mercoledì 7 ottobre 2020

#Libri: Siete persone cattive - Storie comiche di mostri italiani

Siete persone cattive. Storie comiche di mostri italiani
Copertina del libro
Che lo abbiate conosciuto grazie al web, alla televisione, alla radio o grazie ai suoi spettacoli di "Stand up comedy", noi di 4Muses crediamo sia piuttosto improbabile che voi non conosciate Edoardo Ferrario, quantomeno di nome.

"Siete persone cattive. Storie comiche di mostri italiani" è uno di quei libri che nel suo linguaggio così schietto e diretto ti lascia quasi spiazzato, così come ti lasciano spiazzati i suoi personaggi.
Non te li aspetti, forse proprio perché tutti li conosciamo e li incontriamo nella nostra vita quotidiana, ma non ce ne accorgiamo finché non li ritroviamo da qualche parte, e questo libro ce li sbatte davanti uno dopo l'altro quasi senza pietà.
Oppure rimaniamo così spiazzati semplicemente perché ci rendiamo veramente conto di essere come loro.

"Edoardo Ferrario dipinge la realtà che incrociamo tutti i giorni andando al lavoro, uscendo per un aperitivo o anche solo camminando per strada, ma di cui spesso non ci rendiamo conto semplicemente perché ci siamo dentro fino al collo."
Dieci personaggi, tutti con vite diverse e con storie diverse.
Il libro ha l'intento di lasciare il lettore con l'amaro in bocca e con un senso di vuoto dentro, e ci riesce molto bene. Vi accorgerete però, di alcune reazioni involontarie contrastanti che avrete alla fine di ogni racconto: a volte vi ritroverete a sorridere non capendo il motivo, altre volte vi renderete conto di star addirittura ridendo, mentre altre volte invece insieme all'amarezza arriveranno anche una sconcertante sensazione di tranquillità e di familiarità a determinate situazioni e personaggi.
Nel momento in cui vi sentirete un po' più vicini a un personaggio, avrete un po' paura.
Vi renderete conto di essere uno dei mostri raccontati nel libro.
 
A me la sensazione di familiarità è arrivata quasi subito, precisamente al terzo personaggio: Franco Taralloni.
In Franco Taralloni, con la sua Anzio, il suo amico di una vita, i loro dialoghi e le situazioni che ci vengono descritte ho rivisto come copiati e incollati tantissimi dei miei conoscenti, amici e familiari. Ho rivisto la me di adesso, ventenne e innamorata della mia Anzio, con "G.", la mia migliore amica di una vita, e con le stesse situazioni che si ripetono da più o meno undici anni.
A metà racconto ho chiuso il libro, in completo stato di negazione: davanti alla paura, l'essere umano ha l'impulso di scappare.
Poi ovviamente il libro l'ho ripreso in mano, dopo quasi due settimane. Effettivamente, mi sono detta, scappare dalle cose non serve proprio a un bel niente.

"Franco e Marcello si erano conosciuti una quarantina di anni prima sugli scogli della spiaggia di Anzio. Si trovarono subito molto simpatici e decisero che sarebbero stati amici. A vederli oggi, seduti seduti sulla minuscola barca di Franco, si direbbe che abbiano mantenuto la promessa e nessuno indovinerebbe le strade diverse che hanno preso le loro vite."

È da questa frase che la sensazione di disagio ha iniziato a farsi sentire, ed è da questa frase che ho iniziato a chiedermi: "E se un domani anche io, così come le tante persone che conosco, dovessi iniziare ad essere come lui? E se già un po' lo fossi?", ovviamente mi sono data una risposta ben precisa e sono andata avanti.
Dopotutto l'ha detto anche lo stesso Edoardo Ferrario alla presentazione del libro: "Quelli del libro sono quasi tutti personaggi cattivi in un modo o nell'altro, tranne forse l'ultimo, Fabrizio Pappagallo. O forse i cattivi siete voi se li giudicate".



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