sabato 16 luglio 2022

#Cinema&SerieTv: Undone

I discorsi “viaggi temporali” e “universi paralleli” ci piacciono molto e deve averlo capito anche il nostro algoritmo Netflix, con “Le 7 vite di Léa”  e Amazon Video. È proprio su quest’ultima piattaforma streaming che ci siamo ritrovate nella serie d’animazione statunitense “Undone”.
La serie si avvale della tecnica rotoscope, dove i disegnatori ricalcano le scene girate in pellicola; tutto ciò rende i disegni realistici, catturando ogni sfumatura emotiva del personaggio. Ecco perché parleremo di loro mettendo tra parentesi il nome dell’attore o dell’attrice che li interpreta.

La serie, creata da Raphael Bob-Waksberg e Kate Purdy, è composta da – per il momento – due stagioni, ognuna con otto episodi da venticinque minuti ciascuno.
“Undone” può essere tradotto come “annullato”, “incompiuto”, “rovinato”, “distrutto”… e in effetti ogni definizione rende molto l’idea della trama, di cui ora vi parleremo.
Attenzione: l’articolo può contenere spoiler! (Non troppo importanti, in realtà) 

Alma (Rosa Salazar) è una ragazza sulla trentina bloccata nella routine più classica: convive con il suo compagno Sam (Siddharth Dhananjay), si alza tutti i giorni per andare a lavorare all’asilo, torna casa… Ha un rapporto molto stretto con la sorella Becca (Angelique Cabral), mentre con la madre Camila (Constance Marie) sembra esserci un costante attrito.
Quando la sorella Becca le confida di essersi fidanzata ufficialmente, Alma va in crisi: davvero la vita si riduce a casa-lavoro-famiglia? Questa prospettiva sembra opprimerla, al punto da diventare quasi un robot programmato per fare sempre le stesse cose, ogni giorno.
Presa dall’ansia e dal terrore che non ci sia una via d’uscita, Alma ha un grave incidente d’auto, che la costringe in ospedale in coma.
Quando si risveglia è afflitta da continue allucinazioni, nelle quali riesce a parlare con Jacob (Bob Odenkirk), suo padre morto da circa vent’anni, anche lui a seguito di un incidente stradale.

Il padre le parla come se il tutto fosse normale, le racconta che l’incidente mortale in cui è stato convolto la notte di Halloween, quando Alma era solo una ragazzina, era in realtà voluto da qualcuno. Jacob, professore e ricercatore universitario, stava lavorando ai viaggi temporali e aveva appena scoperto come potersi muovere nelle differenti realtà. Più di una persona, quindi, poteva essere interessata a mettere a tacere le sue ricerche; il compito di Alma, da poco tornata nel mondo dei vivi e per questo più incline a tramutare la realtà, è quello di tornare indietro nel tempo per salvarlo.

Alma non se lo fa ripetere due volte, essendo stata molto legata al padre, solo che il suo carattere impulsivo tende a dire ogni cosa a chiunque. Amici e famigliari, preoccupati per le sue condizioni mentali, cercano di mandarla in cura, o comunque provano a convincerla a prendere i medicinali per la schizofrenia, semplicemente perché ogni sintomo coincide con la malattia mentale: allucinazioni, pensare di parlare con qualcuno che non esiste, dire di avere una missione importante per salvare qualcuno… la preoccupazione di chi le sta intorno le impedisce di portare avanti il volere del padre, fino a farla dubitare anche di se stessa.

Ma in effetti… possiamo biasimare lei o chi le sta attorno? “Undone” è un thriller psicologico, quel genere che amiamo proprio perché ci porta a riflettere su: davvero non esiste ciò che non vediamo? O c’è molto altro di reale, proprio come è reale il computer su cui stiamo scrivendo questo articolo? O ancora: siamo davvero convinti che ciò che tocchiamo sia reale e non una semplice illusione? Dopotutto non siamo semplicemente un insieme di atomi che mai si toccano tra loro? E se è questa la nostra vera natura, davvero non siamo in grado di modificarla con la mente? La stessa mente che pensiamo sia malata, semplicemente perché non accettiamo una vita ridotta solo al piano materiale?

Insomma, “Undone” è sicuramente contorto e metafisico, ma ci può anche far sognare una realtà dove i viaggi temporali sono possibili. E se così fosse ci fa sorgere una nuova domanda, che ci siamo già poste alla fine del film sulla vita di Buzz Lightyear: è giusto ricorrere ai viaggi temporali per soddisfare un nostro capriccio?

Ricordiamoci che non possiamo salvare o aiutare nessuno, se non salviamo o aiutiamo prima noi stessi. Troppo spesso ci ritroviamo a mettere gli altri al primo posto solo per non affrontare ciò che abbiamo dentro, quando risolvendo i nostri traumi, a effetto domino, la nostra realtà cambia da sé.

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