lunedì 9 gennaio 2023

#Spettacolo: Dickens in Rome

Lo sappiamo, le feste di Natale si sono ormai concluse, ma chi ha detto che si può parlare di Natale solamente a Natale?
Quando una storia arriva direttamente a noi, facendo salire in superficie quello che viviamo nel quotidiano, può essere vissuta e raccontata anche a luglio, sotto l’ombrellone e con il mare a farci da colonna sonora.
Dickens in Rome” si ispira sicuramente ad “A Christmas Carol”, ma la storia è più vicina ai nostri tempi, anche perché è stata scritta solamente tredici anni fa da Massimo Simonini.     
Roma fa da sfondo al viaggio interiore del protagonista, lo segue nel cammino, come una bussola a indicargli la via.

La regia teatrale è di Mariagabriella Chinè, sul palco, oltre alla stessa, troviamo Fabio Fantozzi, Stefano De Santis, i ragazzi del coro Roma Vocalist e Livia Lambertucci al piano.
Abbiamo avuto il piacere di vederlo in scena per la prima volta – la nostra prima volta, ovviamente – il 20 dicembre 2022, al Piccolo Teatro San Vigilio e a stento abbiamo trattenuto le lacrime. Parentesi: diciamo così solo perché è Frè che sta scrivendo, e lo sapete: lei odia piangere in pubblico.

Oggi vogliamo parlarvi di cosa ha suscitato in noi, ma attenzione perché l’articolo potrebbe contenere spoiler.

Giacomo è un uomo che dalla vita ha tutto ciò che si può desiderare: un lavoro stabile e ben retribuito, una moglie, due figli e una famiglia numerosa che si riunisce ogni anno per il Natale. Eppure gli manca qualcosa, la scintilla interiore che può confermargli quanto sia felice.     
Non riesce a percepire il senso di felicità e la sera della Vigilia, quando tutti sono gioiosi e i bambini non fanno altro che giocare e ridere, in Giacomo aumenta la disperazione.     
Le luminarie, interne ed esterne, non riescono a illuminarlo nel profondo e si ritira dalla maxi riunione famigliare inventando un mal di testa. In realtà, però, è totalmente soggiogato dai suoi pensieri intrusivi.
Non è una novità, soprattutto per la psicologia moderna, che l’avvicinarsi delle feste aumenti la depressione. Abbiamo tutto, eppure non ci sentiamo completi e questo aumenta i nostri sensi di colpa che, come in un circolo vizioso, non fanno che accrescere il nostro scontento nei confronti della vita.
Giacomo decide così di andarsene, allontanarsi il più possibile da una routine che lo sente soffocare, anche a costo di mettere fine alla sua stessa vita.

Giacomo è uno Scrooge all’apparenza più pacato, che di certo non pecca di avarizia nel senso che intendiamo noi, ma che è restio a esprimere i propri sentimenti. Li tiene per sé, forse perché spaventato, o forse perché in fondo tutti temiamo il giudizio degli altri, quel dito accusatorio che ci condanna alla frase: “Non puoi essere triste se hai tutto.    
Scrooge era un solitario, Giacomo no e forse questo è anche peggio, a nostro avviso. Riusciamo a patire il primo perché sappiamo della sua mancanza d’amore, ma nei confronti del secondo siamo tutti inspiegabilmente sordi e ciechi.

Giacomo è come un treno stanco, ormai arreso al suo capolinea, ma prima della sua fine vuole vedere Roma un’ultima volta, anche se fuori è una notte insolitamente gelida e i più sono tornati nelle proprie case.
In un viaggio da Piazza Venezia a Piazza Navona, passando per via del Corso, il Pantheon e le varie vie romane, Giacomo – e tutto il pubblico in sala – incontra tre persone infreddolite, disperate, alla ricerca di una felicità, un piccolo miracolo. Lentamente ci apriamo a un nuovo punto di vista sulla vita e dobbiamo ammettere che, nonostante le enormi difficoltà in cui ci imbattiamo, lei è sempre pronta a ricordarci della gioia e del motivo per cui va vissuta.

Siamo tutti collegati e quando decidiamo di andare oltre i nostri problemi per ascoltare gli altri, supportarli, dare loro conforto e aiuto, ecco che in noi si accende quella scintilla soffocata da tempo che quando ama e si sente amata torna a irradiare tutto con la propria luce.

Non vogliamo dirvi più del necessario – credeteci, non è semplice, quando vorremmo esprimere molto di più – perché crediamo che sia uno spettacolo da vedere a tutti i costi.

Il cast, composto solo da tre attori, ha coperto diversi ruoli e credeteci se abbiamo controllato più e più volte che non fossero sosia o controfigure, perché il cambio di movenze, timbro, ed espressioni li ha resi davvero sempre diversi.

Il coro e il piano hanno contribuito a rendere l’atmosfera magica, alleggerendo la sofferenza di Giacomo con quel tocco di spensieratezza dato sia dalle canzoni di Natale, sia dalle loro voci che hanno ricordato dei veri e propri angeli.

Sperimentiamo, insomma, conferma quello che sapevamo da tempo: è una certezza per chi ama l’arte e vuole renderla una vera e propria vocazione di vita.

Un lavoro straordinario che con semplicità e devozione ci ha fatti tirare un sospiro di sollievo perché sì: le storie di Natale nuove possono funzionare, a differenza di quello che ci propinano le piattaforme in streaming!

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