venerdì 20 gennaio 2023

#Racconti: La radio del Dott. Carù - Terza Parte

Il racconto è stato scritto da Francesco Barbalace. Se siete interessati a seguire lautore, potete farlo su Instagram e Facebook.
Prima di leggerlo, vi consigliamo di recuperare la prima e la seconda parte.
Il Dottore quella sera si era sentito più vivo che mai, ricordando l’orrore che aveva giocato con la sua vita e che gli aveva strappato la famiglia.
D’altronde non c’era poi molto da vivere, in quello che restava della sua storia.
La radio gli aveva mentito e si era preso la sua felicità senza però risparmiare i suoi genitori, facendo di lui un reietto “funzionale”, un medico di famiglia stimato che, tra le mura di casa, viveva un orrore quotidiano e ancestrale racchiuso in una piccola scatoletta canticchiante.
Doveva tornare a casa. Non avere alcuna libertà. Non riusciva nemmeno a pensare ad alternative, tanto era forte l’influenza che la radio esercitava su di lui.
L’unico compromesso che aveva trovato era quello di passare più tempo possibile all’ambulatorio, per allontanare di un paio di ore quella tortura psicologica che percorreva costantemente i suoi pensieri e che godeva nel farlo stare male.

“Speravo che il fulmine ti bruciasse, BZZZZzz, maledetto pezzo di merda” gli sputò in faccia la radio, mentre Riccardo riscaldava la lasagna precotta.
“Prima o poi riuscirò a liberarmi di te” la sfidò il dottore, pregustando il dolore che da lì a a qualche momento sarebbe giunto.
Un colpo freddo agguantò il suo basso ventre, provocandogli una fitta acuta.
Asciugandosi il sangue dalla bocca, Riccardo apparecchiò frettolosamente.
“Ti ho lasciato in vita per tutto questo tempo… ti ho permesso di laurearti e di avere un lavoro. E tu mi ripaghi così” suonò la radio, mentre le luci della casa tremavano e un mix di canzoni sincopate sgusciava fuori dal suo cattivo corpo in plastica.
“Mi hai tenuto in vita solo per divertirti. Perché sei sadica e ti piace sapere di avere in pugno l’esistenza di una persona! E io NON SONO LIBERO!” rispose Riccardo con le lacrime agli occhi.
“Non posso nemmeno pensare ad alternative diverse da quelle che tu mi imponi! Non so cosa sia la felicità. Non mi hai fatto conoscere l’amore né permesso di andarmene all’altro mondo.” aggiunse il Dottore.
“BZZZzzz…fidati se ti dico che l’inferno che ti attende… BZZzzz… quando morirai è poca cosa rispetto a me... BZZZzzzzz” gracchiò divertita la moralità demoniaca che albergava nella radio.

Lavò i piatti senza proferire alcune parole, mentre all’interno della sua psiche si combatteva la quotidiana battaglia tra il malessere veicolato dalla radio e le relative imposizioni e il suo libero arbitrio, ormai ridotto a un barlume fioco.

Che nel mondo possa esistere qualcosa di così potente e cattivo, di così maledettamente oscuro Riccardo ne aveva fatto esperienza sulla sua pelle e ogni giorno veniva inglobato in quel malsano terrore, almeno fino a quando la radio avrebbe deciso di tenerlo in vita. Proprio quest’ultima considerazione faceva imbestialire quel che restava della volontà umana del Dott. Carù, costretto a porsi come sorridente e anonimo medico di famiglia e impossibilitato a proferire parola con alcuno.

D’un tratto, però, proprio quando tutto gli sembrava perso e finito, una scintilla proveniente dalla fiamma della sua autodeterminazione, che per qualche ragione rimase oscura alla consapevolezza della radio, accese in lui una speranza.
Uno dei modi in cui la radio agiva era quello di sfruttare la musica per creare un’atmosfera adatta alla germinazione dell’orrore più ancestrale e puro.

“Cosa potrebbe succedere se mi aiutassi a farla finita, combattendo e bloccando per qualche istanza la sua volontà, con delle auricolari in cui risuona una musica che infonde coraggio?” pensò il Dottore tra sé e sé.

Riccardo si spaventò e immediatamente allontanò il pensiero. E se la Radio avesse intercettato questa sua idea?
Ritrovandosi nella soglia tra il morire comunque di una vecchiaia dopo una non-esistenza, e una terribile morte causata dalla Radio, il Dottore allora optò per una liberatoria morte da suicidio, indotta però da un libero e sincero atto di autodeterminazione.

Fu allora che, in un lampo, aprì il cassetto della sua scrivania dopo aver impresso qualcosa nel suo diario e indossò gli auricolari, mentre sceglieva la canzone dal suo telefono.
La riproduzione causale scelse per lui un brano che non conosceva e mentre il suono riempiva le sue orecchie si recò verso la vetrinetta in cui custodiva la stessa arma con cui la radio aveva ucciso il padre. Non c’era tempo per scegliere un’altra canzone.

Entrò quindi di soprassalto nel salotto, con il fuoco del camino che crepitava e il temporale che illuminava quell’essere demoniaco che albergava nella radio.
Non sapendo se l’essere si fosse già reso conto delle sue intenzioni urlò:
“Pensavi che fossi tuo ma non lo sono! Non adesso” e la musica scorreva nelle sue auricolari.
“Tra noi è finita. Non mi rivedrai mai più. Addio, maledetta radio. Ci vediamo all’inferno.” Disse prima di baciare la canna del fucile e osservare, tra i mobili che fendevano l’aria nella stanza e le luci che in intermittenza causavano l’alternarsi di luce e oscurità, la radio che si accendeva e che si illuminava di un’aura spettrale.

Nelle cuffie risuonava uno strano e gracchiante motivetto:

E sono contento della scelta che ho fatto. Nemmeno un rimorso, nemmeno un rimpianto. Sì, sono contento, che bella scoperta. Non serve nient'altro che fare una scelta. Patetica, eroica, patetica, eroica, patetica, eroica. Questa è la mia vita non dimenticarlo.

Le cervella, il cranio e la mandibola del Dott. Carù si infransero nel muro. Gli occhi esplosero in un miscuglio di sangue e materia grigia mentre il corpo ricadeva sul pavimento riscaldato dalle fiamme frontali.
Le auricolari smisero di emettere il suono.
La radio allora borbottò il suo classico motivetto:

“I don’t want to set the world on fireeee!”

Chi aveva scelto che Riccardo dovesse morire? Era stato lui oppure la radio?
Lui era davvero libero?
E tutti gli altri lo sono davvero?

Poche ore dopo qualcuno chiamò le forze dell’ordine riferendo di uno sparo nell’abitazione del Dottore di San Cataldo.
Il corpo fu ritrovato poco dopo e la casa, in assenza di eredi, fu messa all’asta insieme a tutti mobili e gli oggetti.
Nel suo diario, prima di morire Riccardo aveva trascritto le parole: “DISTRUGGETE LA RADIO”. Nessuna radio fu mai ritrovata nell’abitazione.

La radio è mai esistita?

Eppure voci raccontano di uno strano e inspiegabile aumento del tasso dei suicidi negli ultimi cento anni in Calabria. Uno studio sociologico della vicina università forse farà luce sugli avvenimenti.

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