sabato 19 dicembre 2020

#Musica: Show&Tell

Ormai Melanie Martinez nella nostra rubrica di musica non è affatto nuova; abbiamo parlato di Dollhouse e Sippy Cup, dell'album Crybaby e successivamente di Orange Juice e Strawberry Shortcake, di K-12.

Lo avevamo già detto: si potrebbe e dovrebbe scendere nel dettaglio di ogni singola canzone della cantante statunitense e in realtà pian piano lo stiamo anche facendo ma per il momento ci vogliamo soffermare su Show&Tell, sempre dell'album K-12.

Show and tell, letteralmente "mostra e racconta", è un'attività molto famosa nelle scuole elementari americane, inglesi, neozelandesi e australiane. Durante questa attività, che allena i piccoli al public speaking (l'arte oratoria), viene chiesto ai bambini di parlare un oggetto a loro scelta, descrivendolo come meglio credono.

"Why is it so hard to see? If I cut myself I would bleed.
I'm just like you, you're like me: imperfect and human, are we?
Show and tell, I'm on display for all you fuckers to see.
Show and tell, harsh words if you don't get a pic with me.
Buy and sell, like I'm a product to society.
Art don't sell unless you fucked every authority.

(Perché è così difficile da vedere? Se mi tagliassi sanguinerei.
Sono come te, tu sei come me: imperfetti e umani, vero?
Mostra e racconta, sono in vetrina così che tutti voi stronzi possiate vedermi.
Mostra e racconta, parole crudeli se non riesci a farti una foto con me.
Compra e vendi, come se fossi un prodotto per la società.
L’arte non vende a meno che non ti scopi tutte le autorità.)
"

Si sa che chi viene definito “famoso” o anche solo “personaggio pubblico” non viene visto nemmeno come un essere umano molto spesso, e la Martinez (che scherzando ci tiene sempre a ricordare al pubblico il suo essere Toro ascendente Scorpione), ha più di una volta dichiarato esplicitamente la sua natura introversa e mostrato il suo disagio di fronte ai fan o in generale di fronte alle persone che molto spesso non la fanno nemmeno parlare quando si sente di dover esprimere un concetto, o che semplicemente la fanno sentire deumanizzata.
Nel 2016 durante un concerto, per introdurre la canzone Mrs. Potato Head, Melanie ha deciso di fare una cosa che non fa mai sul palco: parlare e raccontare di esperienze personali.
Perché la canzone parla di argomenti delicati e ogni tanto anche alle persone famose, per quanto riservate, potrebbe far piacere la condivisione di storie per sentirsi un po' più vicini al pubblico.
Se il tuo pubblico però di media è costituito da ragazzini dagli undici ai sedici anni che non capiranno mai che anche il personaggio famoso in questione è un essere umano, il disastro è quasi assicurato.
E infatti, la cantante all'epoca ventunenne non è riuscita praticamente a spiccicare parola perché non solo chi era al concerto sovrastava la sua voce gridando, ma ad un certo punto delle fan in platea hanno iniziato a parlarle sopra.
La cantante è stata vittima per giorni di critiche ed insulti per un essersene uscita con un "I'm sorry, I'm talking" ("Scusami, sto parlando") abbastanza stizzito e palesemente de core, come si suol dire a Roma.

In un'intervista, non troppo tempo dopo, Melanie ammetterà che se già essere sul palco di per sé comporta una dose di ansia decisamente non indifferente, per lei che è un'introversa cronica con problemi di ansia, parlare e raccontare di sé è quasi impossibile.
Inoltre, lei stessa ammette di essere un piagnona (è dedicata proprio a sé stessa Crybaby, una delle sue canzoni più famose) e dice senza problemi che il suo smettere di parlare all'improvviso in quel momento era dovuto proprio dalla sua imminente crisi di pianto.

Sempre nel 2016, e da questo episodio prende spunto la frase "harsh words if you don't get a pic with me" la cantante è stata vittima di insulti da parte dei fan per essersi rifiutata di fare alcune foto con quest'ultimi.

Purtroppo l'idea che se sei famoso praticamente non sei nemmeno un essere umano, è fin troppo comune nella società odierna, così come è fin troppo comune il fatto che se sei una donna "l'arte non vende finché non ti scopi tutte le autorità".
Vero che l'arte vende difficilmente a prescindere dal genere dell'artista, ma è vero anche che se sei un uomo in questa industria, non ti sentirai dire così spesso cose come: "questa cosa la potrai ottenere solo se ti metti in ginocchio" o "la prossima volta presentati un po' più scollata, eh?". Guardiamo la realtà in faccia, tutte le donne nell'industria dell'arte si sentono dire queste cose almeno una o due volte nel corso della loro carriera, che lo vogliano ammettere o no. O forse è più corretto dire: che lo possano ammettere o no.

"It's really hard for me to say just how I feel, I'm scared that I'll get thrown away like a banana peel.

(È davvero difficile per me dire come mi sento, ho paura che verrò buttata via come una buccia di banana.)"

Perché questa è la triste realtà di chi vive per l'arte e con l'arte: finché sei giovane, bello e fai presenza ti stanno tutti dietro e vivi gli anni migliori della tua vita. Finché "ti comporti bene" e non fai niente che possa rovinarti, non sei destinato all'oblio totale.
Sappiamo molto bene però che tutto ciò non regge; il tempo passa, invecchiamo, facciamo errori, ci stanchiamo e con il passare deli anni e dei decenni è inevitabile cadere nell'oblio e tornare ad essere, se non il nulla assoluto, quasi.

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