venerdì 18 febbraio 2022

#Personaggi: Fabrizio De André

"Cosa avrebbe potuto fare alla fine degli anni '50 un giovane nottambulo, incazzato, mediamente colto, sensibile alle vistose infamie di classe, innamorato dei topi e dei piccioni, forte bevitore, vagheggiatore di ogni miglioramento sociale, amico delle bagasce, cantore feroce di qualunque cordata politica, sposo inaffidabile, musicomane e assatanato di qualsiasi pezzo di carta stampata? Se fosse sopravvissuto e gliene si fosse data l’occasione, costui, molto probabilmente, sarebbe diventato un cantautore. Così infatti è stato ma ci voleva un esempio"

Oggi è il compleanno di Fabrizio De André, uno dei poeti più grandi che il ventesimo secolo abbia visto nascere.
Come abbiamo detto nell'articolo "L'equazione", diamo il nostro meglio se scriviamo articoli con quell'emotività che contraddistingue tutte e quattro noi di 4Muses e ne siamo ancora fermamente convinte, ma lo diciamo sinceramente: non ci sentiamo degne di scrivere un articolo su una qualsiasi delle sue canzoni.
Lo abbiamo fatto una volta parlando della Ballata dell'amore cieco (o della vanità) in un articolo pubblicato quasi due anni fa che oggi considereremo più un "Pensieri" che altro e decisamente non ci sentiamo di rifarlo.
Fabrizio Cristiano De André nasce nel quartiere Pegli di Genova il 18 Febbraio 1940 dall'imprenditore e vicesindaco di Genova Giuseppe De André e dalla benestante Luisa Amerio, entrambi piemontesi.
De André e Nina Manfieri
Durante gli anni della Seconda Guerra Mondiale visse da senzatetto a Revignano d'Asti perché suo padre era ricercato dai fascisti per aver dato rifugio ad alcuni ebrei. Qui a soli due anni conobbe Nina Manfieri, con cui strinse un legame fortissimo e a cui dedicò "Ho visto Nina volare" contenuta nell'album "Anime salve" e qui rimase fino alla fine della guerra, per poi trasferirsi di nuovo a Genova.

Il suo carattere fuori dal comune gli creò dei problemi nell'ambiente scolastico fin dai primi anni delle scuole medie e per questo fu trasferito in una scuola privata cattolica in cui fu vittima di molestia sessuale; vista l'ingiustizia subita e il suo carattere irriverente e fumantino, il giovane De André reagì comprensibilmente non troppo bene e fu espulso da scuola per far tacere le voci di corridoio che già iniziavano a spargersi. Suo padre che ai tempi era già esponente della Resistenza Italiana e vicesindaco di Genova, però, quando venne a scoprire dell'accaduto fece sì che non fu il giovane Faber quello a essere allontanato dall'istituto.
A otto anni conobbe a Cortina D'Ampezzo quello che poi diventò il comico e attore Paolo Villaggio più grande di lui di otto anni e per questo figura fraterna di grande riferimento; dopo essersi diplomato al liceo classico "Cristoforo Colombo" suo padre, suo fratello maggiore Mauro e Villaggio, lo aiutarono nella scelta della Facoltà di Giurisprudenza all'Università degli Studi di Genova, facoltà che lascerà a soli sei esami dalla sua laurea per seguire la strada della musica.

Verso la fine degli anni '50 iniziò ad avere problemi con l'abuso di alcol e ad avere una vita sempre più dissoluta, che destò subito il malcontento della sua famiglia: si fidanzò con una prostituta conosciuta a Genova, con Villaggio di tanto in tanto si intrufolava sulle navi da crociera di personaggi più o meno conosciuti per suonare e per un periodo vissero a casa di un loro amico tetraplegico.
Proprio in questo periodo venne a conoscenza di scrittori e filosofi come Michail Bakunin, Max Stirner e Errico Malatesta, di stampo anarchico e libertario e rimase così tanto colpito da questi che decise di iscriversi alla Federazione Anarchica Italiana (FAI) di Carrara.

"Mio marito Antonio mi si avvicinò con un’espressione sorpresa e mi disse solo: «Al cancello c’è De André». Subito pensai che fosse uno scherzo, ma poi andai a vedere, ed era proprio vero. Fabrizio era lì, quarant’anni dopo. L’idea che mi ero fatta di lui negli anni era che, diventato una celebrità, un personaggio famoso, fosse cambiato, fosse diventato un signore sofisticato, ed invece l’uomo che mi trovai davanti era la persona più semplice e alla mano che potessi immaginare. Tornammo indietro nel tempo, a quei due bambini che non ci avevano mai abbandonato ed erano rimasti dentro di noi in attesa del giorno in cui ci saremmo rivisti. [...] Quando Fabrizio si congedò, ci abbracciammo e ci tenemmo stretti per qualche istante. Ebbi la netta sensazione che quel saluto non fosse un arrivederci, ma un addio. Purtroppo, non mi sbagliavo"
- Nina Manfieri

Tre anni dopo, nel 1960, scrisse "La ballata del Miché", sua prima vera canzone e conobbe la sua prima moglie: Enrica "Puny" Rignon, da cui ebbe un figlio e che lasciò a metà degli anni ’70 dopo aver conosciuto la cantante sarda Dori Ghezzi. Il 27 Agosto 1979 i due verranno rapiti e tenuti in ostaggio alle pendici del Monte Lerno e liberati a fine Dicembre dello stesso anno; Faber ne parlò in "Hotel Supramonte" pubblicata nell'album "Fabrizio De André" conosciuto anche con il nome "L'indiano".
De André e Paolo Villaggio
Con lei nel 1980 fondò a Milano l'etichetta discografica FADO con la quale producono gli album "Mama Do-Dori" della Ghezzi, "Tre rose" di Massimo Bubola e la band del figlio Cristiano i "Tempi Duri"; con Bubola scrisse "Una storia sbagliata" e "Titti", in cui viene richiamata alla memoria la storia di Pier Paolo Pasolini.
Nel 1989 sposò la Ghezzi a Tempio Pausania (in provincia di Sassari), con Beppe Grillo come testimone di nozze e cominciò subito alla lavorazione de "Le nuvole" pubblicato nel 1990 e che vede la collaborazione di Ivano Fossati, Mauro Pagani, Massimo Bubola e Francesco Baccini; Fossati sarà presente anche nel 1996 nella creazione dell'album "Anime salve" e duettò con De André nell'omonimo brano. A oggi l'album è considerato una delle opere più significative nonché uno degli album che più apertamente mette in risalto le minoranze e critica le maggioranze.
Dopo quarant'anni, nel 1997, tornò a Revignano d'Asti e riabbracciò per la prima volta la sua amica d'infanzia Nina Manfieri, quello fu il loro ultimo incontro.

I problemi di salute di Faber iniziarono nell'Agosto del 1998, quando durate le prove per un concerto a Saint-Vincent (in Valle D'Aosta) iniziò a lamentare un fortissimo dolore al torace; in stato visibilmente confusionario e con i dolori che iniziavano a espandersi decise di cancellare il concerto.
Fu ricoverato nel Novembre dello stesso anno all'Istituto Nazionale dei Tumori di Milano, dove morirà di tumore ai polmoni l'11 Gennaio 1999.

"Io ho avuto per la prima volta il sospetto che quel funerale, di quel tipo, con quell'emozione, con quella partecipazione di tutti non l'avrei mai avuto e a lui l'avrei detto. Gli avrei detto: «Guarda che ho avuto invidia, per la prima volta, di un funerale.»"
- Paolo Villaggio

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