martedì 19 settembre 2023

#Venezia80: Coup de Chance - Recensione

Nell’onda delle proteste di questa
Venezia80, l’attenzione è stata puntata sulla presenza di Woody Allen sul carpet. Arrivato al Lido per poter presentare il suo ultimo film “Coup de Chance”, il regista si è trovato bersagliato da un tentativo di invasione di campo da parte di alcune manifestanti. Con l’urlo: “No alla rape culture”, dunque, oggi parliamo dell’opera ultima del regista statunitense.

Dal francese possiamo letteralmente tradurre il titolo con “Colpo di fortuna”, del resto questo è uno dei temi più cari al vecchio Woody e lo possiamo già ricordare con “Match Point”. Partiamo col definire questa pellicola la più “Woody Allen” che mai, proprio perché al suo interno ci sono tutte le caratteristiche del suo cinema e tutti i diversi dettagli che hanno definito la sua filmografia. Dalla fortuna alla ricerca dell’amore, così come la sua tagliente ironia e il suo sottile sarcasmo: viene delineata una giovane coppia pronta a “scoppiare” davanti alle casualità della vita.

Jean
(Melvil Poupaud) e Fanny (Lou de Laâge) sembrano ben assortiti: lui fa diventare ancor più ricchi i ricchi, lei vende a quelle stese persone costosissime opere all’interno della galleria d’arte in cui lavora. Il pensiero di essere una moglie trofeo, però, attanaglia da sempre la giovane Fanny che, pur essendo al suo secondo matrimonio, è come se aspettasse altro dalla vita. Ma, come abbiamo detto, il caso si inserisce tra loro due e un giorno Fanny incontra un suo vecchio compagno di studi che per anni è stato segretamente innamorato di lei. L’arrivo di Alain (Niels Schneider), così come la conseguente frequentazione, fa evadere Fanny dal tedio che la circonda: frequentare gli amici del marito non la stimola poi molto e le battute di caccia in campagna non sono oggetto di suo interesse. Il vecchio compagno diviene la boccata d’aria fresca di cui non credeva di aver bisogno.

Se, però, da un lato la fortuna entra in gioco in maniera casuale; dall’altro abbiamo chi vuol essere artefice del proprio destino. Jean, sospettando del tradimento della moglie, inizia a farla pedinare scoprendo così la reale relazione extra-coniugale. Non diciamo altro sul modo di agire che l’uomo attuerà, ma diciamo che siamo spinti a soffermarci sul ragionare sull’illusione del controllo che molto spesso crediamo di avere. Jean ha la potenza monetaria necessaria per poter comprare alleati in questa sua lotta, ma allo stesso tempo il destino è più forte di lui e la casualità farà accadere eventi di cui lui non può disporre.

Allen, dunque, con tagliente ironia ci ricorda quanto sia inutile programmare o controllare ciò che ci circonda perché tanto gli eventi vanno per come devono andare. L’uomo fa e Dio dispone, pur avendo l’illusione di una sorta di libero arbitrio.

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