mercoledì 23 dicembre 2020

#Cinema&SerieTv: After life, il capolavoro di Ricky Gervais

Il nome "Ricky Gervais" è sinonimo di qualità, da considerare quasi come un brand di alto livello. Il comico, sceneggiatore e produttore britannico - forse per ovvi motivi ancora non molto conosciuto qui da noi, ma una vera star in patria e oltreoceano - ha innato in sé il dono della satira, quella più pungente e scorretta, quella che non guarda in faccia nessuno, che qui da noi viene vista ancora con sospetto e di cattivo occhio.

 Se questa è l'immagine più popolare, per così dire, che caratterizza Gervais, quando si legge la sinossi di "After life", si finisce per restare spiazzati, perchè si pensa a qualcosa di triste e deprimente. Nulla di più sbagliato. After life è forse il lavoro più maturo del poliedrico artista britannico, in cui il proverbiale sarcasmo, british humour, politicamente scorretto e anche un pizzico di black humour, sono solo elementi che arricchiscono la narrazione.

Il fulcro della serie, potrebbe sembrare incredibile, è l'amore, o meglio l'amore perduto a causa della morte del partner, e le difficoltà che chi rimane è costretto ad affrontare, dovendo subire le ingerenze da parte della società che impone di "andare avanti", di "continuare a vivere", di "essere felici", relegando il lutto ad una esperienza privata. Bene, in After life, il lutto diviene quasi un problema di pubblico interesse, nel senso che le conseguenze si ripercuotono in maniera forte anche su chi sta vicino alla persona che lo ha subito (la società, appunto).

Tony, infatti, è un giornalista della Tambury Gazette, un quotidiano gratuito locale, di un paesino della provincia inglese. Tony ha appena perso Lisa, la compagna di una vita, quella che banalmente definiremmo l'anima gemella, per un tumore. Il primo episodio, infatti, si apre con un videomessaggio (il primo di una lunga serie) di Lisa che, dal letto d'ospedale, invoglia Tony ad essere una persona migliore; lui, con l'aria stanca e gli occhi lucidi, lo guarda e comincia la sua giornata, la sua solita routine, in cui si comporterà male con tutte le persone che mostreranno un minimo di interesse per la sua situazione. D'altronde Tony ha perso l'unica ragione di vita che lo faceva andare avanti, e ora la sua esistenza consiste nel dire e fare ciò che gli pare, tanto c'è sempre il "superpotere"  del suicidio, che può porre fine a tutto. Qui termina la parte in cui trionfano cinismo, scorrettezza e sarcasmo. La magia di questa serie comincia proprio nel momento in cui, a ciò che abbiamo appena descritto, si sostituisce un momento dopo, un flusso di empatia e di dolcezza che lascia davvero spiazzati. Quando Tony rientra a casa la sera, e tra un bicchiere e l'altro, continua a guardare vecchi video con Lisa, grazie anche ad una straordinaria interpretazione di Gervais, capiamo sul serio le sue sofferenze, ci immedesimiamo in lui perchè magari abbiamo, nel nostro piccolo, vissuto esperienze simili; la catarsi risulta essere davvero forte. Con lo scorrere della narrazione, sempre uguale ma allo stesso tempo, sempre diverso, vediamo l'evoluzione del personaggio, il quale si renderà conto che, nonostante tutto, nonostante il dolore della perdita probabilmente non passerà mai, ci sarà sempre qualcosa per cui varrà la pena di vivere. Può sembrare un messaggio banale, già visto, trito e ritrito, ma nel contesto in cui si inserisce assume una forza e una prorompenza davvero importante.

Oltre al messaggio positivo di fondo, che passa nel momento in cui il protagonista prende consapevolezza che la vita va comunque vissuta, se non altro per aiutare il prossimo, After life affronta il tema dell'amore, come accennato in precedenza, da una prospettiva diversa, quella del distacco. Viene posto l'accento, infatti, sulla mancanza di quella di routine di coppia, che diventa importante proprio quando il partner di un'intera esistenza non c'è più. "Non mi manca fare cose con Lisa, mi manca non fare niente con Lisa" è una battuta che fa capire quanto sia difficile andare avanti e quanto sia ancora più duro accettare l'inevitabilità della morte.

After Life dunque ripercorre le fasi del lutto. Dal rifiuto dei primi giorni, alla rabbia riversata sulle persone che stanno intorno al protagonista, ai tentativi di reagire uscendo con altre donne, allo sconforto che si ripresenta nella seconda stagione per arrivare ad una accettazione che si concretizza nel bisogno di restituire il bene ricevuto.

Ecco perchè, nelle due stagioni finora rilasciate (ne arriverà una terza), non si può fare a meno di ridere e di piangere. Si ride per le storie assurde che Tony, da giornalista di provincia deve raccontare, e per il modo in cui smonta e distrugge le convinzioni e i desideri altrui - emblematici sono i dialoghi sul senso della vita e sulla religione, nella redazione del giornale. Si piange perchè la vita è molto più complicata del semplice "andare avanti", perchè i ricordi, la memoria, il tempo stesso e le stesse esperienze di vita che facciamo dopo la perdita di una persona cara, quasi sempre, ci portano a ripensare a come stavamo bene prima e, di conseguenza, a stare male.

Dunque After life non è un racconto fatto di commiserazione che ci dice quanto sia facile lasciarsi andare. È una storia che afferma il nostro sacrosanto diritto di essere tristi e arrabbiati, di schernire l’idea di una felicità da esibire a tutti i costi, ma allo stesso tempo, e sta lì la vera forza della serie, ci invita a capire che, nonostante il destino, gli eventi, le nostre scelte (chiamatele come volete) possano porci avanti a difficoltà, a prima vista insormontabili, c'è sempre un sentiero sì impervio, ma che ci può condurre a una nuova consapevolezza, che restituisca un minimo di senso alla nostra esistenza.

[Info]
L'articolo è stato scritto da Virginio Avellino! Se siete interessati a conoscerlo, ci lasciamo i suoi contatti: Facebook Instagram Twitter

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