giovedì 16 novembre 2023

#Pensieri: La tossicità di Una mamma per amica - Prima Parte

Che io sia ossessionata da “Una mamma per amica” non è un mistero. Chi non mi conosce può capire l’entità di tale pazzia e da quale parte dei protagonisti mi ritrovo. Se, invece, è la prima volta che vi imbattete in un mio articolo, basta recuperare quelli che parlano di Lorelai e Rory Gilmore.


In questo articolo, però, voglio solo parlare della tossicità presente nella serie tv. Certo, la serie originale è andata in onda dal 2000 al 2007, quindi è normale ci siano enormi differenze culturali rispetto a sedici-ventitré anni fa. Voglio soffermarmi, però, sui lati tossici che sarebbero dovuti essere tossici anche a inizi Duemila ma che abbiamo inspiegabilmente giustificato.

In questa prima parte ci concentriamo maggiormente sulla relazione genitori-figli.
 
Richard, Emily e Lorelai

Lorelai cresce con genitori (Richard ed Emily Gilmore) soffocanti, maniaci del controllo che ignorano completamente i suoi sentimenti. Sono narcisisti, pensano solo alle apparenze e quando la figlia esce fuori dagli schemi non perdono tempo a incolparla, gettandole addosso errori e umiliazioni senza senso.


Cresce da sola, isolata emotivamente e fisicamente in una casa immensa dove può legarsi solo alla televisione e ai numerosi ragazzi da cui ricerca costantemente amore.

Sono i classici genitori-vittime dalla teoria: “Ti abbiamo dato tutto, eppure ci tratti male”, peccato che non sappiamo dare sostegno, soprattutto se hanno di fronte una persona che esce dai loro standard.
Lorelai è stata costretta alle buone maniere, a partecipare alle feste dei propri compagni di scuola stando seduta, composta e immobile “per non rovinarsi il vestito”. Per lei c’è stata solo un’unica via, decisa fin dalla nascita col nome ereditato dalla nonna paterna. Lei è Lorelai Victoria Gilmore, e come tale dovrà portare avanti il nome di famiglia. Tanto di cappello al femminismo che la vuole unica ereditiera nonostante l’essere donna, ma Lorelai questo non lo desidera.     
Sogna una vita indipendente, senza il lusso. Sogna di conoscersi, di esplorare diverse realtà e agli occhi dei genitori narcisisti il suo spirito ribelle, curioso, insolito per la campana di vetro dell’élite in cui l’hanno voluta far crescere, diventa qualcosa da estirpare il prima possibile, con ogni mezzo.


Non sentendosi amata da chi l’ha messa al mondo, Lorelai può solo cercare le attenzioni del sesso maschile e fin dalle medie inizia una lunga lista di fidanzamenti e frequentazioni varie che si concludono con Christopher Hayden, solo perché lei rimane incinta a sedici anni.

Christopher, proveniente anche lui da un’ottima famiglia, sa come ci si comporta in questi casi e chiede a Lorelai di sposarla. Lei rifiuta perché consapevole del fatto che sono troppo giovani e lui… sparisce. Inizia così una replica di genitori tossici anche con la piccola Rory.

Christopher, Lorelai e Rory

Almeno per i primi quindici anni Christopher non aiuta nel mantenimento di Rory e i contatti che hanno solo chiamate sporadiche.

Lorelai viene fatta passare per la buona e brava donna che non lo pressa, lo lascia libero di comportarsi come vuole… non c’è esempio più sbagliato di questo. È vero, non dovrebbe far trasparire nulla davanti a Rory, ma allo stesso tempo dovrebbe come minimo assillare Christopher di darsi una svegliata e avere un legame con la figlia.

Ma si sa, la mela non cade mai lontana dall’albero e Lorelai, cresciuta in solitudine, fin dalla nascita plasma la primogenita a sua immagine e somiglianza dandole il suo stesso nome: Lorelai Gilmore, per gli amici e famigliari Rory.
Vede nella piccola creaturina la sua unica ragione di vita, l’unica che potrà effettivamente amarla e in effetti se il padre è fuori dai giochi, per lei è anche meglio.

Scappa dalla casa dei genitori quando Rory ha appena un anno e senza dire niente a nessuno si trasferisce a Stars Hollow dove si presenta all’Indipendence Inn con il fagottino in braccio. Facendo pena alla proprietaria, viene accolta e le viene dato un lavoro. Interrompe così i rapporti con la famiglia d’origine – qui non mettiamo bocca perché effettivamente questo è l’unico modo per combattere il narcisismo – e cresce la piccola da sola.


Rory vede i nonni solo durante le feste comandate, fino a quando lei viene accettata alla Chilton, liceo prestigioso che può aprirle le agognate porte di Harvard. Lorelai non può permetterselo, così chiede aiuto ai genitori che si offrono di pagare l’istruzione della nipote solo in cambio delle cene del venerdì.
Rory comincia così a conoscere i nonni, intimorita dai racconti della madre. Lorelai, d’altro canto, inizia con la stessa manipolazione che ha subito in passato.

Se sosteniamo la scelta di Lorelai quando è ancora adolescente, ci troviamo un po’ titubanti quando da adulta non prova a instaurare un dialogo con i genitori. Non c’è mai un passo avanti, anzi. Se Rory è al centro dell’attenzione, Lorelai deve in un qualche modo rovinare tutto con una battuta fuori luogo o un atteggiamento poco consono a una persona della sua età. Quel che è peggio è che risponde da vittima, come se il tutto fosse naturale.
Apriti cielo quando, poi, Rory comincia a prendere le sue decisione in maniera indipendente, che sia andare a letto con Dean (primo fidanzato, in quel momento sposato a un’altra), scegliere Yale per poi mollarla… certo, si maschera dietro la frase: “Sono tua madre e so quello che è meglio per te”, ma come diciamo spesso: no, un genitore non lo sa mai.

Un genitore, infatti, non è e non deve mai essere l’amico dei figli. Se l’Universo avesse voluto questo, le due anime si sarebbero incontrate sottoforma di amici.
Un genitore deve essere l’educatore dei figli e colui che li sostiene indipendentemente dalle proprie scelte. Va da sé, che se hanno una base solida, fatta di rispetto e affetto fisico e psicologico fin dall’infanzia, difficilmente in adolescenza o in età adulta questi si perderanno.

Lorelai, incurante di ogni manuale di pedagogia, racconta la sua vita privata alla figlia fin da quando lei è adolescente. Le sviolina i suoi appuntamenti con Max Medina – ricordiamo essere il professore di letteratura di Rory quando questa è al liceo – i suoi tira e molla con il padre, il suo flirtare e tirarsi indietro con Luke… insomma, la tratta esattamente come Sookie, con la differenza che quest’ultima è sua coetanea, pertanto può giustamente esercitare il ruolo di migliore amica.

Jess e Luke

Ovviamente i Gilmore non sono l’unico esempio di tossicità genitoriale presente nella serie tv.

Jess è il figlio di Liz Danes, sorella di Luke. Viene spedito – il verbo è più che giusto, visto che è trattato come un oggetto – a Stars Hallow dallo zio perché secondo la madre è un adolescente ingestibile.
Ora, come accennato prima, siamo fortemente convinti che il carattere di un adolescente esprime l’educazione ricevuta a casa, quindi già partiamo col fatto che il problema di Jess risiede proprio nella madre.

La trama ci dà ragione: Liz è uno spirito libero, nella sua vita ha avuto numerosi fidanzati e mariti, tutti scappati via alla prima occasione. Il padre di Jess è indefinito, anche se comparirà per due brevi episodi, abbandonando di nuovo il figlio.
Dietro il carattere duro e ribelle, però, si nasconde un animo sensibile, profondo e introspettivo che solo Rory ha la fortuna di scorgere, perché è solo lei a trattarlo come un essere umano.
Jess è l’ennesimo figlio cresciuto senza una figura genitoriale di riferimento, possiamo davvero dargli la colpa delle sue azioni?

Luke, d’altro canto, è un padre assente ma non per sua scelta. Scopre di avere una figlia solo quando questa, April, ha undici anni. Si ritrova così a essere vittima di una donna che ha deliberatamente deciso di non renderlo padre e partecipe e, contrariamente a quanto fatto da Chris, April diventa da subito la sua unica ragione di vita.
Peccato solo che anche April ha una madre narcisista che reputa il comportamento di Luke inopportuno – inopportuno? Da quando fare il padre è inopportuno? – perché “lui non c’è mai stato.” Immaginate le mie numerose imprecazioni contro di lei: “Grazie che non c’è mai stato, neanche sapeva di essere un padre!”.
La tossicità raggiungerà picchi altissimi prima quando lei vieterà a Lorelai di conoscere April perché – nonostante siano fidanzati da anni – non sposata a Luke, poi quando deciderà di trasferirsi in un altro stato portando con sé la figlia senza se e senza ma.

Se Luke è oggettivamente un ottimo padre, però, riversa il suo lato ombra nelle relazioni, ma questo è un altro discorso che vedremo la prossima settimana.

Lane e la signora Kim

Lane è la migliore amica di Rory, cresciuta in una famiglia della Chiesa avventista del Settimo Giorno, ma non ci sentiamo di mettere il suo legame con la madre come tossico.

Sì, lo sappiamo. La signora Kim è rigorosa, severa, Lane non ha praticamente una vita, eppure la lascia frequentare con Rory – figlia di una madre rimasta incinta adolescente e mai sposata – la fa andare in un liceo misto e non si accorge della vita segreta della figlia dedita al rock finché questa non comincia l’università.
La prima storia ufficiale di Lane è con Seth Cohen…no, seriamente, con Dave Rygalski e, nonostante lui non sia coreano, alla fine è ben accettato dalla signora Kim che lo tratta come un figlio.

Il carattere della madre è così solo perché ha deciso di seguire un tipo di religione, ma se pensiamo che poi sostiene la figlia con la musica rock, organizzandole lei stessa il tour; se pensiamo che accetta il suo nuovo stile di vita quando la scopre a convivere con due ragazzi, e ancora accetta il suo matrimonio con Zack, capiamo bene che i limiti imposti provengono solo da un tipo di educazione religiosa che la stessa signora Kim ha deciso.

Ricordiamo, infatti, che i Kim nascono buddisti e lei per prima nasconde il suo amore per Gesù ai genitori – quindi nonni di Lane – rimasti in Corea.
Il legame Lane-signora Kim ci mostra che se è presente della sanità mentale e un amore incondizionato, con il dialogo e l’apertura mentale si può arginare qualsiasi differenza di pensiero.

Nella prossima parte analizzeremo i rapporti tossici nelle relazioni d’amore dei protagonisti.

Nessun commento:

Posta un commento