mercoledì 5 aprile 2023

#Cinema&SerieTv: L'ultima notte di Amore - Recensione

Un lento volo d’uccello, una Milano silente e quasi dormiente. Respiri concitati e sguardo voyeuristico all’interno di una casa. Tutti si preparano per accogliere Franco Amore: un ispettore che dopo più di trent’anni di carriera ha optato per un pensionamento anticipato. Un uomo che ha fatto della propria integrità morale la propria via non sparando mai un colpo di pistola. Un gesto che potrebbe essere scambiato per una sua debolezza, ma che in realtà nasconde tutto l’amore che ha avuto per il proprio lavoro. Prima del pensionamento, però, la sua ultima notte: un’occasione nella quale fare la cosa sbagliata è decisamente fin troppo facile e cedere il passo alla propria integrità morale potrebbe costargli la vita.

Queste sono le premesse con cui veniamo introdotti all’interno del nuovo film di Andrea Di Stefano, arrivato nelle sale italiane il 9 marzo. Il regista si è reso noto per film come Escobar e The Informer – Tre secondi per sopravvivere, dimostrando di padroneggiare il genere thriller dandogli un ampio respiro internazionale.

Una pellicola interessante che riesce a far emergere quando necessario sia tornare al genere all’interno del nostro cinema. Un modo per poter far uscire Pierfrancesco Favino da quei ruoli che, nell’ultimo periodo, gli erano stati strettamente cuciti addosso. Siamo ben lontani da performance come quella di “Promises” o de “Il Colibrì” e torniamo a vederlo protagonista di un’avventura adrenalinica in cui la morale la fa da padrone.

Come sottolinea il titolo stesso: siamo davanti a un’unica grande notte. Quello che ci viene mostrato, anche attraverso i flashback, è una piccola ricostruzione dei fatti finalizzata a poter comprendere cosa realmente sia avvenuto nel corso della fine. Accettare un incarico, infatti, pesa sulla mente di Franco e anche quando la moglie lo mette un po’ alle strette si troverà faccia a faccia con le dirette conseguenze di tale scelta. Riuscire a farsi giustizia da solo, quando finora si era seguita tutt’altra etica, diviene complicato e gli interrogativi si affollano. Si perde, in questo modo, tutto, trasformando un semplice trasporto nell’ultimo giorno della propria vita.

Amore, in questo modo, assume un significato molteplice perché se da una parte è il cognome dello stesso protagonista, dall’altra diviene il simbolo di quell’integrità che vien perduta. Ci si sporca, dunque, le mani per un’ultima volta prima di decidere chi definitivamente si vuol essere.

Accanto a un fantastico Favino, troviamo anche una compagine che riesce a emergere e a non fargli semplicemente da spalla. Splendida la prova attoriale di Linda Caridi, interprete della moglie di Amore, che da ferma donna del sud si muove tra la criminalità famigliare e la rettitudine che il marito possiede. La sua caratterizzazione gioca benissimo con gli archetipi tipici del genere thriller: si muove tra la femmina e l’ancora di salvezza. Sarà lei, infatti, a sorreggere le sorti del marito spingendolo a non mollare e a non abbandonarla. Lei vedrà, con una punta di egoismo, l’opportunità che si prospetta davanti ai loro occhi, ma la sua freschezza e la sua innocenza fanno sì che possa essere anche la donna del focolare. Coraggiosa tanto quanto innocente, il suo volto si presta perfettamente per le azioni che il suo personaggio compie durante tutto l’arco narrativo.

Non mancano gli scivoloni all’interno della composizione narrativa, ma le attenzioni registiche li fanno passare in secondo piano. I deus ex-machina sono dietro l’angolo, tanto da rendere scontate alcune scelte compiute dei personaggi secondari. Ma in questa Milano cupa e concitata, nella quale la criminalità organizzata è sempre più internazionale è il ritmo narrativo a farla da padrone e a salvare baracca e burattini. Una pellicola che si connota anche di un tono di denuncia, per quegli stipendi troppo bassi per i rischi che si corrono sulle strade. Soldi che rendono ancor più facile l’accettazione di qualche lavoretto extra. Un bisogno, quello di sfamare la famiglia, che diviene padrone dell’agire umano e macchina le conseguenze delle scelte.

Quello di Andrea Di Stefano è un film che parla di umanità e della fragilità della stessa. Le ragioni che ci spingono ad agire e le motivazioni che nutriamo nel nostro animo. Un abisso nel quale i protagonisti sprofondano, ma dal quale possono riemergere solo dopo aver toccato il fondo. Così, una notte basta per cancellare tutta una vita.

2 commenti:

  1. Film bellissimo, recensione perfetta.

    Un’analisi attenta e profonda che coglie gli aspetti fondamentali di un film che va ben oltre il genere in cui è inserito per sollevare questioni morali ed etiche molto attuali che impongono riflessioni profonde su chi siamo e quali sono, realmente, i nostri valori.
    Complimenti, siete bravissim*! 😊

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    1. Grazie per il tuo commento, quando i messaggi riescono ad arrivare attraverso le recensioni sono ben felice!
      Trovare pellicole che ci spingono a riflettere sulla moralità e sui nostri valori non sono neanche facilissime da trovare, specie, all'interno del nostro panorama cinematografico odierno!

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