mercoledì 15 giugno 2022

#TheBeatles: Glass Onion

Vi spieghiamo come è andata: Silvia ha finito di scrivere l’articolo su “I am the Walrus”, ha iniziato a mandare audio a Frè dicendole quanto sia bello e affascinante che anche non volendo i Beatles siano riusciti a scrivere sempre canzoni pregne di significato, e poi ha tirato fuori una delle sue canzoni preferite non solo del White Album, ma della band in generale: Glass Onion.

Hanno iniziato a parlare del fatto che come succede sempre con le canzoni dei quattro di Liverpool si possono dare varie interpretazioni al brano (ormai facciamo sempre l’esempio di “A Day In The Life” di cui sia Silvia che Frè hanno fatto un articolo) e poi, mannaggia a lei, Frè se n’è uscita con la frase d’ordine, che è: “Ma ci hai fatto caso a quanto è McLennon questa canzone?”.
La cosa divertente è che lei lì per lì si è focalizzata solo su una strofa – quella in cui John menziona apertamente Paul –, ma secondo noi non si è resa conto subito nemmeno lei di quanto è McLennon questa canzone.

Ah, sì, sottolineiamo che se non ci siamo mai minimamente sentite in colpa a fare questi articoli, in questo Pride Month ci sentiamo ancora meno in colpa.

Siamo partite a bomba, ma come si dice a Roma: a sta botta ce sta, capirete il perché tra pochissimo.
Non si sa con precisione l’anno di scrittura della canzone, visti i riferimenti e le interviste postume di Lennon si pensa sia stata scritta tra il ’67 e il ’68, ma fu registrata l’11 Settembre 1968 e inserita nel White Album rilasciato nello stesso anno.
Scritta in toni sarcastici e sprezzanti esclusivamente da John Lennon ma accreditata al duo Lennon/McCartney (ma dai?), similmente a “I am The Walrus”, “Glass Onion” viene scritta da Lennon come attacco a tutti quei fan che si ostinavano a voler vedere significati nascosti dietro i testi di ogni canzone.

Niente di strano in questa versione data in realtà, è la stessa che aveva dato inizialmente anche Silvia ed è lo stesso motivo per cui anche adesso vede questa canzone così geniale, davvero, ma se Frè le manda certi messaggi e poi legge certe interviste di John stesso in cui dichiara di aver scritto certo la canzone per quei motivi, ma mettendoci comunque Paul in mezzo di proposito, capite bene che va un po' tutto all’aria, mannaggia.

“I told you about the walrus and me, man
you know that we’re as close as can be, man
well here's another clue for you all
the walrus was Paul
standing on the cast iron shore, yeah
Lady Madonna trying to make ends meet, yeah
looking through a glass onion
(Ti ho detto di me e del tricheco, amico
sai che non possiamo essere più vicini di così, amico
beh ecco un altro indizio per voi tutti
il tricheco era Paul
in piedi sulla spiaggia di ghisa, sì
Lady Madonna che cerca di sbarcare il lunario, sì
guardando attraverso una cipolla di vetro)”

Questi sono dei versi che si spiegano da soli.
Prima o poi qualcuno ci manderà generosamente a quel paese e ci griderà in faccia di non scrivere articoli su queste canzoni se queste sono auto esplicative, e avete ovviamente tutto il diritto di farlo, ma spesso e volentieri parliamo con voi lettori come parliamo con i nostri amici e quindi vi sorbite anche il fatto che molto spesso vogliamo anche fare semplicemente le fangirl.

Beato a chi lo capisce diciamo nella Capitale, ed è proprio il caso di John. Nella sua ultima e leggendaria intervista del 1980 a Playboy dichiarò che scrisse tutta la canzone, in particolare la strofa sul tricheco, per un senso di colpa che provava in quel periodo nei confronti del suo amico e collega.
Questa canzone voleva essere il suo saluto d’addio a Macca, e lo abbiamo anche scritto nell’articolo di “Blackbird”, ma in quel periodo i due non erano affatto più vicini che mai, anzi, semmai erano più lontani che mai. Nel loro rapporto si era aperta una crepa che non si sarebbe mai più richiusa veramente, e quella crepa che piaccia o no ammetterlo aveva un nome e un cognome: Yoko Ono.
Lo disse lui stesso, ma lo vedremo meglio più avanti.

«Well, that was a joke. The line was put in partly because I was feeling guilty because I was with Yoko and I was leaving Paul. I was trying - I don’t know. It’s a very perverse way of saying to Paul, you know, “here, have this crumb, this illusion - this stroke, because I’m leaving”.
(Beh quello era uno scherzo. La frase era stata messa lì in parte perché mi sentivo in colpa perché ero con Yoko e stavo lasciando Paul. Stavo provando - non lo so. È un modo molto perverso di dire a Paul, sai, “Ecco, prenditi questa briciola, questa illusione - questa carezza, perché me ne vado”»

Lady Madonna” è l’altro riferimento a Paul, e anche qui il nostro caro Johnny non ci è andato leggero.
La canzone scritta nel 1968 e pubblicata come singolo, recita molto semplicemente “wonder how you manage to make ends meet” (trad “mi chiedo come fai a sbarcare il lunario”).

“I told you about the fool on the hill
I tell you man, he’s living there still
well here's another place you can be
listen to me
fixing a hole in the ocean
tryin’ to make a dovetail joint, yeah
looking through a glass onion
(Ti ho parlato del pazzo sulla collina
te lo dico amico, ancora vive lì
beh c’è un altro posto in cui puoi stare
ascoltami
riparando un buco nell’oceano
cercando di fare un incastro a coda di rondine, sì
guardando attraverso una cipolla di vetro)”

Questa è la parte di cui Silvia e Frè si sono accorte dopo ma è ancora più sgravata della prima (oggi con il dialetto romano dovete scusarci).

Un po’ come accade per “Lady Madonna”, anche “The Fool on The Hill” è stata scritta e cantata da McCartney, senza contare che nel film “Magical Mystery Tour” è proprio lui stesso a impersonificare il pazzo sulla collina. È possibile vederlo nell’incompleto video musicale della canzone.
Metaforicamente Magical Mystery Tour era è l’ultimo senza Yoko, l’ultimo in cui i due sono stati veramente uniti, l’ultimo in cui hanno lavorato veramente insieme: per questo il pazzo sulla collina, che è conosciuto da tutti per essere una persona incredibilmente nostalgica (se non si fosse capito dal fatto che a distanza di cinquantatré anni ancora scrive canzoni dedicate a Lennon) vive ancora lì, per questo si rifiuta di lasciare quel posto.
Lo vediamo anche nella docu-serie “Get Back” (di seguito potete leggere gli articoli sulla prima, la seconda e la terza parte), che non vuole proprio lasciare andare e che fa finta di niente finché la cruda verità non gli viene sbattuta in faccia, ne abbiamo la conferma quando guardando le sue interviste parla del suo ottimismo cronico e quando ci racconta della sua depressione post-Beatles: il pazzo sulla collina è proprio Paul.

“I’m fixing a hole where the rain gets in
(Sto riparando un buco dove entra la pioggia)”

La frase “fixing a hole in the ocean” fa ridere. Tanto, tanto, tanto ma tanto ridere.
Torniamo alla crepa che si era creata tra i due amici e alla conferma che John stesso dà al fatto che Yoko fosse, se non una sorta di chiodo schiaccia chiodo, un modo per distrarsi e cercare altrove quello che per chissà quale motivo evidentemente credeva di non poter più vedere in Macca.
In realtà, pensandoci bene, anche il versetto della canzone di riferimento è simpatico di per sé, e questo per il riferimento all’acqua, che poi è un riferimento a Yoko.
No regà, non stiamo dando di matto, “Yoko” significa “figlia dell’oceano”. È saputo e risaputo.
John ci ha scritto “Julia”, ripetendo in continuazione “Ocean child calls me” e successivamente confermando numerose volte il riferimento alla fidanzata, quindi vi assicuriamo che se pensiamo al fatto che Paul (che odiava Yoko) abbia voluto tirare una frecciatina con la frase “sto riparando un buco dove entra la pioggia” non stiamo sparando a zero, a maggior ragione se a distanza di pochi mesi quel burlone di John ha deciso di scrivere la canzone nonsense più McLennon mai scritta, buttandoci dentro anche una frase come “Riparando un buco nell’oceano”.
Passi il fatto che se letta e ascoltata superficialmente può non avere molto senso logico, non bisogna essere Sherlock Holmes per saper fare 2+2.

Chissà se qualcuno ha mai detto a Lennon che chiodo non schiaccerà mai chiodo.

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