giovedì 4 agosto 2022

#Racconti: Flusso

È un fresco pomeriggio intiepidito dal sole, una giornata come tante altre in un borgo rurale attempato. Sdraiati vicini in un vasto prato, Cecilia e Giulio conversano, rapiti dai reciproci pensieri.
 

Cecilia: “Guarda le nuvole, penso siano più di quello che sembrano.”

Giulio: “Affascinanti. Seguono lo stesso principio dell’arte astratta, dunque puoi vederci di tutto.”

Cecilia: “A me piace credere che siano dei messaggi mandati dai defunti o dall’universo.”

Giulio: “E che cosa ci staranno dicendo in questo momento?”

Cecilia: “Purtroppo ancora non le capisco, il loro codice è troppo complicato.”

Giulio: “Forse per decifrarle nell’insieme dobbiamo prima considerare le figure che rappresentano.”

Cecilia: “Tu quali figure vedi?”

Giulio: “Osserva quella che sembra sollevarsi dall’orizzonte. Ha la forma di un albero alato.”

Cecilia: “Un albero alato? Non ne ho mai visto uno. Ora che ci penso, non ne ho neanche mai immaginato uno.”

Giulio: “Effettivamente, perché mai un albero dovrebbe avere le ali?”

Cecilia: “Tutto sommato, perché non dovrebbe?”

Giulio: “Mi stanno venendo in mente molte ragioni per cui non dovrebbe, ma sento che ora è meglio lasciarle da parte.”

Cecilia: “Bravo, lasciale da parte. Per interpretare le nuvole è necessario abbandonare i limiti di ciò che riteniamo possibile.”

Giulio: “Considerando quella forma plausibile, qual è il suo messaggio?”

Cecilia: “Un albero alato mi fa pensare alla conciliazione di mondi lontani. Ed è come se questi mondi non fossero mai stati separati.”

Giulio: “Il concetto di separazione è fittizio, gli opposti coincidono più spesso di quanto ci possa sembrare.”

Cecilia: “D’altronde la separazione è prima un limite simbolico, successivamente diviene atto.”

Giulio: “Senti l’erba di questo prato. Senti l’aria leggermente scaldata dal pomeriggio. Senti quel sottile cinguettio provenire in lontananza. Possiamo davvero considerarci isolati rispetto a quello che succede intorno? Davvero tutto questo sta accadendo fuori di noi? E se stesse accadendo dentro noi?”

Cecilia: “Sento tutto così vicino, come se facesse parte di me…”

Giulio: “Noi siamo nell’insieme e l’insieme è dentro noi.”

Cecilia: “Il solo pensiero di ciò mi trasmette una profonda armonia. Senza limiti e senza barriere, sento la leggerezza dell’esistere.”

Giulio: “Sto sentendo le stesse cose e sono lieto di sentirle con te.”

Cecilia: “Se senti le stesse cose che sento io, allora stringimi la mano.”

Giulio: “E tu non rifuggire lo sguardo altrove, guardami negli occhi.”

Entrambi si avvolgono in un abbraccio, ammirando i reciproci lineamenti. Avvicinano lentamente i loro volti, cercando timidamente l’uno le labbra dell’altra, per poi abbandonarsi in un bacio sereno. Il respiro sembra farsi uno, così come i battiti del cuore sembrano sincronizzarsi. In un momento, un legame profondo nutre la loro letizia, mentre trascina via ogni affanno.

Cecilia: “Forse le nuvole volevamo dirci che non c’è bisogno di cercare qualcosa nel cielo, basta guardarci accanto.”

Giulio: “Forse. O forse no. Che importa, io sono contento così.”

Cecilia: “Anche io. Tanto.”



[Info]
Il racconto è stato scritto da Gianluca Boncaldo!
Se siete interessati a conoscerlo, ci lasciamo i suoi contatti: Facebook e Wordpress.

 

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