giovedì 20 ottobre 2022

#Racconti: Il segreto del tempio sotterraneo, parte 3: le forze ancestrali

ATTENZIONE:
Questa è la terza parte di un racconto, vi lasciamo prima i link delle prime due parti 



L’avventore riconosce le sagome che ha appena visto, sono l’oste e il pastore. Questi, dall’alto dei gradini, iniziano a parlare all'avventore.

Oste: come siete giunto sin qui, vi avrei dovuto trascinare io in questo posto!

Pastore: vedo che siete armato, immagino che le vostre intenzioni non siano delle migliori… poco importa, perirete sotto il fuoco nero e farete la stessa fine di molti altri. Il vostro ricordo verrà cancellato e la vostra morte sarà atroce. Vi avevo detto di non curiosare, ma avete scelto la vostra fine.

Oste: sommo pastore, lasciate che sia io a occuparmene, voi tornate all’interno del templio a preparare il rituale.

Il pastore osserva l’intruso con aria di superiorità, l’istante dopo si volta e ritorna all’interno della struttura.

L'oste si equipaggia con l'arco che porta sulle spalle. È di legno annerito, mentre la freccia che sta per scoccare termina con una pietra nera che riluccica in maniera sinistra con l'atmosfera violacea. L'oste ha un'ottima mira, cerca sin da subito di colpire il petto dell'avventore.

La freccia è scagliata con velocità, ma l'avventore sente i propri riflessi molto più acuiti e riesce a deviare il colpo con la spada di cristallo. L'oste rimane attonito per ciò che ha appena visto, inizia anche ad avere paura mentre vede l'avventore salire scale. L'oste continua a lanciare le proprie frecce, ma tutti i colpi vengono deviati.

Quando l'avventore sta per raggiungere la cima, l'oste scappa verso l'interno del tempio, correndo verso il pastore e ammettendo di aver sottovalutato l'avversario.

L'avventore finalmente riesce a vedere l'interno del tempio. L'interno è meno scuro dell'interno e le pareti sono decorate con mosaici la cui tonalità dei colori va dal blu al viola. I mosaici rappresentano figure grottesche e orrende, hanno un aspetto antropomorfo ma sembrano sono tutt'altro che umane. In fondo al tempio vi sono cinque gradini che portano a un altare in marmo nero.

Il pastore si trova all'altare, rivolgendo le spalle verso l'ingresso, ma si volta mentre sente arrivare l'oste impaurito. L'oste raggiunge il pastore e ammette di aver sottovalutato l'avversario e che da solo non potrà mai sconfiggerlo. Ma il pastore è disgustato dalla codardia dell'oste.

Pastore: Avete fallito il vostro compito e ora cercate da me la salvezza, ma l'unica cosa che troverete sarà la morte per mano mia.

Il pastore, con una mossa veloce, afferra la spada di ossidiana depositata sull'altare, e subito dopo trafigge il suo alleato. L'oste muore con uno sguardo sconvolto e impietrito tatuato sul viso.

Il pastore sfila la spada di ossidiana dal corpo dell'oste, e osservando l'arma coperta di sangue invocando una maledizione.

Pastore: Forze ancestrali rendetemi il vostro invincibile artiglio per eradicare l'intrusa presenza che sta offendendo questo luogo! Che il sangue di uno dei vostri fedeli maledica questa lama oscura affinché possa annichilire ogni sprazzo di luce!

Un vento sinistro investe il pastore, sollevandolo e portandolo con delicatezza ai piedi delle scale che conducono all'altare. L'avventore è investito da un'onda d'urto che lo fa vacillare senza farlo cadere.

Pastore: Sapete, conduco due vite e in entrambe sono un pastore. Qui, io sono il pastore che guida il proprio gregge verso le tenebre, il sommo sacerdote di un culto che venera potenze che voi, stolto, non potete neanche immaginare. Non potete sconfiggermi, questa spada di tenebra trafiggerà il vostro cuore. La vostra arma non potrà mai competere con la potenza maledetta di questa lama.

Avventore: Oltre ad annoiarmi con filastrocche e minacce, fatemi vedere se sapete combattere davvero. Ho capito che questa spada è destinata a estirpare le vostre eresie, e io sarò colui che compirà questa profezia.

I due brandiscono le armi con ferocia, e iniziano a correre l'uno verso l'altro per dare il via alla battaglia. Le loro armi cozzano generando scintille, ogni colpo viene parato dalla parte avversaria.

Le spade continuano a scontrarsi, fino a quando l’avventore assesta un colpo che frantuma l’arma dell’avversario, generando un urto che scaglia il pastore all’indietro, sino ai piedi delle scale che portano all’altare.

L’avventore si avvicina all’avversario incredulo per dargli il colpo di grazia, ma il pastore si rialza e afferra dalla cintura un pugnale nero.

Pastore: Non vi permetterò mai di profanare questo luogo! Ne vada della mia stessa vita. Forze ancestrali vi offro la mia morte affinché possiate scacciare l’intruso!

Il pastore si pugnala al petto, emettendo un urlo disumano. Il suo corpo inizia a sollevarsi e ingrandirsi, muta di colore e di forma.

Sembra si stia trasformando in una di quelle creature raffigurate nei mosaici.

L’esito di questa metamorfosi è qualcosa dall’aspetto mostruoso, una creatura alta cinque volte l’avventore. La pelle è di colore bluastro ed è piena di squame, sotto le spalle ha due grandi ali da drago. Il volto somiglia a quello di un gorilla molto arrabbiato con le zanne, e gli arti sono incredibilmente robusti, così come lo è il torace. Le sue mani sono simili a quelle umane, ma molto più grandi.

Vedendo tale abominio, l’avventore sta ricominciando ad avere lo stesso timore di quando è entrato in questo luogo, ma si rassicura subito dopo osservando la sua spada di cristallo.

La belva lancia pugni al suolo cercando di schiacciare l’avventore, ma quest’ultimo, con velocità inumana riesce a sfuggire a tutti i colpi.

La belva, sempre più irritata, inizia a sventolare velocemente le braccia contro l’avventore, cercando di lanciarlo contro la parete con un veloce movimento del palmo. Quella mostruosità riesce a mettere a segno un colpo spazzando via l’avventore, che viene lanciato con violenza contro una delle pareti laterali del tempio, perdendo la presa della sua arma.

L’avventore, stramazzato al suolo, osserva la belva arrivare velocemente verso di lui, ha la sensazione di vedere l’orrore della morte avvicinarsi.

Dolorante riesce a rialzarsi, schivando all’ultimo secondo un pungo che lo avrebbe schiacciato contro la parete.

L’avventore corre per recuperare la spada che gli era sbalzata dalle mani, mentre la belva lo insegue con rabbia. Riesce ad afferrare la propria arma, evitando il pugno imponente dell’abominio.

Con la spada recuperata, l’avventore ha ormai capacità ultraterrene. Si volta verso l’orrenda creatura e spicca un salto di tre metri, conficcando la spada di cristallo nel petto mostruoso di quella belva.

L’abominio urla di dolore e stramazza al suolo subito dopo. L’orrore è stato sconfitto e il suo cadavere giace di fronte al tetro altare.

Una sensazione gelida investe il volto dell’avventore. Sobbalza e si ritrova dietro la taverna di San Tiberio, in mezzo ai rifiuti. L’oste gli ha appena lanciato un secchio d’acqua ghiacciata. L’intera vicenda si è rivelata un’allucinazione che è iniziata da quando l’avventore ha sorseggiato il vino. A quanto pare ne ha sorseggiato davvero molto e ora l’oste gli chiede di saldare la consumazione. L’avventore, non avendo molti denari con sé, lavorerà i prossimi giorni nella taverna per ripagare il suo debito. Gli è passata la voglia di scoprire il segreto di San Tiberio, e si sente certo che non toccherà mai più del vino in vita sua.

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