giovedì 31 dicembre 2020

#StorieRomane: Marforio

Torna il nostro appuntamento con le statue parlanti di Roma, quelle sculture sparse per la città su cui i cittadini erano soliti lasciare frasi e invettive contro il potere dell’epoca. Abbiamo già parlato di Pasquino e di Madama Lucrezia, ma oggi parliamo di Marforio. Si tratta di una statua costruita da un ignoto nel primo secolo, che probabilmente rappresenta il dio Nettuno, Oceano o il Tevere. Secondo altre fonti sarebbe la personificazione del fiume Nera, uno dei principali affluenti del Tevere. 



Il suo ritrovamento fu negli odierni Fori Imperiali, nel Foro di Augusto, nei pressi del tempio di Marte Ultore, motivo per cui la zona aveva il nome di Foro di Marte. Il nome della statua, Marforio, sembrerebbe derivare da una deformazione del nome latino del posto. 
 
Altra ipotesi fa riferimento ad una iscrizione sulla statua, che riportava la dicitura “Mare in foro”, oppure da una famiglia importante (Marfoli o Marfuoli) che aveva nella zona una proprietà. La statua fu spostata dai Fori Imperiali per volere di papa Sisto V prima sulla piazza di San Marco, poi sulla Piazza del Campidoglio, sul lato dell'Aracoeli, come ornamento della fontata Piazza Colonna, ideata da Giacomo della Porta. Quando, a metà del 1660, alla statua servì un restauro e alla fontana uno sbiancamento, fu poi spostata nel cortile di Palazzo Nuovo.

Come per le altre statue parlanti, anche su Marforio venivano affisse delle invettive contro il papato o il potere corrente: scritte in latino o in volgare, questi messaggi avevano una carattere politico, dove venivano denunciati soprusi e violenze. I messaggi erano sempre anonimi, come se fossero commenti della statua stessa. Dopotutto non si può arrestare una statua!

La statua è oggi posta nei Musei Capitolini, inserita in una nicchia poco profonda con due colonne di capitello corinzio. Le grandi colonne di granito grigio, con fregio a rilievo di sacerdoti egizi, provengono dal santuario di Iside e Serapide nel Campo Marzio. Marforio, adagiato su un fianco con addosso una veste che gli avvolge il busto, ha una mano poggiata sul ginocchio e stringe una conchiglia, con uno sguardo tanto sfacciato quanto irriverente.

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