianto è utilizzato per le partite in casa della Roma, per le partite della Nazionale italiana calcio e rugby, ma anche per concerti. Il record degli spettatori all’interno dello stadio, infatti, lo detiene Claudio Baglioni: il 6 giugno 1998 erano lì presenti più di novantamila spettatori.

Lo abbiamo visitato in occasione del Tour dell’Olimpico, dove fino al 21 luglio era esposta la Conference Cup, coppa europea vinta dalla Roma lo scorso 25 maggio. Eravamo anche presenti ai festeggiamenti a Circo Massimo, per leggere le nostre emozioni potete cliccare qui

Siamo nel 1909, quando l’ingegnere e politico Edmondo Sanjust di Teulada (1858-1936) ha un piano regolatore per l’area che interessa Villa Madama e il Tevere: vuole dedicare quello spazio a un complesso multisportivo.

Con Mussolini al potere, nel 1925, questo piano viene confermato, in aggiunta a nuovi monumenti, ricavati dalla demolizione degli edifici nel centro storico. Questo dà origine a quello che inizialmente era conosciuto come “Foro Mussolini”, oggi: “Foro Italico”; mentre lo stadio ha in origine il nome: “stadio dei Cipressi”.
I lavori cominciano nel 1927, su progetto dell’architetto Enrico Del Debbio, e anche se continueranno negli anni ’30, l’inaugurazione dello stadio avviene il 4 novembre 1932, seppur parzialmente: è infatti pronto solamente il primo anello.
È idea di Del Debbio di costruire il terreno di gioco leggermente sotto al terreno circostante, in modo da giocare molto con la forma a conca del terreno e di perfezionarlo all’ambiente circostante, rendendo il tutto molto naturale agli occhi.

I lavori riprendono poi nel 1937, sotto gli ingegneri Frisa e Pintonella, ma si interrompono nel 1940 a causa dell’entrata in guerra dell’Italia durante il secondo conflitto mondiale.
Durante gli anni della guerra, lo stadio “lavora” lo stesso, ospitando manifestazioni ginnico-sportive e parate militari.

A guerra finita, i lavori possono riprendere: nel 1950 l’ingegnere Carlo Roccatelli assieme all’architetto Cesare Valle – membri del Consiglio Superiore dei Lavori Pubblici – prendono in carico il progetto. Entrambi vogliono espanderlo, ma sono portati alla realtà dai pochi fondi a disposizione e a causa dell’area che non può sostenerli.

Purtroppo Roccatelli muore nel 1951 e al suo posto arriva l’architetto Annibale Vitellozzi. Lo stadio viene inaugurato il 17 maggio 1953 in occasione della tappa Napoli-Roma del 36° Giro d’Italia e con la partita di calcio Italia-Ungheria, conclusa 0-3. Nàndor Hidegkuti è stato il primo giocatore a segnare allo stadio Olimpico.

Nel 1960 Roma ospita i XVII Giochi olimpici e per l’occasione lo stadio prende il nome di Olimpico. Cambia il materiale dei seggiolini: prima di legno, ora in pietra di colore verde chiaro. Le gradinate ancora non sono coperte, a eccezione di una piccola sulla parte della Tribuna Monte Mario, dedicata alla stampa e ai radiocronisti.
Per le olimpiadi, lo stadio ospita le cerimonie di apertura e chiusura, più tutte le competizioni di atletica leggera. Durante le gare, vengono eliminati i posti in piedi, e la capienza passa a sessantacinquemila spettatori.

Nel campionato 1989-1990 la Roma è costretta a giocare le sue partite allo stadio Flaminio, perché all’Olimpico sono cominciati gli interventi di ristrutturazione per i campionati del mondo 1990. I lavori sono divisi dagli architetti Vitellozzi e Maurizio Clerici, più gli ingegneri Paolo Teresi e Antonio Maria Michetti.
In realtà già qualche intervento è cominciato nel 1987, quando l’impianto viene quasi del tutto demolito e ricostruito in cemento armato – a eccezione della Tribuna Tevere -, vengono aggiunte nuove gradinate e le curve sono avvicinate al campo di nove metri. Tutti i settori sono coperti con una tensostruttura e in occasione dei mondiali di atletica dell’87, vengono montati due maxischermi all’interno delle curve.
A lavori conclusi, poco prima dei mondiali di calcio, la capienza dell’Olimpico supera gli 82.922 posti. È il ventinovesimo stadio al mondo per numero di posti, e il secondo in Italia. Nonostante la bellezza di questi lavori, però, c’è da dire che dagli anni Novanta, l’Olimpico ha del tutto perso il progetto iniziale di Del Debbio e l’impatto visivo non lascia più stupefatti.
Comunque, l’Olimpico ospita le prime cinque partite dell’Italia e la finale Germania Ovest-Argentina, vinta dai tedeschi.
Il 23 gennaio 1994 l’Olimpico è obiettivo di un attentato mafioso, fortunatamente sventato: durante la partita Roma-Udinese un’autobomba avrebbe dovuto far saltare i furgoni dei Carabinieri in servizio.
Il 22 maggio 1996 ospita la finale di Champions League Juventus-Ajax, ultima Champions vinta dalla squadra di Torino.

Nel 2007 la UEFA cambia le sue norme di sicurezza, che hanno inizio dal 2009. I lavori riprendono all’Olimpico, finendo del 2008. I sedili vengono del tutto sostituiti, i maxischermi sono di ultima generazione, aumenta la sicurezza degli impianti, le panchine arretrano e i posti diminuiscono a 70.634. Vengono aggiunti anche punti ristoro e i servizi igienici vengono notevolmente migliorati.
Così facendo l’Olimpico torna nella categoria 4 (la massima, quella che una volta era nominata Elite) nella classificazione degli stadi UEFA.

Dal 1980 a oggi, l’Olimpico ospita annualmente il Golden Gala, dal 2013 chiamato Golden Gala Pietro Mennea: un evento internazionale di atletica leggera.

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