lunedì 26 giugno 2023

#StorieRomane: Streghe Romane

I giorni delle streghe sono appena passati e non siamo stati esenti dall’andare in giro per Roma per rivedere quei luoghi che fino a un millennio fa hanno impaurito i romani, ma che adesso custodiscono ancora il fascino delle antiche leggende.

Se le streghe greche, ma anche quelle del nord Europa, potevano essere descritte come donne ammalianti, (basta pensare a Malefica, o a Grimilde) quelle romane erano riconoscibili perché di brutto aspetto dai connotati vicini alle bestie feroci. È grazie all’immaginario romano, quindi, che l’ideale di strega brutta e cattiva è giunto fino a noi e proprio per questo oggi vogliamo parlarvi un po’ dei luoghi dell’Urbe che più frequentavano.  
 
Molto prima la nascita di Roma, la zona oggi conosciuta come quella dell’Esquilino era il luogo dove venivano sepolti i corpi delle persone più abiette della comunità. Assassini, prostitute, ladri et simili erano destinati a marcire in un’area dove nessuno sarebbe andato a trovarli.

Con lo sviluppo di Roma, l’Esquilino non solo rimase il cimitero degli abietti, ma in epoca repubblicana era anche il luogo delle esecuzioni pubbliche, in modo tale che nessuno, neanche gli schiavi predisposti, avessero poi il peso di dover trasportare il cadavere del colpevole.
Ed era proprio per questi motivi che le streghe dell’epoca, secondo i Romani, amavano girare nel campo: nessuno avrebbe detto loro una parola nel caso fossero state sorprese a scavare con le lunghe unghie simili ad artigli tra la terra, rinvenendo ossa, capelli o oggetti per i loro rituali e incantesimi.
A mettere fine a questa macabra routine fu Cesare Ottaviano Augusto che tra il 42 a.C e il 38 a.C. bonificò l’aerea per ridarle ordine e decoro con un divieto: nessuno poteva più seppellire nulla in quei campi. A sancire questo piano edilizio il politico Gaio Cilnio Mecenate, consigliere e alleato dell’imperatore, decise di edificare proprio qui la sua famosa Villa dedita alle arti.
È probabilmente grazie a questa scelta che ancora adesso l’Esquilino è considerato un rione da ricchi.

Tutto questo, però, non ferma Canidia: la strega più spaventosa di tutte, che assieme alle sue compagne Sagana, Veda e Folia, continua imperterrita a scavare tra la terra e incutere terrore verso i malcapitati che incontra.
La sua storia è ben descritta da Orazio: Canidia si era innamorata di un uomo che però l’aveva abbandonata. Restia ad accettare la situazione e spinta da un moto di estrema vendetta, decide di riportarlo a sé con l’utilizzo della magia nera. Tra gli ingredienti necessari servono anche un intestino e un midollo puri. Senza alcun timore, rapisce un giovane fanciullo e lo costringe a perire la fame fino a farlo morire per i suoi scopi subdoli.
Canidia diventa l’eroina di tutte le streghe, almeno fino al Medioevo quando la loro leggenda di ricercatrici di quei raccapriccianti ingredienti continua a essere più vera che mai.

Se all’Esquilino le streghe potevano continuare il loro lavoro senza troppi problemi – ricordiamo che i cadaveri lì sepolti non erano considerati da nessuno, e gli abitanti se ne tenevano da parte – a far impazzire d’ansia il cuore delle giovani madri era un altro luogo: il Foro Olitorio, dove i bambini potevano essere abbandonati presso la Colonna Lattaria.
Non era scelta delle donne decidere se tenere o abbandonare il proprio figlio, ma solo ed esclusivamente del padre (o del padrone, ma molto spesso lo stesso uomo ricopriva entrambi i ruoli). I motivi dell’abbandono potevano essere molteplici, ma il più frequente era l’impossibilità di poter mantenere il bambino.
La legge non tutelava queste piccole creature, se non in minima parte: non si potevano, infatti, lasciare più di tre bambini della stessa casa.

In quel luogo chiunque poteva decidere se comprarli per renderli schiavi, ma purtroppo le streghe pagavano il giusto prezzo solo per portarli alla morte e utilizzarli come ingredienti per i loro veleni o come aruspici per prevedere il futuro.
Bisogna aspettare l’avvento del Cristianesimo a Roma per vedere lo stato dei bambini passare da nihil (nulla) a un vero e proprio essere umano dotato di anima; con Giustiniano, poi, anche i neonati acquisiscono personalità giuridica. E il loro destino è salvo, sempre che le streghe non decidano di rapirli nel sicuro della loro culla...

Ultimo, per ora, luogo infestato dalle streghe è Piazza del Popolo.     
Secondo la tradizione nel luogo dove sorge ora la chiesa di Santa Maria del Popolo fu ucciso Nerone e il suo corpo venne sepolto sotto il noce lì presente. Da quel momento lo spirito dell’imperatore ricercava vendetta e per questo attirò donne e demoni che avevano il compito di vegliare lì attorno.

Al calare della notte, infatti, nessun cittadino dotato di buon senso osava passeggiare di lì, soprattutto le notti tra il sabato e la domenica dove questi esseri demoniaci si radunavano in danze e canti assieme a Satana stesso. Bastava anche solo spiare di sfuggita il rituale, e l’anima del malcapitato sarebbe stata condannata per sempre.
Si immagina facilmente quanto gli abitanti del posto fossero terrorizzati all’idea di incappare nello sfortunato evento, così nel 1099 papa Pasquale II prese in mano le redini della questione: ordinò tre giorni di digiuno e, ritiratosi in meditazione profonda, decise di riesumare le ceneri dell’imperatore per bruciarle assieme al noce. Il tutto venne successivamente buttato nell’acqua purificatrice del Tevere. Il luogo venne benedetto con l’edificazione di una cappella.
Piazza del Popolo è di nuovo salva… o forse no?

Anche se sono solo miti, è comunque affascinante vedere come la mente umana ami delineare storie così soprannaturali. Di certo non sono finite qui, ma delle altre parleremo in un prossimo articolo.

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