martedì 7 luglio 2020

#StorieRomane: Galleria Borghese

"L'arte scuote dall'anima la polvere accumulata nella vita di tutti i giorni"
- Pablo Picasso
Sala d'ingresso (salone di Mariano Rossi)
Sala d'ingresso (salone di Mariano Rossi)


Il giorno che sono andata a Galleria Borghese era un'uggiosa e ventosa mattinata di fine Maggio e mi ero ritrovata zuppa all'interno del mio outfit che decisamente non era adatto al clima del momento, avevo mal di testa ed ero anche un po' nervosa, ma non appena sono entrata nella galleria, tutte queste cose hanno cessato di avere importanza: l'arte ha il potere di tranquillizzarmi all'istante.
La galleria, vecchia dimora dei Borghese, è un luogo estremamente sfarzoso, ma mai soffocante, né disorientante e annovera, grazie alla (quasi) mania collezionista di Scipione Borghese, numerosi quadri di Caravaggio, Raffaello, Tiziano e Bernini ed è proprio con quest'ultimo che Scipione Borghese instaurò un legame che lo rese nel 1618 un vero e proprio mecenate per l'appena ventenne Gian Lorenzo Bernini.

In questo luogo in cui si ha perennemente l'impressione di essere catapultati agli inizi del 1600 (periodo in cui iniziarono le progettazioni della villa e in cui nacque il Barocco), vale a pieno il concetto del "dove ti giri, ti giri bene". Non c'è un singolo angolo che sia lasciato vuoto e tutto è curato nei minimi dettagli.

Deposizione Borghese, Raffaello, 1507.
Ritrovarsi in un luogo come Galleria Borghese è a dir poco emozionante, e per tutto il tempo della mia visita mi sono ritrovata a dover costantemente trattenere le lacrime e la pelle d'oca ormai era diventata la mia migliore amica. Una cosa che mi ha emozionata ancora di più della galleria in se per se? Vedere dei bambini così tanto meravigliati da non riuscire a proferire parola davanti alla magnificenza a cui si trovavano davanti, sentire i papà o le mamme spiegare ai loro figli che stavano guardando dei pezzi di storia.
Un posto quasi magico, e faccio fatica anche solo a trovare le parole giuste per descriverlo. Faccio fatica a spiegare le mie emozioni, forse perché ne ho provate troppe, ed ero letteralmente sopraffatta.

Credo sinceramente che determinati luoghi e determinate sensazioni si possano comprendere solamente se si ha la possibilità di viverle in prima persona.

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