mercoledì 28 settembre 2022

#Metafisica: Il linguaggio della Terra

Pochi mesi dopo aver iniziato il nostro cammino spirituale, Renato Zero ha pubblicato “Zerosettanta”, dove è contenuto il brano: “Il linguaggio della Terra” (2020). Ricordiamo ancora la prima volta che abbiamo ascoltato il brano, in maniera del tutto casuale, per quanto possa esistere davvero “il caso”: dovevamo metterci a scrivere e alla radio passò il brano. Solitamente abbiamo l’impulso di spegnere la musica, se passa qualcosa che non conosciamo e stiamo scrivendo, ma quel giorno abbiamo sentito il bisogno di fermarci e ascoltare attentamente.

Non vi neghiamo che ci siamo messe a piangere. Oggi vogliamo parlarvi del testo, ovviamente facendo riferimento a ciò che abbiamo appreso in questi due anni.

Per questa eterna bellezza che c’è e ci sarà da vedere
esiste un senso segreto che a noi non è dato sapere
è un meccanismo complesso di logiche in contraddizione
un susseguirsi di amore e violenza ed ancora di amore.

Fu chiaro da subito che ci saremmo dovuti addentrare nell’esoterismo di ogni verso. Che intere culture, dall’alba dei tempi, vogliano accedere al senso della vita non è un mistero, e neanche oggi abbiamo davvero rinunciato a tale impresa. Possiamo non credere ad alcuna religione, possiamo non credere ad alcun Dio, ma le domande: “Perché esiste l’Universo?”, “Cosa c’è oltre questo Universo?”, “Quanto è effettivamente grande?”, prima o poi passano per la testa di ognuno di noi, rimbombando per giorni interi.

Che siate tipi spirituali o ferventi devoti alla scienza, vi sarete certo accorti che tutto è in contraddizione con tutto, e che ciò che si sa oggi, potrebbe essere smentito tra dieci, venti o cento anni. Vi sarete anche accorti come un’idea possa generare amore, ma anche guerre. Come un pensiero possa unire ma anche dividere. “La storia è un cerchio che si ripete”, lo avrete sentito dire continuamente dagli insegnanti, e probabilmente, vivendo nella vita quotidiana, diventando attivisti politici o anche solo minimamente interessati a ciò che accade nel mondo, lo avrete anche davvero compreso, toccandolo quasi con mano.
Eppure, dietro a tutto ciò, anche se non potremo mai capirlo, esiste una logica. Pensiamo anche solo al fatto che ogni teoria sul nostro Universo è spiegata con una formula, nel linguaggio matematico.

E come in cielo così in terra
come l’istinto e la ragione
il verbo saggio del profeta
e il sangue caldo d’animale.
E come in pace così in guerra
è un equilibrio naturale
questo è il linguaggio della Terra
lungo la linea di confine

tra l’odio e l’amore
chissà cosa porta partire per poi ritornare?
Cos’è che ci spinge a dividere il bene dal male?
Forse queste parole
tutte queste parole
solamente parole.

È la classica legge dello yin e dello yang: qualsiasi cosa ha il suo opposto, e in qualsiasi cosa vive il suo opposto. Se lo yin è nero, non è mai del tutto nero, ma contiene anche il seme dello yang, in questo caso il bianco. Allo stesso modo una situazione negativa ha in sé il seme della situazione positiva, come la malattia ha in sé il seme della cura. È proprio studiando come si manifesta e forma la malattia, che si riesce a trovare la cura. Anche la costruzione di un rapporto, ha nel suo sé la distruzione, basta pensare a quante coppie, pur amandosi, non riescono a risanare vecchie ferite. È proprio per questo concetto che non crediamo minimamente alla netta distinzione tra materia e spiritualità, religione e scienza. Anzi, vediamo nel quotidiano quanto i due aspetti collaborino, anche più di quanto si creda…

Con tutto ciò, cos’è, davvero che ci spinge a dividere le situazioni in due fazioni distinte? Se tutto contiene tutto e se in fin dei conti il bene e il male non sono concetti così tanto distanti, cos’è che ce li fa vedere in modo chiaramente separato?

Le parole. La nostra cultura. Pensiamo ancora alle parti del mondo dove mangiare maiale è considerato un grave peccato, mentre in quelle dove non è niente di che. Ci sono anche culture dove si può mangiare qualsiasi animale, e in quelle dove si è praticamente vegetariani. Insomma, di quale mezzo a disposizione abusiamo così tanto da vedere distinzioni tra tutto ciò che ci circonda?

Ovvio, le parole. Non sono negative – nulla lo è del tutto, ricordate? – nulla lo è di per sé, tutto dipende da come noi le percepiamo, ma ci arriveremo dopo…

Tu sei durissima vita e bellissima da ricordare
hai gli occhi grandi del mio primo amore e il talento del mare
e sai insegnare le assenze, la calma, il perdono e la rabbia
la liturgia immacolata dei baci a saziare le labbra.

Questa strofa è tra le nostre preferite. Avete presente il detto: “Nessuno fa la fila per delle montagne russe piatte”? (Ne avevamo parlato meglio nell’articolo Watching the wheels) Ecco, così è la vita. Pensiamo a film come: “La moglie perfetta”, “Pleasantville” o “The Thruman Show”, dove la realtà sembra essere del tutto perfetta, e probabilmente lo è. Ma ci sarà sempre un protagonista che sentirà che quella non è la vera vita, che sta sprecando qualcosa, che c’è molto di più.

Ecco, così è la natura umana: per imparare la calma non dobbiamo averla, bensì dovremmo imparare a stare fermi nella tempesta. Per capire il perdono, dobbiamo odiare, arrabbiarci, dobbiamo sentirci delusi. Proprio come se vogliamo sentire di più il salato in bocca, dobbiamo mangiare prima qualcosa di dolce.

Parlando con molti anziani ci siamo accorti come le vite più vissute e amate siano state proprio quelle travagliate. Chi ha fatto tutto seguendo i binari, non andando mai oltre per paura o troppa prudenza (ricordiamo la frase di Battisti ne: “La collina dei ciliegi”: “Troppo spesso la saggezza è soltanto la prudenza più stagnante”.) ha vissuto una vita che non crede degna di essere raccontata. Ovviamente per noi così non è, ogni vissuto va celebrato, e in effetti la parola chiave è: “Non crede”. Noi per primi non crediamo che qualcosa di tranquillo valga la pena di essere condiviso o celebrato. Quante volte abbiamo detto: “Mah, non è niente di che?” E allora, pensiamo davvero che se crediamo che non valga la pena raccontare la tranquillità, la vogliamo?

Vedete, non serve scalare una montagna o diventare un manager di successo per poter ricordare una grande impresa, serve riconoscerla, serve sapere che tutto ciò che abbiamo fatto, è stato fatto andando oltre ai nostri limiti, seppur minimi. Quanti di voi hanno paura di parlare in pubblico, eppure lo fanno? O lo hanno fatto? Bene, celebratevi!

E come in cielo così in terra.
E prima il grano e dopo il pane
siamo l’inchiostro del poeta
e il sacrificio sull’altare.
E come in pace così in guerra
ed abbracciarsi e poi ferire
questo è il linguaggio della Terra
lungo la linea di confine

tra l’odio e l’amore
chissà cosa porta partire per poi ritornare?
Cos’è che ci spinge a dividere il bene dal male?
Forse queste parole
tutte queste parole
solamente parole…

Che sanno ferire, salvare, che sanno inventare
e noi con il naso all’insù
rimaniamo a guardare
tra la pace e il rancore
tra la gloria e l’errore
tra vergogna e stupore.

E come in cielo così in terra
è come vivere e morire
questo è il linguaggio della Terra
e non c’è niente da capire.

Perché il senso della vita è viverla. È seminare per poi raccogliere, è mettersi sotto la volontà di un qualcosa – che possa essere anche seguire i propri obiettivi –. Nessuno crede che sia facile, anzi, forse se vedete una cosa “facile” è il caso di lasciarla perdere.

Vivere la vita, viverla sul serio, lo sappiamo più che bene, non è per niente facile. È un continuo mettersi a nudo, lasciare la possibilità agli altri di ferirci, così come noi per primi feriremo qualcuno. Sappiate che uno dei mantra del team di 4Muses è: “Ci feriremo a vicenda, è inevitabile. L’importante è vederlo, dirlo, fare i passi indietro quando è necessario.

Avvicinarsi davvero a qualcuno o qualcosa, vuol dire scendere a patti col fatto che potremmo morire nel mentre. Proprio come Icaro e le sue ali di cera. Possiamo rimanere scottati, quindi? Non vi diremo di certo cosa fare, ma la Pandemia ci ha insegnato una lezione fondamentale: tutto potrebbe finire domani. Come vogliamo vivere oggi?

Una volta ci siamo sentiti dire che l’Universo ci manda messaggi di continuo, ma proprio come accade tra due innamorati, solo noi riusciamo a coglierne il senso. Ecco. In realtà ognuno ha la propria vita, la propria strada, il proprio volere e il senso di tutto lo troviamo solo dentro noi stessi.

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