venerdì 19 agosto 2022

#Racconti: La ragazza di tempera

Un istante, un soffio, una parentesi di una vita scomparsa. Non ricordava più nulla, non sapeva né da dove venisse e né perché si trovasse lì. Non sapeva che giorno fosse, l'unica cosa che ricordava era il suo nome "Luna". Con grazia ella si alzò da terra e iniziò a camminare, portando con altrettanta eleganza quell'abito sfarzoso che indossava. Capì subito che si ritrovava in una via importante di una grande città.

Nonostante la strada fosse colma di passanti, nessuno di essi prestava caso a lei, ogni tanto qualche persona le rivolgeva un sorriso distratto, osservandola per un breve istante. Ma dopo che le porgevano un cenno con la testa, proseguivano il loro cammino. Nonostante portasse un abito distinto, neanche quando entrava nei negozi suscitava scalpore. Provava a interrogare le persone intorno, ma nessuna di esse sembrava potesse realmente sentirla.

Decise di entrare nel luogo che più richiamava la sua attenzione: una mostra di dipinti. Era piena di quadri influenzati da correnti artistiche differenti. Rapita, iniziò a guardarsi intorno e si sentì come se fosse a casa sua. Un quadro sembrò stupirla più di tutti gli altri, quello in cui in primo piano vi era raffigurata una ragazza che teneva un gatto nero tra le braccia, mentre sullo sfondo, lembi di terra squadravano le isole che si trovavano oltre il mare. Capì subito che stava per avere delle risposte, quella ragazza ritratta era identica a lei: portava pure lo stesso abito.
"Luna!", sentì gridare. Si girò e vide un uomo dalla barba incolta che indossava un basco, dunque capì subito che chi l'aveva riconosciuta era un artista. "Pensavo fossi morta", disse l'artista con voce gioiosa con una punta di incredulità. Spiegò che mentre soffriva per il lutto dipinse quel quadro. Ella d'un tratto capì tutto, ma l'artista rimase confuso. Luna lo strinse in un abbraccio e gli sussurrò: "Continua a dipingere, continua a dare vita alle tue emozioni e a cristallizzare i tuoi ricordi. Perché i ricordi, come le vite, hanno un inizio e una fine... e ora, è arrivato il mio momento di andare...".

Luna iniziò a dissolversi, mostrandosi sempre più incorporea e trasparente. L'artista in lacrime supplicava "Non andartene di nuovo, non un'altra volta, ti prego". Ma prima di sublimarsi completamente, come risposta alle sue suppliche, Luna gli sorrise con uno sguardo rassicurante.

L'uomo asciugò le lacrime e riguardando il suo quadro ebbe un senso di profonda pace. Passarono i mesi e il pittore ancora non capiva cosa fosse accaduto quella sera, se avesse visto realmente il fantasma di Luna o se non fosse che un riflesso della sua arte. Tuttavia i dubbi non gli impedirono di seguire il consiglio che ricevette quel giorno, continuò a dipingere ancora. I giorni che seguirono si mise all'opera, e dopo aver steso i colori con passione, guardò soddisfatto il dipinto che aveva appena ultimato. Veniva rappresentata la scena che visse quella sera: nello sfondo, sulla parete vi era appeso il quadro che portò alla mostra, in primo piano invece un suo autoritratto, dipinto con colori caldi e marcati, mentre abbracciava lei, raffigurata con colori freddi che trasparivano.

Un istante, un soffio, una parentesi di una vita scomparsa.

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