sabato 10 ottobre 2020

#SullaStrada: Spiriti napoletani

 

Noi di 4Muses abbiamo deciso di dedicare il mese di ottobre alle leggende e al folclore nostrano. Il mese di Halloween, soprattutto nel Nord Europa e nel Nord America, è fortemente sentito e in molti dedicano questo periodo a incantare i piccoli con racconti tradizionali. La nostra cultura sembra voler dimenticare le sue radici e non siamo abbastanza informati sui vari miti o storie di spiriti che popolano il Bel Paese.

Dall’apertura di questo blog vi abbiamo parlato di numerose storie di spiriti romani. Ora vogliamo allargare i nostri e i vostri orizzonti, riscoprendo spiriti di altre città.

Ci troviamo a Napoli dove, secondo la tradizione, le case nascondono due tipi di spettri: uno benevolo (la bella ‘mbriana) e l’altro (munaciello) a volte dispettoso.

“Dint’ ‘o scuro e chi me vede/si sapisse che può da matina e sera/t’aggio visto crescere e canta’/t’aggio visto ridere e pazzià”-Pino Daniele.

La bella ‘mbriana si occupa della serenità domestica. Viene spesso invocata, soprattutto quando ci sono dei problemi da risolvere. È lei che aiuta gli abitanti della casa in ogni loro incertezza. Anticamente veniva preparato un pasto in più proprio in suo onore.

Attenzione però a non farla arrabbiare: potrebbe far accadere la morte di un parente. Ecco perché la casa deve sempre essere pulita e in ordine. E quando si pensa a un trasloco, o a una possibile ristrutturazione, bisogna parlarne sempre fuori casa, per non subire la sua ira. Da qui il detto: “casa accunciata, morte apparicchiata”.

Può prendere la forma di un geco o di una farfalla. A volte si può manifestare anche sotto forma di vento, quando le tende si muovono da sole anche in una giornata assolata e priva di brezze.

Sono tanti gli artisti che le hanno dedicato opere. La possiamo trovare nelle opere di Giambattista Basile, Giuseppe Pitrè, Carlo Tito DalbonoPino Daniele le ha dedicato addirittura un album: “Bella ‘mbriana”, pubblicato nel 1982 dalla EMI. Dove la traccia numero tre è interamente destinata a questo spirito.

“’O munaciello: a chi arricchisce e a chi appezzentisce”.

 


Anche il munaciello – chiamato così perché le sue sembianze ricordano quelle di un piccolo monaco - vive nelle case napoletane, assieme alla bella ‘mbriana. Ma lui predilige le case antiche dei vicoli del centro storico di Napoli, o quelle vicine a Chiese e Monasteri. Può manifestarsi in modo simpatico e cordiale, lasciando monete o soldi nascosti per la casa; in modo scherzoso facendo burle innocue che possono trasformarsi in numeri da giocare al lotto; in modo antipatico nascondendo oggetti importanti, rompendo stoviglie o sbuffando nelle orecchie delle persone che dormono.

Qualsiasi sia la sua manifestazione, è importante non rivelare a nessuno la presenza del munaciello nella propria casa, o la persona potrebbe avere sventure e disgrazie. La cosa più giusta da fare è lasciare del cibo per lui, che potrebbe successivamente tramutare in oro. Attenzione però a non vantarsi mai di tale trasformazione, o il dono verrà ripreso.

È una creatura che vuole aiutare le persone e si palesa nella sua forma di bambino deforme, sempre a chi sa non parlerà mai. Un altro detto napoletano recita: “forse avrà il munaciello in casa” quando qualcuno ha una fortuna improvvisa.

Anche il Munaciello è citato in molte opere letterarie o teatrali. “Nu munaciello dint’a casa ‘e Pullecenella” (1901) di Antonio Petito tra tutte. In “Questi fantasmi!” (1946) di Eduardo De Filippo, il protagonista scambia l’amante della moglie proprio per il munaciello. La canzone “’O Munaciello” (1891) di Roberto Bracco descrive molto bene le caratteristiche del piccolo spirito.  

Amici napoletani, sentite mai la presenza di questi spiriti in casa? Fatecelo sapere, con discrezione, soprattutto se si tratta del munaciello!

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