mercoledì 23 dicembre 2020

#Natale: Primo Natale

Fuori è ancora buio, la mamma si è alzata da un po’, mi ha dato un bacio leggero sulla fronte ed è uscita dalla stanza. Mi ha svegliato, ma non ho pianto, anche perché papà è rimasto a dormire e non mi va di disturbarlo. Allungo le mie gambe e tiro un sospiro, è così bello quando sono distese. Mamma mi ripete che se continuo a fare forza, prima o poi camminerò. Rido mangiucchiandomi la mano, non vedo l’ora.


La mamma entra piano piano in stanza e avverto un profumo di qualcosa mai sentito prima, o forse sì, ad alcune bancarelle fuori, ma qui in casa è più forte. Sveglia dolcemente papà e si danno un bacio. Io chiudo gli occhi, so che la mamma verrà a controllarmi e voglio lasciarle ancora qualche attimo con il papà, visto che non si vedono mai. 

Papà mi dà una carezza, poi mi rimbocca le coperte ed escono dalla stanza, la porta si chiude con un leggero scatto e l’odore dolce e intenso sfuma dopo pochi secondi. Mi pare che la mamma lo chiami “cioccolata calda”. Sì, è così che si chiama. Me ne ha data una goccia minuscola quando stavamo fuori assieme a Lisa, la sua migliore amica. 

Mi metto seduto dritto, le sponde del letto sono abbastanza robuste per provare a tirarmi su. Mi aggrappo e faccio forza, ma invece di tirarmi su senza problemi, i miei piedi affondano nel materasso, e mi ritrovo seduto di scatto. Il pannolino bagnato mi provoca un grande fastidio, e mi metto a piangere. 

Non volevo piangere, così piango ancora più forte perché sto piangendo. Che strazio. Avrei voluto lasciare mamma e papà tranquilli, un po’ per conto loro, e invece ho rovinato tutto. Le lacrime sono grandi e calde sul mio viso. Papà apre la porta e mi dice di stare tranquillo. Mi prende in braccio e mi stampa un bacio alla marmellata di ciliegie. Lo guardo un po’ infastidito, e lui si mette a ridere scusandosi. Mi pulisce la guancia, e rido con lui. 

Accende la luce e la loro stanza riprende colore. Non ho paura del buio, perché mamma e papà mi lasciano sempre la luce accesa sopra il mio carillon, però mi piace di più quando è tutta colorata. Mentre mi cambia il pannolino mi parla di qualcosa. Un signore anziano sembra essere entrato in casa durante la notte, io sono perplesso: perché papà ride invece di essere preoccupato? Però rido con lui perché le sue espressioni sono buffe, soprattutto quando imita la risata e la voce di quel signore. 

Ora che ho il pannolino asciutto mi sento meglio, anche se affamato. Papà mi prende in braccio e mi porta dalla mamma che ha intanto preparato il biberon. La guardo e le batto le manine, non vedo l’ora di mangiare. Ma poi papà devia, e io lo stringo di più, ho paura. Dove mi sta portando, se non andiamo a mangiare? 

Attraversiamo il corridoio e arriviamo in salone, sotto l’albero di Natale ci sono dei pacchi colorati. Sgrano gli occhi e sorrido vedendo l’albero di Natale. Mi piace tantissimo: ha così tante luci, decorazioni, colori… quando mamma e papà lo stavano addobbando, io ho persino dimenticato Mister Smile e li ho osservati in silenzio per tutto il tempo. 

«Vedi, Lorenzo? Questi sono i doni che ti ha portato Babbo Natale.» 

Mi volto verso la porta del salone, la mamma è arrivata col biberon e me lo dà sorridendo, assieme a un bacio sulla nuca. Respira sempre il mio odore e a me mette i brividi. Papà mi mette giù, sembra più felice di me. 

«Vogliamo vedere che ti ha portato?» scarta i regali con impazienza, urlando di gioia per un trenino di plastica e una palla che fa la musica. Mi passa ogni gioco ma li guardo solo, io non voglio tradire Mister Smile. 

Mi aggrappo al divano, e sto in piedi. Papà guarda la mamma che mi dice di andare ad aprire gli altri regali assieme a papà. Mi volto verso papà, non sembra così lontano, dopotutto. Faccio dei passi tenendomi al divano, che poi però finisce. 

Rimango in piedi per qualche altro secondo, provando ad aggrapparmi all’aria. Papà mi tende le braccia, e dopo un passo mi butto su di lui. Mi riempie di complimenti, ma non li sento bene, ho il cuore a mille. 

Rido felicissimo e mi prendo tutto l’amore dei miei genitori.

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