martedì 10 gennaio 2023

#Pensieri: Guida per l'interpretazione agli articoli di Gianluca


In molti mi hanno detto “Gianluca ho provato a leggere i tuoi articoli ma non ci capisco molto”. Bene. Ecco qui il manuale che fa per voi.

Solitamente, quando il mio articolo è riferito a un “oggetto” culturale specifico (come musica, film o un’opera d’arte), non ci dovrebbero essere problemi di scarto tra significante e significato.

Lo scrivo meglio. Non è difficile capirmi quando scrivo qualcosa che non sia un “pensieri” o un “racconti”.

Il problema è che (forse) la maggior parte dei miei contributi attuali sono proprio “racconti” e “pensieri”. Ma non vi preoccupate, oggi vi darò linee guida.

I primi racconti che scrissi per il blog rispettavano una certa decenza narrativa, così come i primi pensieri presentavano una maggiore chiarezza. La svolta è avvenuta quando ho capito che avrei dovuto presentare un numero ingente di articoli alla settimana (e all’epoca erano “solo” tre articoli) e quando ho compreso che avere carta bianca significava davvero avere carta bianca.

E dunque, per via della fretta e del bisogno di portarsi avanti con il lavoro, ho capito che dovevo mettere molta roba da parte per l’autunno. Avrei sistemato tutto in fretta, per poi così poter finalmente dedicare tempo pieno alla mia tesi di laurea.

Servivano articoli facili da scrivere, e potevo parlare di qualunque cosa. Ma per parlare di qualcosa dovevo fare ricerca, dovevo sapere. Allora perché non parlare di qualcosa di che posso trovare facilmente in me? Avevo molto sonno, ma avevo anche molto da fare.

Da lì nacque il primo delirio narcolettico, alla fine di un’estate che non è mai arrivata.

Diverse poesie le avevo da parte, altre le inventavo appositamente. Tutte queste trasformavano in splendidi prosimetri i miei articoli.

E da delirio narcolettico in poi, i pensieri (e anche qualche racconto) divennero lo specchio travagliato di un mondo interiore che non volevo davvero mostrare.

Creai metafore contorte, spostamenti semantici per parlare di me ma allo stesso tempo di altro.

E così i dialoghi con le sirene nel mio inconscio per suscitare meraviglia.

Cicli di morte e rinascita contenuti in più articoli, ansie che si cristallizzavano nella scrittura.

Acqua corrotta e acqua pura si alternano per dissetare i miei pensieri. Foreste di ricordi e autoreferenzialità. La paura che mi insegue nella selva al ritmo malato di una vita a cui non riuscivo a star dietro. Non riesco a non prendermela comoda, per cui sono davvero sempre in ritardo e volevo esprimere questo disagio nella maniera più teatrale possibile.

Il disagio di un tempo che non mi appartiene in uno stile di vita che mi sta stretto. Ma questo mi vergogno di dirlo chiaramente, per cui meglio scrivere “frammisto di parole”.

Racconti tragicomici per non prendersi troppo sul serio, dal medioevo fantasy alla televisione, dai cassieri dei supermercati a degli indecifrabili becchini.

E poi l'odio profondo verso la burocrazia, quell'insensatezza che distrugge l'identità individuale.

Tutto colmato da continui rimandi verso me stesso per poter dire “sono qui, ascoltatemi”.

E poi c’è l’esigenza di dover parlare quando non si ha nulla da dire, perché gli articoli non si scrivono da soli. E facciamo finta allora di dover dire qualcosa, di dover parlare di macchine e minatori, cercando poi di parlare del nulla stesso.

E poi ci sono i reperti della mia migliore sensibilità. Immaginate i vostri sensi amplificati quando leggete i miei articoli. Immedesimatevi nella tristezza degli angeli e degli stracci. Ascoltate quella musica e poi guardate la mia realtà.

E potrei anche parlare di altri articoli, potrei dire molto di più su quelli che ho già citato... ma non è necessario.

Sarebbe tutto vero se non fosse tutto falso. Gianluca non esiste.

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