lunedì 6 luglio 2020

#Libri: Cambiare l'acqua ai fiori

Il libro di Valérie Perrin è un inno alle interminabili possibilità che la vita ci offre. Non ho mai creduto alla frase: “Il treno passa solo una volta. Se non ci sali, lo hai perso per sempre”. 
I treni passano infinite volte, e saliamo su quello giusto quando ci sentiamo pronti. Nel frattempo possiamo anche rimanere in attesa sulla banchina a guardarci attorno, a incappare nelle vite degli altri.

Violette è una donna che dalla vita ha ricevuto molte cose, ma non l’amore. È stata abbandonata alla nascita, ha passato gli anni della sua infanzia spostandosi da una famiglia affidataria all’altra, con la speranza di un’adozione mai ottenuta. Ha avuto solo la musica e si è immaginata i suoi cantanti preferiti come parenti: genitori e zii lontani che le dedicavano parole in versi.

La vita sembra cambiare quando si innamora di Philippe, ma dura poco: si rivela presto un uomo egoista e traditore. Eppure Violette si accontenta delle briciole d’amore che lui le dà ogni tanto, fino a quando l’amore, quello vero, si presenta a lei risiedendo in sua figlia Léonine.

“L’essere è eterno, l’esistenza un passaggio, la memoria eterna ne sarà il messaggio.”
Ma la vita insegna la lezione più terribile a Violette: l’amore non è per sempre, neanche se lo proviamo per i nostri figli. Nel momento più oscuro, quando ha la consapevolezza che sua figlia non diventerà mai donna, Violette non si lascia andare, non cambia il suo essere. Rimane buona, generosa, con un’attenzione particolarmente rivolta a ogni essere vivente: umano, animale o vegetale.
Accetta il lavoro come guardiana di un cimitero di una cittadina della Borgogna e la sua vita è divisa tra vicini molto silenziosi, e visitatori curiosi o che hanno semplicemente voglia di raccontarle la propria storia. Li aiuta, tacendo sul suo dolore più grande: quello della perdita della figlia.

Ogni protagonista, vivo o morto, ha la sua storia ben raccontata. Nessuno è totalmente buono o cattivo. L’egoismo, la timidezza, la crudeltà… ogni comportamento tenuto in vita ha un suo perché, che può essere spiegato e capito solo con gli occhi della morte.

“Quand’ero giovane ho voluto fare come tutti, mi sono sposato. È una bella cretinata fare come tutti, un’idea stupida. Le buone maniere, le apparenze, i preconcetti sono roba che uccide.”

La vita cambia in continuazione, ci può dare una possibilità dopo l’altra. L’afferriamo quando siamo sicuri di noi stessi, e se non è il momento, non fa nulla. Può succedere che il grande amore si possa vivere in tarda età, che un sogno si avveri quando non lo si aspetta più, e che si possa far pace con il proprio passato quando esso è sepolto. La morte aiuta la vita, c’è rinascita. Le energie non cessano mai di vibrare del tutto, molte rimangono fino al compimento di qualcosa lasciato in sospeso.

“Non giudicare i giorni dalla raccolta che fai, ma dai semi che semini.”

Il parallelismo tra vita e natura è affascinante: piantiamo un seme, lo curiamo, lo proteggiamo, rendiamo la terra fertile per lui, e dopo mesi d’attesa siamo pronti a raccogliere i frutti. Così è per le nostre relazioni, per i nostri progetti e per ciò che siamo. Non dobbiamo giudicare la nostra vita in base a ciò che abbiamo, ma dobbiamo giudicarla in base a ciò che diamo. A Violette è stato vietato l'amore, strappato nel modo più crudele, eppure lei non ha mai smesso di donarlo agli altri.

“Il passato è il veleno del presente.”

Non può essere il passato a descriverci, ma siamo noi stessi in base a ciò che diciamo, facciamo o pensiamo. Violette ha sempre creduto di essere sola, non ha mai fatto un torto a qualcuno e non ha mai avuto il coraggio di aprirsi sul serio. Eppure, nonostante si avvicini ai cinquant’anni, trova il coraggio di lasciare andare ciò che è stato e vivere una nuova vita. Ha il coraggio di tenere nuovamente per mano un uomo e un bambino, si lascia andare alla gioia che portano, rimanendo sempre accanto ai suoi vicini silenziosi.

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