venerdì 24 novembre 2023

#Racconti: Segreti

Immagine creata con Bing Image Creator
Oggi, una stanza
Una sedia vuota sta al centro di una malridotta stanza con le pareti ammuffite. Sembra abbandonata lì da anni.

Su un lato, a un paio di metri dalla sedia, un cavalletto viene posizionato con cura.

Sull’aggancio viene fissato uno smartphone, lo schermo rivolto alla sedia.

Una mano si avvicina allo schermo e preme un enorme tasto rosso al centro. Parte una diretta Instagram.

La mano appartiene a un Uomo, alto, muscoloso, con i capelli lunghi e sporchi, una barba incolta. Avrà poco più di trent’anni ma il volto è scavato dalla vita. Si siede pesantemente sulla sedia. Questa scricchiola.

Sospiro… sospiro…

Tira fuori qualcosa di nero e metallico da dietro la schiena e inizia a massaggiarsi la tempia con essa. È una pistola Beretta modello 92FS.
Sullo schermo del telefono, nel frattempo, parte un turbine di cuori, di fiamme, di simboli di varie forme e colori.

L’eco del respiro dell’Uomo inizia a essere interrotto dal suono delle notifiche del telefono. Messaggi. Sempre di più, sempre più frequenti.

Qualcuno ha ricevuto il messaggio, pensa l’Uomo. Qualcuno mi guarda.

“Dieci anni”, dice improvvisamente l’Uomo dopo un silenzio che poteva essere di due minuti come di due ore.

“Ho passato dieci anni in quell’Agenzia di merda… Con persone di merda…”

Dieci anni prima, un ufficio anonimo in un palazzo anonimo in una periferia anonima


“Agente, adesso posso chiamarla così, i miei, anzi, i nostri complimenti!” dice il tizio in giacca nera e orrenda cravatta a pois seduto scomposto sull’elegante poltrona di pelle dall’altro lato dell’elegante scrivania di mogano.

“Lei è brillante, il migliore nei test degli ultimi sette anni! Punteggi da record, dico bene, Vicedirettore?” continua il tizio, rivolgendosi alla persona alla sua destra.

Quest’ultimo, in maniche di camicia, sorride, apre le braccia e conferma: “Assolutamente, Direttore, assolutamente incredibili!”

“Ancora complimenti!” rincara il Direttore, “Detto ciò, potrei raccontarle come funziona qui da noi... ma dopo dovrei ucciderla, ahahah”. Ridendo, lancia un viscido occhiolino al nuovo arrivato.

Il Ragazzo, alto, muscoloso, con un taglio elegante e ben rasato, poco più che ventenne, sorride imbarazzato. I brividi gli percorrono la schiena. Non vede l’ora di partire per la prima missione. E di allontanarsi da quei due.

“Basta con le battute, Direttore” interviene il Vicedirettore. “Non vogliamo che passi subito al nemico dopo neanche un giorno!”

“Giusto, giusto”, concorda il Direttore, “Veniamo a noi. La tua prima missione. Un lavoro facile, facilissimo: vai a Parigi, trovi un bel café sulle rive della Senna, ti mangi due madeleines, bevi un po' di tè, ti fai tornare un po' di ricordi della tua infanzia e poi recuperi un hard drive che è nelle mani di alcuni agenti stranieri, nemici della nostra nazione. O amici, qua non si capisce mai bene, ahah…”

Un altro brivido pervade il Ragazzo.
Easy Peasy, Lemon Squeeze dicono i ragazzi di là a Quantico”, cerca di rassicurarlo il Direttore, non riuscendoci, “per stavolta avrai un compagno di eccezione, il qui presente Vicedirettore. Ci penserà lui a briefarti durante il viaggio. Andate ora, una macchina vi attende per andare all’aeroporto. Jet privato per Parigi, qua ti vizieremo, giovanotto!”

Oggi
Ancora seduto nella stanza ammuffita, l’Uomo continua a parlare e agitare la Beretta in aria.
“… che hanno compiuto atti di merda… che mi hanno fatto compiere atti di merda…”

Dieci anni prima, Parigi, Rue [CENSURATO]
È ormai notte. Un uomo spalanca il portone di un elegante palazzo in stile Liberty. Subito dietro di lui il Vicedirettore e il Ragazzo stanno trascinando a spalla un omone di due metri per svariati quintali di muscoli, svenuto o morto, chi lo sa. 

Foto di Peter H da Pixabay
Il Vicedirettore è tranquillo nonostante lo sforzo. Il Ragazzo no.

“Merda, merda” continua a ripetere quest’ultimo a bassa voce. Poi, a voce più alta, “Cosa facciamo adesso? Non doveva essere un amico a consegnarcelo alla fine?”

“Eh, si vede che l’info era sbagliata”, fa spallucce il Vicedirettore, come nulla fosse accaduto. “Ma tant’è, il caro Jacques qui adesso ci darà una mano!”

L’uomo chiamato Jacques, un baffuto ometto francese sulla sessantina, apre una porta, si gira e li squadra.

Attention, ci sono degli scalini”, dice con forte accento parigino, “non c’è luce al momento, purtroppo. Dovrete usare le torce dei telefoni.”

La luce proveniente dal retro del cellulare di Jacques illumina uno spazioso ambiente completamente vuoto a una ventina di scalini di distanza.

“Questa è la cantina comune degli appartamenti qui sopra”, racconta Jacques, “una volta era adibita a taverna per gli svaghi dei proprietari, adesso il palazzo è diventato una delle nostre safe house. Dovrebbe andarvi bene…”

Il Vicedirettore fa appoggiare l’omone a terra… poi con un calcio lo fa rotolare giù per le scale.

“Jacques, siamo sicuri che nessuno può averci sentito o visto? E che siamo al sicuro finché rimaniamo qui?”

“Assolutamente, Ferdinando. Absolument.”
Quindi il Vicedirettore si chiama Ferdinando, pensa il Ragazzo. O è solo un nome di copertura con i francesi?

“Che figlio di puttana!”, esclama improvvisamente il Vicedirettore, osservando il tizio steso a terra, “Ma ci pensi? Ha ingoiato quella merda di hard drive. Chi si credeva di essere, Pablo Escobar che deve nascondere la coca? Jacques, dove sono gli utensili?”
Utensili?, pensa il Ragazzo.

“Dietro quella porta in fondo trovi qualcosa, io vi devo lasciare. Non sporcate troppo, s’il vous plait”, risponde Jacques, senza battere ciglio.

“Grazie, mon ami. Ragazzo, perché non vai a vedere ai piani alti se non ci sono dei vestiti puliti per noi? Tra poco questi saranno da buttare…”

Oggi
“… nella mia prima missione ho dovuto squarciare lo stomaco di un uomo per recuperare una chiavetta USB. Nella prima missione! Poi da lì è stata tutta un’escalation… E me ne vergogno… Avete presente quella vergogna che nasce dalle viscere e vi tortura? Io l’ho subita la tortura, più e più volte ma qualcosa come questa mai. Anni passati a correre da un paese all’altro, ad ammazzare persone più o meno innocenti e per cosa? Perciò ho deciso di farla finita. Ma nella morte mi vendicherò: ho inviato ai miei contatti nei maggiori giornali una raccolta delle mie peggiori missioni. E ce ne sono tante, per soli dieci anni di lavoro… Se si può chiamare lavoro. Tsk, pensavano io distruggessi tutto e invece… Incredibile come siano stati così ingenui da non accorgersi di nulla. E adesso cadranno, come il mio corpo cadrà tra poco. Troppo melodrammatico? E chissenefrega, lasciatemelo dire, un’ultima recita per questo mondo di merda!”

Una nuvola rossa macchia il muro alla sinistra dell’Uomo.

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