giovedì 8 giugno 2023

#Libri: Aurora

Oggi parliamo di un romanzo davvero particolare: “Aurora”, di Giorgio Nisini.

Il libro, infatti, è una rivisitazione contemporanea della celebre “La bella addormentata nel bosco” e no, non bisogna pensare alla versione Disney.     
In queste pagine, infatti, certo sogniamo nel rivedere la bella Aurora crescere nell’agio e nella spensieratezza che avrebbe meritato, ma ritroviamo tutta la storia con le immagini macabre e cruente delle versioni originali.     
Niente fatine colorate che tra un litigio e l’altro cambiano i colori a proprio piacimento; prepariamoci a sensazioni più vicine ai toni di un thriller e, perché no, pensiamo a Nisini stesso come un nuovo Perrault, Grimm o Basile.

La famosa fabbrica di lampadine Fulgor appartiene alla famiglia aristocratica degli Orsini Giannotti da ormai tre generazioni. Stefano ne è ora alla guida, ma anche se il lavoro sa essere prepotente nel prendersi il tempo delle sue giornate, non è la sua unica ragione di vita.
Stefano è sposato con Carola e dopo anni e anni di tentativi andati male, i due hanno potuto coronare il loro sogno di diventare genitori con la nascita di Aurora.
Il loro nuovo inizio, l’alba della nuova vita a cui hanno dedicato il nome, e forse il destino della bambina, si è ritrovato ben presto a essere routine, almeno così credevano…

La notte del sedicesimo compleanno di Aurora, Stefano è lontano da casa per motivi di lavoro, eppure avverte qualcosa di strano. Forse è stata la chiamata inquietante di una donna, che nonostante abbia solo fatto gli auguri per la figlia, lascia nell’uomo un senso di sgomento, di cattiva (o giusta) interpretazione di una frase dal sapore minatorio.

Poche ore più tardi, nelle campagne laziali dove abitano gli Orsini Giannotti, Aurora, a seguito di un rapporto sessuale con il suo fidanzato, cade come in uno stato comatoso a cui nessun medico riesce a dare una spiegazione.
Aurora dorme, forse narcolettica, eppure il suo sonno sembra essere sempre uguale nel corso delle settimane.
I due genitori sono sconvolti, restano uniti ma entrambi cercano due vie per salvare la propria figlia: Carola insegue la spiritualità, Stefano la razionalità. La prima è convinta che la condizione di Aurora sia una punizione per la sua vita frivola, il secondo che la donna della chiamata celi un segreto di cui forse era a conoscenza solo suo nonno Umberto, morto – come anche il padre – in circostanze misteriose.

Quando una persona che amiamo sta male, lo sappiamo, la nostra psiche non regge e si aggrappa a pensieri e sostegni che potrebbero non avere una logica per gli altri, ma che per noi sono del tutto razionali.
Stefano e Carola in una sola notte hanno detto addio alla loro bambina, trasformata in donna da un amore non supportato da loro, sebbene il ragazzo sembri tutto sommato innamorato.
Giorno dopo giorno, però, la speranza che Aurora si risvegli va affievolendosi portandoli nello sconforto e nella disperazione di chi dalla vita ha molto più degli altri, ma non l’unica cosa che davvero conta: la tranquillità nel sapere la propria unigenita sana ed esente da ogni cattiveria del mondo esterno.

Certo, tutti sappiamo come va a finire “La bella addormentata nel bosco”, quindi di certo non possiamo farvi spoiler dicendovi che alla fine si risveglia, ma vi possiamo far rimanere lo stesso con un punto interrogativo in testa perché quella di certo non sarà la fine.
Il “principe azzurro”, Filippo, è fuori ogni descrizione moderna e antica. Dimentichiamoci del bello e valoroso condottiero di cui ogni bambina è stata innamorata (lo è tuttora, sia chiaro) per guardare con gli occhi della realtà di oggi Filippo per quello che è: uno sconosciuto che senza un consenso (per lo meno cosciente) si approfitta di una sedicenne.
Questo potrebbe infastidirci, non è mai bello quando un personaggio dell’infanzia cade dal piedistallo su cui lo abbiamo posto, ma dopotutto nella versione Disney Aurora e Filippo erano innamorati sul serio e, sempre dopotutto, la rivisitazione moderna deve suscitare la stessa sensazione di sgradevolezza che davano le fiabe fino all’Ottocento.

La lettura è scorrevole e appassionata, ci siamo divertiti a vedere le trasposizioni tradizionali e popolari nel moderno, e per questo siamo rimasti affascinati quando, circa a metà libro eravamo convinti di stare nel mezzo di una storia nuova, sebbene conoscessimo già il finale.
Finale che comunque ci ha sconvolti (in senso positivo, anche se con sfumature di nausee, ma sempre grazie all’ottima capacità di narrazione di Nisini) e che ci ha fatto sperare nascano sempre più nuove rivisitazioni di fiabe popolari.

Comunque va detto che questa recensione è stata scritta con “La bella addormentata nel bosco” della Disney in sottofondo. Perché va bene tutto, ma il cuore necessita di rallentare i propri battiti e la figura di Filippo deve tornare nella sezione felice e incantata del nostro inconscio chiamata: Amori infantili.  

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