mercoledì 28 dicembre 2022

#Mitologia: Viaggio verso la salvezza

Con gli articoli precedenti abbiamo affrontato il concetto di morte e dolore, abbiamo accettato di provare quel senso di vuoto e smarrimento, inevitabili quando perdiamo le nostre speranze.
Ora siamo consapevoli che non possiamo avere il controllo su ciò che accade, e che tutto ciò che ci circonda è destinato a morire.
Va bene avere stabilità nel lavoro, nelle relazioni e nella salute fisica e psichica, ma non possiamo basare la nostra intera esistenza su questi concetti effimeri, sempre pronti a mutare e sfuggirci di mano nonostante la nostra volontà.     
Possiamo solo rinascere a nuova vita, ma cos’è davvero la vita? “Nel mezzo del cammin di nostra vita…” ha iniziato la sua Divina Commedia Dante, ma come lui, tutti noi a un certo punto del nostro cammino in questo mondo materiale ci sentiamo persi, spaventati perché sentiamo che ci manca qualcosa, ma non riusciamo a capire cosa.
Ebbene, la vera vita ha inizio quando cominciamo a porci delle domande, quando scopriamo che Ego e Spirito sono due parti di noi totalmente opposte, ma che vivono, nel bene e nel male, al nostro interno. Quando cominciamo a metterci in gioco, capendo che non esiste solo quello che ci circonda ed è tangibile...

Ego e Spirito

Dante lo dice chiaramente, più di una volta: l’intelletto non può capire lo Spirito. Nelle sue terzine deride l’Ego che tenta di comprendere tutto con la logica, che cerca prove e fatti di qualcosa che non potrà mai essere confutato.
Lo Spirito possiamo definirlo la nostra parte dell’emisfero destro, quella che comunica con simbolismi, metafore, visioni della realtà che vanno oltre un solo punto di vista. È proprio grazie a questi strumenti che possiamo cominciare a comunicare con la parte più interna di noi, lasciando andare consapevolezze prese dalla società, qualunque essa sia.
Quando spieghiamo questo concetto a chi storce il naso, facciamo loro notare che se fossero nati in un altro continente, in un altro paese o persino in un altro pianeta, avrebbero altre concezioni mentali probabilmente opposte a quelle che hanno ora. Se è quindi tutto relativo, vuol dire che la realtà assoluta non esiste.
Immaginiamoci a guardare un tramonto: noi vediamo il sole andare giù; dall’altra parte del mondo, nello stesso momento, il sole sorge. Ma se ci spostiamo fuori dal nostro Pianeta vedremo un Sole che rimane fermo, stabile. Non va da nessuna parte. E ancora, se ci allontaniamo dalla nostra Galassia lo vedremo diventare sempre di più un pallino insignificante, fino a non poterlo più percepire. Eppure esiste. Possiamo, quindi, davvero affidarci così tanto sul Sole? E se non possiamo contare al cento per cento sulla certezza che questa stella per noi vitale è come la vediamo, perché pretendiamo di dare questo macigno alle persone che stanno accanto a noi? O a darcelo, visto che tendiamo a immedesimarci nel ruolo che abbiamo nella società?

Prendendo consapevolezza di quest’altra visione, ecco che si affaccia prepotente la voglia di cambiare, di andare incontro alla novità, di prendere coraggio per avere finalmente un nuovo modo di vivere.
Ammettiamolo: se comprendiamo davvero che i sentimenti negativi sono solo frutto dell’attaccamento al materiale, non vediamo l’ora di pensarci gioiosi anche in mezzo alla tempesta.
Bene, spoiler: per quanto entusiasmo ci possa essere, dobbiamo dirvelo per evitare di farvi schiantare contro un muro – in senso metaforico, si intende – ogni viaggio verso la Salvezza inizia dal punto più basso, dal dolore più atroce.
Orfeo, Enea, Cristo, Dante… prima di ricevere la loro Grazia hanno toccato quel fondo fatto di umiliazione e sofferenze. Hanno urlato, pianto, si sono anche disperati. Ma lo Spirito, citando la canzone “Guerriero” di Mengoni, ci continua a sussurrare: “Non temere nulla io sarò al tuo fianco/con il mio mantello asciugherò il tuo pianto”.

In un linguaggio più moderno possiamo definire così Inferno, Purgatorio e Paradiso: passato, presente e futuro. Ciò che siamo oggi è la somma di ciò che siamo stati ieri, partendo dalla nostra nascita – per essere puntigliosi, partendo dal settimo mese di gravidanza circa, ma questo è un altro discorso – va da sé che più ignoriamo le nostre ferite e i nostri traumi, più viviamo male, nella desolazione e in un’inerzia che ci costringe ad alzarci dal letto solo per affrontare una vita che ricorda più una sopravvivenza.
È inutile voler cambiare se prima non affrontiamo il nostro passato – proprio come ci ha insegnato Dickens nel 1843, con “A Christmas Carol” – e sì, fa paura, fa terribilmente paura, ma la pace con lui è tutto ciò che ci può salvare.

Il viaggio sciamanico

“Verso i cieli, verso il pozzo alla fine del mondo, fino alle profondità del Mondo Sotterraneo, al fondo dei laghi e dei mari ripieni di spirito, intorno alla terra, fino alla luna e al sole, fino alle distanti stelle e ritorno, l’uccello-sciamano deve viaggiare. Tutto il cosmo è accessibile quando l’arte della trasformazione è stata appresa.”

-Joan Halifax

Come avrete sicuramente notato, è proprio la trasformazione l’elemento essenziale per poter progredire. Anche in società, vediamo bene come non abbiamo vita facile se rimaniamo con pensieri ancorati a vent’anni fa. Più cambiano le nostre convinzioni, più la forza vitale dentro di noi prende il sopravvento. Vi sarà di certo capitato di vedere persone anziane dimostrare diversi decenni in meno, com’era la loro mente? Fossilizzarsi sul passato ci rende prigionieri, e la liberazione sta nella trasmutazione, come ci hanno insegnato diversi miti e religioni.

Per i Greci il dio del vino Dioniso viene smembrato per poi essere ricomposto, così come succedeva al dio nordico dell’Orzo, che viene fatto a pezzi, bruciato, gettato nell’acqua e trasformato in birra. La cultura cristiana beve ogni settimana il sangue di Cristo, in modo tale che il bevitore possa accoglierlo dentro di sé e agire secondo la Sua Parola.

Tutti questi esempi mettono i credenti nella condizione di avere fiducia sui propri mezzi, perché chiunque può cambiare, meglio se supportato da una forza non appartenente a questo mondo. Anche gli stessi sciamani si servono di animali totem per poter intraprendere il proprio viaggio alla scoperta dei vari mondi.

Nell’articolo dedicato al dolore vi abbiamo già diviso i vari mondi, oggi li associamo alle varie parti di noi stessi.

I nove mondi

1. Il Niflheim si associa al nostro inconscio: il luogo dove vivono tutte le nostre emozioni e pulsioni represse, inascoltate e per questo violentemente pericolose. Se ignorate accresce il nostro odio nei confronti della vita con sentimenti di accidia, disinteresse, ottusità mentale, dolore a cui siamo sordi, freddezza emotiva.
Per poterne uscire non dobbiamo solo fare pace con gli eventi che ci sono capitati ma anche e soprattutto con i nostri antenati. Se vi siete sentiti dire “Ma chissà da chi avrà ripreso”, - e chi sta scrivendo se lo è sentito dire un migliaio di volte – abbiamo una buona e una cattiva notizia per voi: siete la pecora nera della famiglia, la persona del proprio albero genealogico che è stata scelta dagli avi per liberare la stirpe da preconcetti del tutto passati. Non tutti i nostri parenti hanno potuto esprimere i loro talenti liberamente, e adesso tocca a noi, proprio come ci insegna il film Coco della Disney: quando avremo abbracciato e integrato ogni parte del nostro passato, allora saremo pronti a passare oltre.

2. Che ci piaccia o no ammettello, nello Swartalfhein ci siamo un po’ tutti: è quella parte dell’inconscio dove i piccoli mostriciattoli – immaginiamoli proprio come gli elfi neri – hanno il compito di tenerci all’oscuro delle nostre più sincere potenzialità.     
Chi soffre della Sindrome dell’Impostore lo capirà molto bene: qui viviamo di sensi di colpa, di vergogna, ansia, paura di sbagliare. Ci sentiamo inadatti e abbiamo bisogno di un’estrema forza per non crollare sotto il peso dei nostri continui errori. Sbagliare va bene, è umano e fa parte del gioco, bisogna saper cambiare il modo di pensare e per progredire abbiamo bisogno di capire che l’Ombra non è pericolosa, se viene ascoltata per quello che vuole dire davvero. Quando vedremo il nostro potenziale, capiremo che chi ci butta giù lo fa solo perché ha una paura tremenda di ciò che siamo davvero.

3. Jotunheim è il regno dell’energia maschile ma utilizzata per fini totalmente egoici. Qui siamo violenti, arrabbiati, brutali, bramiamo il potere e non consideriamo minimamente gli altri. Siamo arrivisti, facciamo del male perché non sopportiamo l’idea di poter soffrire. Attacchiamo solo per non essere attaccati, sfruttiamo perché abbiamo paura che possiamo essere toccati in qualche modo dalle esistenze degli altri. Ignoriamo totalmente i sentimenti di empatia, di rispetto e benevolenza. Non amiamo gli altri, tanto meno noi stessi. Per poterne uscire dobbiamo far parlare i nostri sentimenti, esprimerli anche se questo vuol dire vederci fragili.

4. Muspelheim è il regno delle passioni incontrollate. Qui vivono, dimorano, regnano incontrastate le emozioni come la vendetta, l’invidia, la lussuria, la possessività, l’odio, l’ira… non c’è modo di capirle davvero, visto che sfuggono a ogni controllo, possiamo però osservarle e capire che tutte nascono dalla nostra illusione di avere attaccamenti. Se comprendiamo che nulla ci appartiene davvero, esse si placheranno, perché non avrà più senso combattere attraverso queste armi per qualcosa o qualcuno che non potremo mai possedere, pur avendolo.

5. Nel regno Midgard ci viviamo nel quotidiano, visto che è la nostra realtà. Ora siamo consci che quello che vediamo è solo uno specchio di ciò che abbiamo dentro. Se il mondo ci è ostile, è perché noi siamo ostili nei suoi confronti. Se abbiamo preso consapevolezza di ciò, sappiamo che la chiave è lasciare andare ogni attaccamento e cercare la stabilità solo nelle nostre emozioni, per non farci comandare da loro.

6. Il Nidavellir è un luogo che possiamo definire “il lavoro sui noi stessi”. È una specie di cantiere dove le informazioni del nostro inconscio vengono trasmessi alla nostra psiche – mediante sogni e simboli – che siamo in grado di decifrare grazie alla meditazione o all’osservazione di noi, mediante anche un aiuto psicologico. Certo, ci vuole molta pazienza, soprattutto per comprendere nel giusto modo, ed è proprio l’avere pazienza che può portarci oltre.

7. Attenzione al Vanheim: luogo di pace e di armonia, dove tutto è calmo e ricco di abbondanza. Sembra bello, vero? Eppure, per quanto potremmo essere tentati a rimanere qui, questa non è la fine del nostro viaggio, mancano altri due mondi. Vedete, una volta ci è stato detto: “È facile fare tutto ciò quando ci sono periodi di calma, ma è proprio nella calma che bisogna lavorare il doppio”. In questi momenti della vita tendiamo a ignorare il nostro mondo spirituale, dicendoci che magari non abbiamo tempo, che tanto va tutto bene, che non ne abbiamo più bisogno. Non avete idea quanto sia facile venire risucchiati poi dai mondi inferiori.

8. Nel Ljossalfheim siamo ancora nel regno dell’abbondanza, ma di tipo più creativo. È da qui che l’arte prende vita, e più rimaniamo centrati in questo mondo, più sappiamo come metterla in pratica. Possiamo chiamarlo a tutti gli effetti il mondo degli artisti e se ben vissuto può offrirci doni importanti come, oltre alla creatività, l’intuizione e la chiaroveggenza.

9. L’Asgard è il nostro Paradiso, il luogo dove tutte le anime si ricongiungono per vivere nell’eternità dello spirito. Indipendentemente dal nostro Credo, è quel luogo che speriamo esista, ma che effettivamente possiamo raggiungere su questa terra se teniamo alte le nostre aspirazioni spirituali.

Bene e male

Il viaggio, quindi, ci mette sempre di fronte alla scelta di agire tra bene e male, con le loro conseguenze positive o negative. Siamo sempre e solo noi gli artefici del nostro destino, ma non vuol dire che ci ritroviamo soli senza sostegni, difese e aiuti.
Il viaggio della salvezza è difficile e la solitudine ci impedisce di progredire, anche se spesso incontreremo anime ancora perse nel proprio inferno. Ciò che decidono gli altri, però, non è una nostra responsabilità e ricordiamoci sempre la regola più importante di tutte: ogni giorno vissuto custodisce il suo grande insegnamento, pronto per essere appreso.

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