martedì 14 luglio 2020

#Pensieri: National Gallery

Nei miei cinque mesi di soggiorno a Londra, le cose che hanno cambiato il modo in cui percepisco il mondo e le relazioni sono state tante e tante quelle che mi hanno cambiato la vita.
Non so perché, ma da amante dell'arte avevo procrastinato per più di quattro mesi la mia visita alla National Gallery, uno dei musei più importanti non solo del Regno Unito, ma del mondo. È situato a Trafalgar Square e adiacente a Covent Garden, Soho e Piccadilly Circus, che erano tutti luoghi che frequentavo abitualmente.

Un giorno di fine Novembre, però, dopo essere stata trascinata giù dal letto di prima mattina da quella che era la mia migliore amica che mi era venuta a trovare a Londra, alla fine ci siamo ritrovate alla National Gallery.
Esatto, "ci siamo ritrovate", perché il massimo della pianificazione che era stata fatta per i giorni del suo soggiorno a Londra era una lista (tra l'altro molto confusionaria) di cose da fare e vedere.
Il giorno che ho visitato il museo è stato decisamente uno di quelli che hanno cambiato radicalmente la mia vita.

Nemmeno a dirlo, per gli amanti della storia dell'arte la National Gallery è una meraviglia quasi senza precedenti: racchiude dipinti dal XIII secolo fino al 1900, settecento anni di storia tutti, ma proprio tutti da ammirare per ore e ore.

Per citare solo alcuni dei nomi in cui possiamo imbatterci camminando all'interno del museo: Sandro Botticelli, Leonardo Da Vinci, Piero della Francesca, Jacopo Tintoretto, Johannes Vermeer, Joseph Mallord William Turner, Vincent van Gogh e Francisco de Goya.

Se dovessi descrivere e parlare di tutte le opere all'interno della National Gallery non saprei da dove iniziare e sopratutto ci vorrebbe un quantitativo di tempo indescrivibile. Posso, però, dirvi che è proprio qui, davanti a uno dei quadri del mio amato Pierre-Auguste Renoir, che ho deciso, dopo anni di confusione, che avrei voluto studiare storia dell'arte.

Come ho già detto nell'articolo della mostra degli Impressionisti Segreti che ho scritto tempo fa, mi emoziono sempre davanti ai quadri dei pittori impressionisti, e se nel mio cuore Renoir ha un posto speciale, è proprio per la reazione che mi ha suscitato quando l'ho visto alla National Gallery.

"Io amo la delicatezza"
- Saffo

Iris, Claude Monet, probabilmente tra il 1914-1917.
Iris, Claude Monet, probabilmente tra il 1914-1917.


Stanza quarantuno, secondo piano: è la stanza di Cézanne, Renoir, Vuillard, Monet, Klimt e tanti altri.

Stanza delicata, la numero quarantuno. I quadri che vi sono esposti, con i loro soggetti dai contorni poco definiti, ti fanno sentire tranquillo, completamente a tuo agio.
Non sono pretenziosi e non asseriscono a tutti costi il loro valore e la loro importanza, forse è proprio per questo che mi piacciono così tanto.


È successo davanti a "Gli Ombrelli" del sopracitato Renoir.


Gli ombrelli, Pierre-Auguste Renoir, 1881-1886.
Gli ombrelli, Pierre-Auguste Renoir, 1881-1886.


È stato un attimo: credo di aver sentito il mio cuore fermarsi e ricominciare a battere dentro la mia gabbia toracica e le lacrime mi sono scese dagli occhi senza che io me ne accorgessi, e sempre senza che io me ne accorgessi, improvvisamente mi sono ritrovata abbracciata alla mia amica che, un po' imbarazzata e forse anche un po' intenerita, cercava di calmare i miei singhiozzi.
Non so cosa deve essere accaduto in quel momento, e non so perché proprio davanti a quel quadro, ma mi ricordo distintamente di aver pensato che non mi ero mai sentita così davanti a nessun'altra forma d'arte.
Qualche minuto dopo, una volta calmata, la mia amica mi ha posto una sola e semplice domanda: "Dopo la reazione che hai avuto prima, sei ancora indecisa su quello che vuoi fare?".

No, decisamente non lo sono più.


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