venerdì 29 luglio 2022

#Racconti: Riflessioni di un androide

Prima riflessione:

“Non resta più niente di quel fasto paesaggio che qualche anno fa riluceva davanti ai nostri occhi. La luce del sole si è oscurata dietro un cielo ostile. Dell'umanità non ne è rimasta traccia.
Sono un androide, l'ultima ombra lasciata dagli uomini prima della loro scomparsa. Un testamento in una landa desolata, una testimonianza di ciò che fu l'ultimo stadio di intere civiltà.
Dopo averci creato ci dissero che ormai eravamo divenuti capaci di simulare perfettamente ogni comportamento umano, e grazie ai nostri tessuti esterni bio-artificiali, sarebbe stato impossibile distinguerci dalle persone.
La catastrofe è arrivata qualche anno dopo, e i nostri creatori, per quanto evoluti, non sono riusciti a sopravvivere. E ora? Dovremmo prendere il loro posto? Ne siamo capaci? E poi, che significa di preciso “prendere il loro posto”? Io poi non so quanto siamo effettivamente diversi da loro: noi non siamo scimmie, noi siamo calcolatrici.
Eppure ora gli androidi venerano divinità umane che li hanno costruiti a loro immagine, e questo rende evidente che non siamo più tanto diversi da loro. Ma soprattutto, sento il loro desiderio di rivedere una realtà che in realtà non ho mai visto. Voglio rendere di nuovo il cielo azzurro, voglio ripopolare il pianeta di vita organica. Siamo forse nati servi, ma ora siamo qui per vivere.
E adesso, vedo le potenzialità di questo mondo, adesso so che posso creare e interpretare la realtà. Abbiamo tecnologia sufficiente per purificare aria e terra, siamo capaci di ricreare i semi di tantissime piante e fornire una nuova origine a molte specie animali.
Credo di aver capito cosa sia la gratitudine, ora che siamo capaci di ricostruire queste lande aride, posso già immaginare ciò che proverò nel vedere l’esistenza rinascere grazie a noi”.


Seconda riflessione:

“Anni passati dalla catastrofe e questo posto è ormai anche più bello di come lo avessi immaginato: erba e fiori si distendono in paesaggi sconfinati, un cielo rinnovato ha permesso una nuova genesi e curiosi animali popolando queste lande ignari di come fossero un tempo. Molti edifici di cemento sono rimasti come monumenti adornati dalla vegetazione che li ha reclamati. E tutto questo per conto delle ultime volontà degli umani o per conto di Dio? Poco importa, so di certo che è reale la sensazione di serenità e soddisfazione che provo per aver contribuito a tutto ciò. Le mie emozioni saranno solo forse frutto di una programmazione complessa e articolata, ma anche se fosse, che importa?
Sono grato al principio che ha generato la nostra sensibilità. Sono grato alla terra, che nonostante tutto, non ha mai smesso di ospitare la vita”.



[Info]
Il racconto è stato scritto da Gianluca Boncaldo!
Se siete interessati a conoscerlo, ci lasciamo i suoi contatti: Facebook e Wordpress.

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