venerdì 17 luglio 2020

#StorieRomane: Roma e la fine del mondo


“Finché sta in piedi il Colosseo, sta in piedi Roma. Quando cade il Colosseo, cade anche Roma. Quando cade Roma, cade il mondo.”


Questa profezia, redatta nel VII secolo d.C. da Beda il Venerabile –un monaco cristiano e storico anglosassone- è una delle tante che hanno come tema la fine del mondo.
È giunta fino a noi, ripetuta e temuta dai romani ogni volta che passeggiano attorno al Colosseo.
Ma è veramente riferita alla caduta di una delle sette meraviglie del mondo? In realtà Beda fa riferimento al Colosso di Nerone, un monumento della Roma antica raffigurante Nerone e del quale ormai non abbiamo più traccia. Il che è di buon auspicio, visto che Roma rimane ancora in piedi e richiama ogni anno milioni di turisti provenienti da ogni angolo del mondo (secondo l’Istat Roma nel 2019 ha attirato ventinove milioni di turisti stranieri).  
Questa non è l’unica previsione sulla fine del mondo che parte da Roma, il che mi fa sempre sorridere. Ancora adesso la Capitale italiana viene considerata il pilastro fondamentale per l’intera umanità: se cade Roma, cade tutto il resto.
Secondo un’altra profezia, infatti, quando la statua equestre di Marco Aurelio tornerà a essere dorata, la civetta –il ciuffo di peli tra le orecchie del cavallo- tornerà a cantare. Quello sarà il segnale della fine di Roma e quindi del mondo conosciuto.        


Fortunatamente la Statua che vediamo a Piazza del Campidoglio è solo una copia; l’originale è situata all’interno del Palazzo dei Conservatori, proprio per preservarla dalla corrosione del tempo che già nel 1979 la stava trasformando in oro. 
Ufficialmente, quindi, si tratta di protezione della scultura, ma chissà che in realtà non si celi un velo di leggera scaramanzia.

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