giovedì 20 aprile 2023

#Cinema&SerieTv: November - Recensione

Nel
2015 la Francia è stata scossa da diversi episodi terroristici: da quello alla sede di Charlie Hebdo, a quello del Bataclan. Eventi che hanno percosso profondamente l’Europa e hanno segnato una sorta di 2001 per la nostra parte di mondo. La sera del 13 Novembre hanno perso la vita novanta persone e il fatto è stato annoverato come il più sanguinolento in territorio francese dopo gli atti della Seconda Guerra Mondiale. Mentre gli attacchi erano in corso, l’allora presidente francese François Hollande, aveva dichiarato lo stato d’emergenza bloccando temporaneamente tutti i confini, così che i servizi francesi potessero riuscire a individuare i responsabili nel più breve tempo possibile.

Questi eventi hanno dato vita al film November, nelle sale italiane dal 20 aprile: una pellicola che condensa in soli cinque giorni tutte le indagini e le scoperte che sono avvenute in cinque anni. Il nemico era da rintracciare tra le schiere degli associati all’ISIS che volevano colpire il cuore degli infedeli in nome del profeta Maometto.

Il film, dunque, cerca di mostrare il corso delle indagini trattando i principali punti che hanno portato alla scoperta dei maggiori responsabili. Punto interessante è, sicuramente, l’attenzione che è stata data a Sonia. Nonostante le libertà nella scrittura della pellicola, si è voluto dare molto risalto alla testimone che ha permesso la cattura di Salah Abdeslam. Al contrario di quanto viene mostrato nel racconto scenico, il terrorista è stato catturato all’interno del suo appartamento il 18 marzo del 2016 ed è stato condannato a vent’anni di carcere il 23 aprile 2018. Successivamente, nel 2022, è stato condannato all’ergastolo.

Tante sono, dunque, le libertà che November si prende sul reale svolgimento dei fatti. Liberamente tratto dagli esiti dell’attentato, il film cerca di far luce sulla durezza del lavoro svolto dalle forze dell’ordine del paese. L’attentato, dunque, diviene mera merce di intrattenimento per la costruzione di una narrazione finalizzata alla caccia all’uomo. Lento nel corso della prima parte, così come lente erano state le indagini; più rapido da metà racconto in poi. Frenetico nel cercare di far mettere da parte l’emotività degli individui coinvolti, ma sottile nel rappresentare la freddezza necessaria per poter riuscire ad agire.

Le indagini per una evento simile sono quanto mai la cosa più delicata da dover fare. Serve freddezza e lucidità, elementi non facili da trovare quando si perdono le ore di sonno. Riuscire a condensare anni di analisi e di intercettazioni in una pellicola che porta in scena solo cinque giorni non è compito facile. L’arco narrativo ha necessità della sua chiusura e dei suoi tempi, non sempre riuscitissimi in questo caso. Si poteva spingere un po’ di più sull’emotività dei personaggi senza farli divenire delle mere macchine d’assalto. È come se gli mancasse un’anima e ciò crea una sorta di barriera tra lo spettatore e il suo pubblico.

La storia è di per sé interessante. Cogliere gli aspetti di una catarsi così complicata non è di certo facile, ma forse ci si è spinti un po’ troppo con l’idea che vi è alla base. November, così, si mostra come una frenetica macchina che poco tiene conto di quanto impattante siano stati gli eventi terroristici. Non vi è alcuna differenza con film appartenente allo stesso genere, quando sarebbe potuto essere più interessante riuscire a cogliere l’emotiva e la fatica dei suoi protagonisti.

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