venerdì 6 gennaio 2023

#Mitologia: Thor

La mitologia è da sempre spunto di riflessione e di riletture, una fonte di ispirazione dalla quale sono nate tantissime altre storie. La Marvel, per esempio, ha tratto dalla mitologia norrena uno dei suoi personaggi di maggior successo: Thor, il Dio del tuono, divenuto soggetto di più e più riprese. Persino noi abbiamo voluto giocare con una sua reinterpretazione, cercando di intercalarlo in diversi parallelismi (E luce fu).
Nelle serie tv sui vichinghi vengono mostrati i rituali che accompagnavano i diversi miti e i vari credi, a uno su tutti troneggia sugli altri. Thor protegge i guerrieri, lo si prega prima di scendere sul campo da battaglia, prima di avere le porte del Valhalla aperte.

Ma quali sono le origini di questo mito?

Il più amato tra le divinità germaniche è la personificazione del fulmine, del folgore e della tempesta. Per la sua importanza, fu spesso messo in contrapposizione al “Cristo bianco”, ma anche a Giove. Quando passa con il suo carro nel cielo, trainato da due capre, scatena fulmini e tuoni. Rappresenta teologicamente il dio che possiede il Mjöllnir (equivalente al Vajra vedico-tibetano). Il suo martello è stato creato dai nani e ha una funzione prettamente consacratrice: trasmette l’energia divina contro i suoi nemici tanto che, secondo le leggende, lo usò per sconfiggere il gigante che voleva Freyja. Per poterlo impugnare, ha bisogno di particolari guanti di ferro. Inoltre il martello ha il potere di consacrare le unioni. Ha anche una cintura che aumenta la sua potenza divina. Il simbolo magico del suo martello è la croce uncinata.

Secondo la mitologia è figlio di Odino, padre degli dèi, e di Jǫrð; appartenendo alla stirpe divina degli Aesir. Dimora ad Ásgarðr, nel regno di Þrúðvangar e più precisamente nella sala detta Bilskirnir, dove vi dimora anche sua moglie Sif, dea delle messi, del grano, del raccolto e della terra. Con lei ebbe Thrùd (una valchiria) e Modi, che insieme alla sorella incarna perfettamente le caratteristiche del padre, perché la prima rappresenta il coraggio, mentre il secondo la potenza. Fu anche il patrigno di Ullr, per lo più descritto come figlio solamente di Sif. Con la gigantessa Járnsaxa ebbe Magni, che insieme al fratellastro Modi riuscirà a sopravvivere al Ragnarock (l'apocalisse norrena).
Poco si conosce di Sif, se non che abbia i capelli d'oro come il grano, fabbricati per lei dai nani dopo che Loki le aveva tagliato la chioma originaria. Al contrario di quanto si pensi, a causa dell’immaginario Marvel, Thor e Loki erano nemici. Fu proprio il dio del tuono a suggerire il suo imprigionamento, nonostante avessero compiuto diversi viaggi in amichevole compagnia. Dalle loro avventure traspare tutta la potenza mitica delle loro gesta, un’immensa iniziazione che gli ha permesso di dimostrare il suo valore. Le sue caratteristiche fisiche, unite alle sue gesta, gli hanno fatto valere l’idea di essere il dio degli uomini. Era molto amato, forse anche più di Odino, perché permetteva agli scandinavi una grande immedesimazione. Molte delle popolazioni normanne si facevano riconoscere come il popolo di Thor, tanto che questo fu il culto più difficile da estirpare per i cristiani, per via anche della sua inalterata importanza fino all’avvento del cristianesimo, tanto che dovettero degradarlo al rango di demone.

La sua figura è associabile ad altre divinità, altrettanto antiche. Per esempio, nella tradizione indoeuropea è possibile scoprire i parallelismi con Indra. Spostandoci verso la mitologia mediterranea, è facile tracciare i punti in comune con Zeus (per i greci) e Giove (per i romani). Il giovedì, giorno di Giove, ne è un più chiaro esempio, ha un’origine del tutto simile alla sua variante nordica: Thursday, ovvero, Thor’s da (il giorno di Thor). Oltre all’aspetto nerboruto, anche le sue particolarità caratteriali sono rintracciabili sia in Zeus che in Giove: da una parte, infatti, troviamo il gigante accigliato e brutale, collerico e facilmente suscettibile; dall’altra abbiamo una rappresentazione più bonaria, gioviale, dedita ai piaceri carnali della vita. Toni comici che, dunque, si contrappongono alla brutalità della forza. Una dualità che si manifesta anche con la sua morte: una lotta tra bene e male che dimostra l’eterna lotta tra le due forze. Nel corso del Ragnarǫk Thor ucciderà e sarà ucciso da Miðgarðsormr, il serpente che avvolge Miðgarðr (la Terra); farà nove passi prima di cadere al suolo.

L’epopea
Una notte a Thor venne sottratto il suo martello dal gigante Thrym. Scoperto il furto al suo risveglio, il dio confidò la sua preoccupazione a Loki che prese in prestito il mantello alato di Freyja e andò a trattare con il ladro. Per riconsegnare Mjollnir, il gigante voleva in moglie la dea della bellezza. Al suo ritorno, Loki andò a parlare con Freyja e lei andò su tutte le furie, sentendosi dare della donna facile. Il martello, però doveva essere recuperato, quindi fu Loki a proporre una soluzione alternativa: dato che il gigante aveva solo sentito parlare della bellezza della dea, non ne conosceva il volto, così propose a Thor di travestirsi da Freyja. Anche se l’idea non piacque al dio, alla fine indossò l’abito nuziale e con il velo gli venne coperto il volto. Alla dimora del gigante, vi erano molti invitati e al banchetto il dio rischiò di farsi scoprire. Il matrimonio stava per essere consacrato con Mjollnir, che venne messo direttamente in grembo a Thor che si tolse il velo e subito lo afferrò, cominciando a fendere colpi su colpi, non risparmiando la vita a nessuno degli invitati.

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