giovedì 16 luglio 2020

#Cinema&SerieTv: Con i piedi per terra - Recensione

La potenza dello storytelling non è mai da sottovalutare. La narrazione è quella che riesce a fornirti un diverso punto di vista e molto spesso ti permette di farlo tuo. “Con i piedi per terra” riesce proprio a fare questo. Fin dalla sua premessa spinge lo spettatore ad assumere una posizione non passiva, si partecipa al viaggio come se si fosse la spalla di Zac Efron, riuscendo a percepire la sua meraviglia con abbastanza forza da riuscire ad assimilarla.

Trentadue anni, fisico da bagnino, sorriso spontaneo e un paio di occhi chiari che sono stati in grado di far urlare milioni di ragazzine fin dai tempi di High School Musical. Tutti – tutte soprattutto – conoscono la fama di Zac e la sua filmografia, ma attraverso questa docu-serie si ha un po’ la possibilità di scoprire le sue fragilità e i suoi dubbi. Lui che da Hollywood mette i piedi per terra per potersi riconnettere con la natura, così che questo viaggio gli permetta di accrescere se stesso e di cambiare la prospettiva con cui finora ha vissuto.
Zac ci porta dentro la sua testa, durante la sua avventura alla scoperta delle meraviglie che questo pianeta ha da offrire. Lui si mette a nudo e racconta molte piccole chicche sulla sua personalità che sono deducibili anche da modo con cui si approccia a ciò che sta esplorando. L’Islanda, la Sardegna, il Costa Rica sono solo alcune piccole tappe in un percorso in realtà molto più profondo e grande. Perché la natura cambia il suo assetto, la sua connessione, tanto da spingerlo a commuoversi e a rivalutare ciò che ha avuto finora. Questo fa sì che chi sta fruendo delle varie puntate riesca ad emozionarsi esattamente come fa lui.

Poesia. Quasi magia. La narrazione si spinge verso una riscoperta di ciò che è reale e tangibile, un mondo che si vive off-line e lontano dalle iper-connessioni di cui tutti noi siamo dotati. Tradizioni, scoperte, tecnologie che vengono usate in modo talmente tanto innovativo da poter essere integrate con la parte più selvaggia del mondo. Elementi necessari proprio all’indomani del lockdown perché attraverso la narrazione che ci offre "Con i piedi per terra", è possibile rivalutare noi stessi la nostra impronta su questo pianeta.

Personalmente mi sono molto emozionata nel sentire le parole che Zac ha dedicato al suo pubblico in alcune puntate. Esse sono il simbolo di ciò che era abituato a vivere e fa evincere anche quanto il suo modo di pensare possa essere distante anni luce da come si vive o si cresce in Italia. Gli argomenti variano e toccano punti ben diversi da loro, ma tutti riconducibili a un solo fattore: la nostra presenza su questo pianeta. Perché nella docu-serie viene raccontato il modo con cui l’uomo può affrontare il domani, un modo originale che scinde da mode passeggere e che preme il piede sull’acceleratore fatto di storia e di tradizioni. Zac Efron ci ricorda l’importanza di ascoltare ciò che è esistito prima di noi, per poter apprendere il modo migliore per preservare la vita dell’uomo su questo pianeta.

Consiglio a tutti di lasciarsi trasportare dalla magia di queste puntate e di commuoversi esattamente come fa l'attore davanti a un piatto di ottimi ravioli o a del latte di capra appena munto, ricordandoci di non perdere mai la connessione con ciò che è tangibile, dimenticandoci ogni tanto di ciò che è virtuale.

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