mercoledì 7 settembre 2022

#Metafisica: Il mostro dei mari

Sotto consiglio di un amico ci siamo convinti a guardare il film d’animazione: “Il mostro dei mari”, prodotto da Netflix Animation e Sony Picture Imageworks.

Il film è arrivato sulla piattaforma italiana l’8 luglio 2022 ed è diretto da Chris Williams, con musiche di Mark Mancina, la scenografia a cura di Matthias Lechner, il montaggio di Joyce Arrastia e troviamo come direttore artistico Jung Woonyoung.
Dobbiamo essere sinceri: non eravamo ricchi d’entusiasmo quando abbiamo visto la durata totale di due ore, ma ciò non ha influito minimamente sulla visione della pellicola. E sì, anche se non è un Disney, possiamo dire che ci siamo veramente commossi.

Attenzione: l’articolo contiene spoiler

Ci troviamo in un regno fantastico, chiamato Tre Ponti. La popolazione quasi idolatra i Cacciatori: navigatori il cui compito è quello di spingersi verso il mare aperto del Dregmorr per cacciare i mostri marini.
La nave più famosa è la Inevitabile, comandata dal Capitano Crow, assieme all’Ammiraglio Sarah Sharpe e Jacob Holland, futuro capitano.
Le avventure di questa nave sono narrate in tutti i libri leggendari, che per piccoli e grandi del regno, diventano veri e propri racconti storici. Tra questi piccoli “fan” troviamo anche Maisie Brumble, una bambina rimasta orfana da quando i suoi genitori persero la vita sulla Monarca, nave affondata qualche tempo prima a seguito di una caccia finita male. Maisie è del tutto ossessionata dalla caccia, così, a ritorno della Inevitabile nel regno, mentre ciurma e popolo festeggiano il nuovo trofeo portato a casa – un corno di un mostro – Maisie fa la conoscenza di Jacob: la bambina vuole unirsi all’equipaggio, anche se quest’ultimo la ignora canzonandola.

I Cacciatori, per proseguire il proprio lavoro, sono finanziati dal re e la regina, e quando li incontrano, invece di trovare i sovrani entusiasti del nuovo bottino, questi li criticano, perché pur avendo avuto la Furia Rossa – il mostro più temibile dei mari – davanti ai loro occhi, e quindi bersaglio facile, la Inevitabile ha deciso di aiutare un’altra nave di Cacciatori che stava in difficoltà, in rispetto del loro codice.
I sovrani sono delusi, annunciano così che finiranno di finanziare i Cacciatori, anche perché hanno costruito di loro tasca la Imperatore: una nave maestosa, totalmente armata e a cui capo c’è l’Ammiraglio Hornagold, fedele servitore dei sovrani. Crow sostiene che quella nave non è adatta alla caccia, e quando la situazione si fa tesa, è Jacob che interviene con un ultimatum: se la Inevitabile riuscirà a uccidere la Furia Rossa prima della Imperatore, allora i Cacciatori potranno continuare il proprio lavoro, altrimenti il Corpo di difesa sarà presto sciolto.

La trama si apre nel più classico dei modi: c’è un regno in pericolo, i protagonisti sono buoni, coraggiosi e simpatici, ma non riescono a sconfiggere il mostro più temibile. In un certo senso, per la prima parte di film, non pensiamo che il nemico sia il mostro, bensì l’altra nave. Empatizziamo da subito con l’equipaggio della Inevitabile, tanto che non vogliamo che perdano il lavoro per il quale sono così tanto glorificati e riconosciuti, come dei veri e propri personaggi famosi. Non facciamo per niente caso a un piccolo, ma enorme dettaglio, e sapete perché? Perché ne siamo del tutto sommersi nel nostro quotidiano, ma andiamo avanti...

Tornati in mare alla ricerca della Furia Rossa, Jacob scopre che Maisie si è intrufolata di nascosto e anche se la sua intenzione è quella di lasciarla al primo porto disponibile, il capitano Crow non vuole perdere tempo e acconsente che rimanga, purché non esca mai dalla stanza che divide con Sarah Sharpe, soprattutto quando la caccia avrà inizio. La bambina è d’accordo, ma diversi film d’animazione ci hanno insegnato che sarà lei a provocare un bel guaio. E infatti…

La Furia Rossa si avvicina, la Inevitabile comincia la sua caccia, ma la situazione si fa presto gravosa: la nave imprigiona il mostro, che nel cercare di liberarsi scaraventa il vascello da una parte all’altra, rischiando di farla affondare. A Crow sembra non interessare di morire: lui vuole che la Furia Rossa smetta di creare il terrore per il regno, anche a costo della sua vita e di tutte quelle dei presenti. Jacob, invece, implora di tagliare le funi e liberare la Furia Rossa: non ha poi così senso farla morire, se muoiono anche loro. Nel mentre sono intenti nella discussione, Maisie non ci pensa due volte e taglia le funi, liberando il mostro. Jacob e Maisie cadono in mare, ma quando si salvano grazie a una scialuppa, Crow sembra intenzionato a uccidere la bambina – e Jacob, che si mette in mezzo – complice della fuga della Furia Rossa. Mentre sta per premere il grilletto, il mostro riemerge, inghiottendo i due.

Piccola pausa: abbiamo notato come Crow, Jacob e Maisie siano il simbolo di tre differenti generazioni: la prima che esegue ciecamente gli ordini dall’alto, la seconda che è intenzionata a seguirli, ma con più dubbi e la terza, la più impulsiva, che vede quanto tutto non abbia senso e decide di cambiare rotta.

Possono essere diverse generazioni, ma anche le nostre differenti fasce d’età: Maisie siamo noi sul finire dell’adolescenza che ci affacciamo alla vita adulta, sappiamo quello che vogliamo fare, e se vediamo ostacoli creiamo nuove strade; Jacob siamo noi da adulti, quando abbiamo ottenuto ciò che volevamo ma ci siamo così affidati alla strada aperta dalla generazione passata che la diamo per unica e vera; Crow siamo noi verso l’età anziana, quando abbiamo dato letteralmente tutta la vita a una causa e “rosichiamo” tantissimo quando ci fanno notare che quella causa era sbagliata.

“Si può essere eroi, anche se si ha torto”

Jacob e Maisie vengono portati dalla Furia Rossa in un’isola abitata da tutti i mostri marini. Maisie comprende da subito che non sono cattivi e cerca di convincere Jacob, che al solito in questi casi, ci metterà un po’ di più per capirlo.
Rileggono insieme i libri dei Cacciatori, non riuscendo però a trovare come e perché è iniziata la guerra. A loro è sempre stato raccontato che centinaia di anni fa i mostri minacciavano le loro coste, eppure gli stessi mostri hanno salvato i due, li hanno aiutati a tornare verso la loro rotta, dando a loro anche il cibo quando è stato necessario. 
Quando imperversa un temporale, la Furia Rossa fa in modo che Jacob e Maisie rimangono dentro la sua narice e li salva, nuotando sul fondale marino. Lì vedono in fondo al mare relitti di navi, scheletri di uomini e di mostri. Quando si fa una guerra, una qualsiasi guerra, di armi o parole, chi è il vero vincitore? Ogni guerra a cosa porta?

Attraverso un lavoro di lettura e rilettura, di curiosità verso l’ignoto, Maisie nota che ogni libro riporta il simbolo della Corona, e che quindi il tutto è pura e mera propaganda. Ed eccolo lì, il dettaglio che non abbiamo compreso fin da subito: chi è il vero vincitore?
Dopo ogni guerra, dopo ogni discussione, c’è solo l’illusione che una parte abbia vinto. Il vero vincitore è sempre e solo chi ha mosso i fili del divide et impera, per il proprio personale vantaggio.

Secoli prima la Corona (il potere) ha dovuto creare un nemico (i mostri) per aumentare il proprio prestigio. Creando il problema, si genera il terrore nel popolo ed ecco che chi genera il problema ha presto la soluzione: i Cacciatori. Li descrive come eroi, persone coraggiose che difendono il popolo dal nemico. Con la prospettiva di un successo sociale e una coscienza morale intatta, perché si rischia la vita per un bene di tutti, fin da bambini si sogna di essere l’eroe del regno, colui che potrà mettere fine alla paura che aleggia quotidianamente.

Abbiamo dovuto mettere pausa e meditare un bel po’, perché nonostante lo studio della Storia, nonostante la passione per gli intrighi e le cospirazioni del passato e del presente, ci continua a sfuggire che ogni volta che il popolo è in preda alla paura, è tutto voluto da chi detiene il potere, per averne ancora di più.
La paura non dà libertà, in preda a questa emozione siamo prigionieri. Quante volte abbiamo detto di no a un’offerta di lavoro all’estero perché abbiamo avuto paura di abbandonare la nostra certezza? O quante volte non riusciamo a lasciare il nostro partner perché non lo amiamo più, ma abbiamo paura di rimanere soli e ricominciare tutto?

La paura rende schiavi senza che ce ne accorgiamo. I nemici non esistono, sono tutti creati per dividerci. Qualcuno non la pensa come noi, e allora? Che male può farci, in fin dei conti? I dibattiti urlati alla tv sono tutti studiati per fare in modo che urliamo anche tra di noi, che non ci ascoltiamo.

Un popolo che non ha paura è anche un popolo che non ha bisogno di stare sotto un potere.

Quando il tutto è svelato da Maisie e Jacob, il re e la regina non possono fare altro che scappare, lasciando il regno e i mostri nella più totale pace e tranquillità. Lo sappiamo, è “solo” un film d’animazione, ma rimane “solo” così se non guardiamo al suo grande insegnamento: ogni volta che abbiamo paura di qualcosa, siamo prigionieri di quel qualcosa. È dura ammetterlo, lo sappiamo bene, ma il risvolto positivo è che abbiamo sempre la chiave per liberarci.

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