giovedì 28 settembre 2023

#Mitologia: Io sono te come tu sei me

Disegno di Arthur Rackham
Abbiamo utilizzato il primo verso di una nota canzone dei Beatles (I am the walrus) perché reputiamo questo concetto davvero indispensabile per il saper vivere civile.


Prima di intraprendere un certo percorso era normale anche per noi prendercela con il prossimo, serbare rancore e trovare ogni buona scusa per litigare o discutere, imponendo le nostre idee.

Quando abbiamo prima imparato e poi compreso che l’altro è solo un nostro specchio, abbiamo realizzato che è più produttivo fermarsi a riflettere sul fatto che se stiamo davanti a un comportamento nocivo, è perché lo attuiamo prima di tutto noi, senza vederlo.

È come mettersi davanti un vero specchio e notare un brufolo: non spacchiamo di certo il vetro per risolvere il problema, ma al contrario, ci serviamo della sua funzione per sapere dove applicare esattamente la crema.

Ecco, abbiamo cominciato a pensare allo stesso modo anche nella realtà quotidiana: quando vediamo una persona arrogante, falsa, maleducata, aggressiva… cominciamo a pensare dove abbiamo questi difetti e quando li utilizziamo con altri. In questo modo non solo viviamo più tranquillamente, ma abbiamo affinato anche le nostre armi di diplomazia e giustizia diventato pacieri delle liti altrui.

Andiamo a vedere come tutto ciò sia stato descritto nella mitologia.

Guerra tra Asi e Vani

Dipinto di Mårten Eskil Winge
È stato davvero difficile scegliere un solo mito o esempio storico, perché quanto detto lo si rivede in ogni tipo di guerra, discordia, litigio.


Parliamo di ciò, però, perché abbiamo spesso menzionato questa guerra e sicuramente lo faremo in futuro.

In un tempo molto lontano dal nostro, tra la comunità degli dèi Asi conosciuto viveva in pace, armonia e nel rispetto reciproco.
Questa quiete venne turbata dall’arrivo della misteriosa maga Gullveig (nome che vuol dire “ebbrezza dell’oro”) la quale pareva essere l’unica conoscitrice della magia seidhr, quindi in grado di comunicare con il regno dei morti e di fare riti che oggi potremmo definire sciamanici.


Questo suo essere occulto si mescolava perfettamente alla sua capacità di seduzione (la possiamo vedere simile a una Melisandre di Game of Thrones) e per tale motivo in poco tempo riuscì a seminare discordia, odio e invidia tra gli dèi, che cominciarono a litigare e uccidersi tra loro.
Gli dèi più saggi decisero quindi di condannarla al rogo ma lei riuscì a rimanere indenne alle fiamme, così riprovarono con la severa punizione per altre due volte, fino a quando il corpo si consumò del tutto.

Passò il tempo e tutto sembrò tornato alla normalità, fino a quando la fazione dei Vani cominciarono a cercare una loro donna. La notizia arrivò fino alle orecchie di Odino (re degli Asi) il quale capì immediatamente che Gullveig fu mandata proprio come pretesto per scatenare una guerra.

Non potendo mentire, raccontò come andarono le cose e questo portò a una grave guerra fratricida che durò molto a lungo. Nessuna delle due fazioni sembrava avere momenti di resa o incertezza e ogni battaglia provocava solo morti e distruzione.

Si arrivò così al punto in cui gli dèi decisero di stipulare un trattato di pace: decisero che il modo migliore per mantenerla fosse quello di scambiarsi degli ostaggi tra i migliori delle fazioni. Così Hoenir e Mimir, i più saggi tra gli Asi andarono dai Vani; i Vani Njórdhr con i figli Freyr e Freya andarono dagli Asi.

In questo modo le due fazioni poterono unirsi, proprio perché come intento ci fu quello di conoscersi meglio.

Se andiamo ad analizzare meglio il mito, vediamo come non solo i Vani, ma anche gli Asi avevano dentro di sé la voglia di incombere a una guerra, pur sapendo che non avrebbe portato mai a nulla.

Lo vediamo spesso nelle discussioni – anche via social – dove le parti A e B sostengono il loro pensiero e sembrano lo vogliano imporre, pur (inconsciamente) consapevoli che lo stesso vale per l’altro.
Così si passano le giornate in maniera rabbiosa, sprecando energie in qualcosa di inutile che non porta altro che distruzione e divisione, piuttosto che canalizzarle in ciò che potrebbe portare crescita, armonia, aiuto.

Dipinto di Emil Doepler
Arrivati allo stremo delle forze, gli dèi capiscono che non ci sarà mai un vero vincitore e siglano il patto di pace dando una parte di sé agli altri.

Allo stesso modo per tutti noi arriva un momento (in età diverse) in cui ci rendiamo conto che è inutile proseguire con questi comportamenti, perché così facendo non accadrà nulla di buono nella nostra vita e tanto vale sostenere le proprie opinioni senza abbassarsi di livello in liti sterili. Per poterlo fare bisogna riconoscere che la persona che abbiamo davanti, anche se la reputiamo la più stupida o sbagliata, è comunque una parte di noi e con lei ci stiamo comportando alla stessa maniera.

Solo così possiamo migliorarci e solo con il nostro progresso interiore potremmo imbatterci in conversazioni più mature dove i due punti di vista interagiscono per trovare un punto d’accordo nel benessere della comunità.
Comunicare è fondamentale per ogni specie vivente, persino per il regno vegetale, ma se è solo l’uomo a farlo per mettersi l’uno contro l’altro invece che per aiutarsi e sostenersi, possiamo davvero continuare a reputarci superiori?

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