martedì 5 settembre 2023

#Cinema&SerieTv: Heart of Stone - Recensione

Lo avevamo annunciato tra le novità di Netflix di questa estate ed eravamo incuriositi dalla nuova interpretazione di Gal Gadot, ma le cose non sono andate come preventivato. Heart of Stone è arrivato sulla piattaforma di streaming il 4 agosto e ci ha accompagnato nella classifica, in queste settimane, occupando i primi posti per interesse. I fan della Gadot sono tanti, ma forse loro non bastano per lanciarla sul serio nel mondo dell’action.

La storia diretta da Tom Harper, la cui sceneggiatura è firmata da Greg Rucka e Allison Schroeder, ci trasporta in un mondo che fonde la realtà con la fantasia. Gal Gadot è Rachel Stone: un’agente segreto di un’agenzia internazionale che si occupa del mantenimento della pace. L’agente si è infiltrata all’interno dell’MI6 e, insieme ai suoi colleghi, nascondendo la propria identità va in missione sulle tracce di un pericoloso trafficante di armi sulle Alpi italiane. Ovviamente, la missione non va come preventivato e la nostra protagonista sarà costretta a mettere in dubbio la propria fedeltà nei riguardi dell’agenzia per cui lavora. Tra inseguimenti, tradimenti e colpi di scena, sarà costretta ad affrontare scelte difficili senza una reale via d’uscita.

Tutto il film, dunque, si regge sul personaggio principale: dalle indagini alle missioni suicide, tutto diviene quasi un one woman show per poter mostrare la potenza di un personaggio che in realtà è svuotato. Per quanto, infatti, si cerchi di ergere la Gadot a eroina d’azione, senza le basi di un buon personaggio o di un buon script non si riesce ad andare avanti. Il tutto sembra esser già visto, rendendo questa l’ennesima pellicola algoritmica che fa da fotocopia a ciò che è già esistito. Non mancano i riferimenti culturali ai grandi film di spionaggio, ma ciò contribuisce a rendere la storia ancor più prevedibile e molto più scialba. A ciò si aggiungono le motivazioni del villain che, quando viene rivelato, palesa una caratterizzazione abbastanza sommaria.

Cambiando l’ordine dei fattori, quindi, il risultato non cambia. Se si fossero scelti altri attori non sarebbe di certo cambiato qualcosa. Tutti i personaggi di fondo sono semplicemente funzionali alle azioni svolte dalla protagonista, ma non esiste una reale caratterizzazione in grado di poter costruire un pathos emotivo. Si può semplicemente spegnere il cervello e godere delle esplosioni messe in scena, senza pontificare sulla possibilità di avere delle background stories in grado di rendere interessanti questi personaggi.

La scelta di far reggere tutto il peso delle missioni e dell’azione a Gal Gadot è, dunque, fallimentare. Questa storia si aggiunge al resto di prodotti, presenti in piattaforma, insipidi e da evitare senza alcun problema.

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