lunedì 15 agosto 2022

#Cinema&SerieTv: Bullet Train - Recensione in anteprima

Che Bullet Train sia stato diretto da David Leitch si vede e non poco. Il regista di Johnn Wick e di Deadpool rimescola le carte del genere action per una pellicola dinamica e divertente con protagonista uno spossato e sfortunato Brad Pitt. Il film arriva in sala il 25 agosto e noi di 4Muses vi consigliamo di acquistare il biglietto per essere in sala il giorno dell’uscita.

Spiegare un film action è la maggior parte delle volte riduttivo e controproducente e la trama di Bullet Train rende tutto ancor più complicato. Sulla carta, infatti, questa sembra una banalissima pellicola nella quale i protagonisti cercando di accaparrarsi una valigetta e il suo contenuto, ma la realtà è ben altra: si gioca con il destino e il controllo su di esso. Cercheremo di fare meno spoiler possibile, ma se siete suscettibili tornate a leggere questo articolo dopo aver visto il film al cinema.

Iniziamo subito col conoscere il nostro protagonista: Ladybug, la nostra coccinella così soprannominata dalla voce al telefono che lo guida nelle azioni. La sua missione è quella di rubare una valigetta argentata con un adesivo sul manico, non ne conosce né il contenuto e né i proprietari, ma fin dai primi istanti in cui entra in azione possiamo comprendere il perché del suo soprannome. La coccinella, animale fortunato per antonomasia, guiderà le sue mosse per tutto il treno; nelle sue scene si alterneranno colpi di fortuna e lampi di intuizione, elementi che gli permetteranno di arrivare al termine della corsa del treno sul quale sta viaggiando.

La strada da Tokyo a Kyoto, però, è pregna di imprevisti e i “proprietari” di quella valigetta non sono di certo i primi sprovveduti, al contrario Lemon (Brian Tyree Henry) e Tangerine (Aaron Taylor-Johnson) sono due noti assassini e si trovano su quello stesso treno per cercare di portare al termine la missione che ha affidato loro il temutissimo Morte Bianca (Michael Shannon), un uomo che si è fatto strada all’interno di una delle più potenti famiglie delle malavita giapponese per poi tradirne la fiducia e prenderne il potere.

Come, però, stavamo dicendo, che il film sia diretto da David Leitch è ben chiaro. La pellicola, oltre a ricordare in un certo qual modo una struttura narrativa quasi tarantiniana, ripercorre un po’ quelli che sono i temi principali del cinema di Leitch. Il sapore e la comicità alla Deadpool sono ben presenti: l’ilarità è costruita non solo sulle stesse scene d’azione, ma soprattutto sugli eventi paradossali che colpiscono i nostri protagonisti. Gli assassini presenti sul treno sono, in un certo qual senso, governati dalla fortuna e dalla sfortuna e i legami che li porteranno a essere tutti quanti sullo stesso treno costituiscono l’elemento portante per lo svolgimento della storia.

L’azione lascia dunque il posto alle risate, le battute e i moventi dei personaggi si intrecciano in un mix adrenalinico che riesce a fondere bene le tipicità del cinema americano a quelle del cinema giapponese. Il tutto viene reso ancor più epico dalle scelte compiute all’interno del cast. Bullet Train si compone di volti noti e cari agli amanti del cinema di azione. Da Bratt Pitt a Hiroyuki Sanada appare fin da subito evidente dove questo film voglia andare a parare. Inoltre, le digressioni e i flashback inseriti nella narrazione riescono a spiegare e a divertire lo spettatore cercando di colmare le nozioni e le informazioni che altrimenti non potrebbe avere. Il tutto è, difatti, intrecciato esattamente come è il destino che si vuol cercare di controllare a causa delle voglie vendicative. Ma il destino non lo si può controllare e si finisce sempre con l’avere l’illusione che le cose possano andare come vogliamo noi, la realtà è che ci sono sempre e comunque delle variabili che non si sono considerate.

Bullet train funziona perché divertente e intrattiene. Ne sconsigliamo la visione agli emofobici perché come in ogni film giappo-americano che si rispetti l’uso delle pistole e delle spade crea delle fontanelle umane niente male.

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