lunedì 18 luglio 2022

#Personaggi: Sissi

Tra le tante cose che non capiamo c’è il bisogno di assolutismo che ha la gente nel descrivere persone o situazioni. Non crediamo al: è tutto bianco, o tutto nero; crediamo che nella categoria Personaggi questo sia più che ovvio. Di qualsiasi persona abbiamo parlato o parleremo, non troverete mai un vero e proprio giudizio, bensì una serie di eventi che lo hanno portato ad agire in un modo.
Quando si parla di personaggi storici, poi, le sfumature tra bianco e nero si moltiplicano sempre di più, perché oltre all’ambiente dove sono cresciuti c’è anche da immergersi nel contesto storico e nel caso di sovrani, anche nello status sociale. Ecco perché poco tolleriamo la definizione di “principessa triste”, sia che serva per definire Lady Diana, sia che serva per definire l’Imperatrice Sissi.

P.s. chi sta scrivendo l’articolo ama follemente la figura di Sissi, proprio per questo il tutto è scritto in maniera più oggettiva possibile.

Elisabetta Amalia Eugenia di Wittelsbach nasce a Monaco di Baviera la notte del 24 dicembre 1837, terza figlia del duca di Baviera Massimiliano Giuseppe e della madre Ludovica di Baviera.

La leggenda popolare la vuole “principessa”, ma è un errore: tale titolo viene dato solo ai discendenti di un monarca in linea maschile. A essere principessa di Baviera è sua madre, che sposandosi un duca retrocede di rango. Così tutti gli otto figli ottengono “solo” il titolo di duchi e duchesse, Elisabetta compresa.

I titoli, comunque, sembrano non interessare minimamente a Sissi che cresce ben lontana dagli sfarzi e dalle tradizioni delle corti europee. Lo studio e l’etichetta non trovano molto tempo nelle giornate dei piccoli Wittelsbach, tanto che è più la madre a crescerli direttamente, altro fatto particolare ai tempi.
Sissi è una bambina vivace, solare, spontanea. Il suo carattere gioviale non viene ben giudicato dalla famiglia materna, e forse neanche dalla madre perché tende a dare tutte le attenzioni alla figlia maggiore: Elena (Néné). Ludovica e sua sorella Sofia – sposata a Francesco Carlo d’Asburgo-Lorena – vogliono infatti che i loro due figli, Elena e Francesco Giuseppe, (Imperatore d’Austria dal 1848) si sposino.

Gli anni cinquanta dell’Ottocento vedono Sissi crescere e diventare un’adolescente. È così lontana dai suoi doveri di famiglia e così ribelle, che si innamora perdutamente dello scudiero del padre: il conte Riccardo. Quando in famiglia si viene a sapere, Riccardo viene spedito lontano, per poi tornare in Baviera a seguito di una grave malattia. Si spegnerà in giovane età poco tempo dopo, sconvolgendo del tutto la povera anima di Sissi.
Diventa malinconica, quasi apatica. Riesce a liberare i suoi sentimenti solo grazie alla poesia, ma nessuno riuscirà ad entrare nel cuore dei suoi pensieri più intimi. È sempre più sola, anche se rimane profondamente legata ai fratelli.
La giovane età per lei è un peso: desidera solo seguire Riccardo nella morte e inizia un processo psicologico che la vuole attaccata il più possibile alla sua infanzia. Per tutti questi motivi non abbandona l’esercizio fisico, anzi, ne diventa ossessionata. Non prende nulla sul serio, neanche i suoi problemi di salute futuri ed è terrorizzata dall’idea di superare i cinquanta chili di peso. La sua statura è di un metro e settantadue e le diete a base di zuppe rendono il suo fisico pericolosamente esile.

Le trattative del fidanzamento tra Elena e Francesco Giuseppe proseguono fino a quando il 15 agosto 1853, Elena, Elisabetta e Ludovica si recano prima alla residenza estiva di Ischl per festeggiare il ventitreesimo compleanno dell’Imperatore.
Elisabetta ama viaggiare, la madre lo sa, e la famiglia spera che questa distrazione possa aiutarla a tornare quella di un tempo. Lungo il tragitto è pensierosa, chiusa nel suo mondo, presa dalle continue fantasticherie della sua mente. Non soffre l’essere lasciata da sola, anzi. È felicissima che tutte le attenzioni siano per sua sorella, la ammira da spettatrice e in cuor suo spera di non riceverne mai così tante.
Il corteo arriva a Ischl ed è accolto da Francesco Giuseppe. Alto, il fisico slanciato, folti capelli biondi, si aggiungono alla sua figura affascinante l’educazione impeccabile e i modi gentili. Quando il suo sguardo si posa su quello timido e riservato della cugina minore, se ne innamora all’istante.
Sissi ha solo quindici anni e mezzo, non ha ancora ben capito - e forse non lo farà mai del tutto – quanto possa risultare attraente e interessante. Francesco Giuseppe, divenuto Imperatore troppo giovane, vede nella spiensieratezza della cugina tutta l’infanzia che a lui è stata negata.
La osserva ogni volta che le capita, quasi la studia con profonda ammirazione e arriva pochi giorni dopo ad ammettere alla madre che non vuole sposarsi con Elena. Per Sofia acconsentire sarebbe un errore: il carattere di Sissi potrebbe essere un grave problema per la Corona. Eppure, Francesco Giuseppe è irremovibile.
Quando Ludovica chiede alla figlia minore cosa ne pensa del cugino, però, non può far altro che cedere: Sissi ricambia il sentimento. Domenica 19 agosto 1953 Elisabetta e Francesco Giuseppe sono ufficialmente fidanzati.

Dalla fine di quell’agosto del ‘53 al 24 aprile 1854, inizia un periodo di studio intenso per Elisabetta, che deve recuperare ogni nozione storica sull’Austria, in più imparare fluentemente il francese e l’italiano. Il padre ha scelto per lei un insegnante ungherese: il conte János Majláth. Sissi si dimostra un’allieva eccezionale, curiosa e sveglia. Majláth non si limita al solo studio didattico, ma le mette di fronte anche tutti i problemi del popolo, rendendola di fatto una liberale. È grazie a lui se Sissi inizia a nutrire un profondo interesse e amore per l’Ungheria.
Mentre Sissi passa le ore a studiare, in famiglia si prepara il corredo per le nozze. Papa Pio IX autorizza il matrimonio (i due sposi sono cugini di primo grado, e per procedere hanno bisogno della bolla papale) e Francesco Giuseppe si reca per festeggiare da loro il Natale e il sedicesimo compleanno di Sissi.
Il 24 aprile 1854 i due si sposano a Vienna, nella Chiesa degli Agostiniani. Sissi sente tutti gli occhi puntati su di lei e li avverte come delle vere e proprie pugnalate. Non si sente ammirata, bensì aggredita brutalmente. Questi sentimenti l’hanno così tanto intimorita che il matrimonio viene consumato solo durante la terza notte, non senza preoccupazioni da parte delle due sorelle Wittelsbach.

Per Sissi, abituata alla più totale libertà, la corte viennese è una vera e propria prigione. Non vuole deludere nessuno, ma il rapporto con la suocera trova sempre ostacoli, in quanto le due donne hanno caratteri completamente diversi. Sissi non vuole mettersi in mezzo nel rapporto che Francesco Giuseppe ha con la madre, quindi tende a reprimere tutto, aumentando così i suoi problemi mentali. La severità di Sofia, poi, la terrorizza al punto che ha paura di commettere anche il più piccolo degli errori.

In Sissi cresce sempre di più il desiderio di solitudine, ma le è vietato andare a cavallo o allontanarsi da sola. È circondata da dame di cui non si fida, ben consapevole che ogni segreto ascoltato dalle loro orecchie, sarà riferito a Sofia. Teme persino di lasciare qualche suo scritto in giro per la stanza e questo clima di perenne angoscia fa avere attacchi di emicranie sempre più frequenti.
Passano veramente pochi mesi dal matrimonio, che Elisabetta rimane subito incinta. Le è concesso così di tornare a passeggiare, in pubblico, ai giardini di Schönbrunn, in modo tale che ogni suddito possa vederla in dolce attesa. A Sissi questo non piace, come non piace nessun tipo di attenzione verso la sua persona.
Il 5 marzo 1855 nasce Sofia, chiamata così in onore della nonna paterna. L’arciduchessa, che da madre aveva perso una figlia, la prende subito con sé, rendendola di fatto un suo alter-ego. Sissi diventa madre, ma di una figlia di cui non può occuparsi. Persino le stanze per la bambina sono state preparate lontano da quelle di Sissi, ma non ha molto tempo per risolvere la diatriba con la suocera, perché pochi mesi dopo rimane nuovamente incinta. Il 12 luglio 1856 nasce Gisella, anche lei, come la sorella, strappata subito alla madre.

Nel settembre 1856 Sissi e Francesco Giuseppe partono per la Stiria e la Carinzia, in quello che è uno dei tanti viaggi di rappresentanza. I viaggi, tanto amati dall’Imperatrice, divengono anche un modo per avvicinare la coppia. Sissi si confida con suo marito, esprime quanto si senta inutile come donna e madre per non avere le due bambine accanto a sé. Francesco Giuseppe ascolta realmente, commuovendosi, stando vicino alla moglie e promettendole di fare il possibile.
Il viaggio è un successo, così come i primi anni di regno: ogni opera positiva dell’Imperatore, agli occhi del popolo, è merito di Sissi. Il marito non ne è geloso, al contrario, è lui per primo ammirato dalla grande energia che la moglie suscita sul popolo. Comprendendo l’importanza che Sissi ha sull’Impero, di ritorno a Vienna parla con l’arciduchessa e le bambine vengono restituite, come è giusto che sia, alla madre.

Da novembre 1856, fino ai primi mesi del 1857, un nuovo viaggio di stato vuole impegnati gli Imperatori, questa volta la destinazione è l’Italia. Ad accompagnarli c’è anche la piccola Sofia, anche se in queste regioni dell’Impero, i due non vengono accolti con affetto.
L’aristocrazia italiana diserta gli eventi organizzati per i due Imperatori, mandando al loro posto servitori e gente del popolo. Sissi, però, rimane accanto al marito e probabilmente gli suggerisce di allentare la presa con le regioni italiane del Regno.
In effetti poco tempo dopo solleva dall’incarico il feldmaresciallo Radetzky, governatore generale e comandante militare del Lombardo-Veneto. Per l’Italia, Radetzky è stato un oppressore e al suo posto l’Imperatore decide di mettere suo fratello minore: l’arciduca Massimiliano.

Dopo l’Italia un’altra provincia dell’Impero deve accogliere i due Imperatori e la piccola Sofia: l’Ungheria. La freddezza della popolazione magiara ricorda ai due quello accaduto in Italia, ma non c’è molto spazio per pensare a come rimediare, perché la bambina si ammala gravemente. Dopo undici ore di veglia da parte della madre, il 19 maggio 1857 la piccola muore a soli due anni e due mesi.

Non servono i rimproveri della suocera: Sissi si maledice quotidianamente. Tornata a Vienna decide di non mangiare più, e smette di mostrarsi in pubblico. Si sente in colpa per aver portato la bambina in viaggio, ma soprattutto per essere stata così arrogante con l’arciduchessa Sofia. Gisella, per volere di Elisabetta, torna alle cure della nonna.
Il grave lutto ha fatto in modo che gli ungheresi avvertissero un senso di vicinanza verso Sissi. Ha perduto sua figlia in Ungheria, eppure l’Imperatrice ha continuato a lodare la terra magiara.
Se da una parte c’è chi ha voluto donare un po’ di tregua a una donna visibilmente ferita dalla più atroce delle sofferenze, dall’altra la corona necessita di un erede. Sissi è costantemente messa alle strette, non dal marito, bensì dalle donne di corte: sua suocera e sua cognata Carlotta di Sassonia-Coburgo (moglie di Massimiliano) in primis.
Nel dicembre 1857 Elisabetta è nuovamente incinta, ma le sue condizioni di salute destano reale preoccupazione. Nonostante sia alla terza gravidanza, il suo peso non supera i cinquanta chili. Si nutre poco e niente e continua i suoi esercizi fisici. Con non poche fatiche, il 21 agosto 1858 nasce finalmente un maschio: Rodolfo. Anche lui, non crescerà sotto la tutela della madre.

Il parto di Rodolfo mette Sissi in condizioni critiche, così come la situazione politica che precipita inesorabilmente: l’11 luglio 1859, infatti, l’impero austriaco rinuncia definitivamente alla Lombardia.
Nel maggio del 1860 la salute di Sissi peggiora. Lei ha sempre portato il suo corpo allo stremo, mangiando appena e allenandosi per ore, fino a rimanere senza fiato. È gravemente anemica, soffre di accessi di tosse e la salute psichica sembra non aiutarla. Nello stesso periodo si rincorrono voci sull’infedeltà del marito, in più il Regno delle Due Sicilie –sua sorella Maria Sofia ne è regina consorte – è minacciato dalle truppe garibaldine.
A ottobre Sissi è costretta a recarsi verso un posto caldo, a causa delle condizioni di salute critiche. Si stabilisce a Madeira, nell’oceano Atlantico. Il luogo è stato scelto da Elisabetta per il desiderio di allontanarsi sempre di più dalla corte viennese. Tale scelta preoccupa l’Europa, con la stampa che la dà in fin di vita, tanto che la stessa regina Vittoria si rende disponibile nei confronti dell’Imperatrice.

Lontano da Vienna, comunque, Elisabetta si riprende, salvo poi peggiorare la sua situazione quando torna a palazzo.
L’8 giugno 1867 è per lei una data importantissima: diventa ufficialmente regina d’Ungheria. La residenza ungherese di Gödöllő diverrà la sua preferita, quella dove si sentirà più a suo agio e passerà forse gli anni più tranquilli.
La vita sembra stabilizzarsi, come se il tutto si fosse calmato e la quarta gravidanza ne è quasi una conferma; il 22 aprile 1868 nasce Maria Valeria, la figlia adorata, quella a cui darà tutta se stessa. Sissi può prendersi cura di lei, educarla, amarla, viziarla. Anche il rapporto con Francesco Giuseppe migliora del tutto, i due si amano come mai hanno fatto prima: con il rispetto e la complicità di chi riesce a capirsi con un unico sguardo. Non è più solo un qualcosa di fisico, al contrario, - Sissi sceglierà in seguito anche l’amante storica del marito: l’attrice Katharina Schratt – è un legame emotivo e mentale, sempre riguardoso.

Con Maria Valeria e un Rodolfo che cresce per diventare Imperatore, Sissi ha fatto il suo dovere, si sente esausta ma non riesce a prendersi cura di sé. Si avvicina agli ultimi della società, ai malati mentali, ama parlare con loro per ore, anche se non sanno chi lei sia.
Nelle poesie che scrive e nella profonda venerazione per il poeta Heinrich Heine, Sissi sembra aver trovato il suo mondo.
Gli anni Settanta, però, sono solo la calma prima della vera e propria tempesta.

Il 13 giugno 1886 il suo amato cugino Ludwig, re di Baviera, muore in quelle che ufficialmente sono “circostanze misteriose” ma che nella realtà dei fatti è un suicidio. Il 12 novembre 1888 muore l’adorato padre, il duca Max, per un attacco di apoplessia
Il figlio Rodolfo cresce liberale come la madre, ha un seguito di amici giornalisti i quali pubblicano i suoi articoli – sotto la firma di Julius Felix – per un Impero più democratico, più distaccato dalla figura dell’aristocrazia.
Rodolfo è anche uno spirito libero, nonostante sia sposato con Stefania del Belgio. Vorrebbe annullare il matrimonio, per vivere con la sua amante Maria Vetséra, ma il Papa non lo consente.
Con la sifilide che si aggrava, un destino da Imperatore che non ha mai del tutto accettato, Rodolfo si suicida assieme all’amante il 30 gennaio 1889.
Elisabetta e Francesco Giuseppe non riescono ad assestare il colpo. Sono uniti nel dolore ma reagiscono in modo del tutto diverso. L’Imperatore va avanti per inerzia, quasi passivo nei confronti di un impero senza futuro. Il suo erede è ormai l’arciduca Francesco Ferdinando (la goccia che fece traboccare il vaso!) e tutto sembra già perduto.
Elisabetta rinuncia a tutti i suoi vestiti e gioielli, li divide tra le due figlie e le dame di compagnia a lei più vicine. Da tempo ha smesso di mostrare il suo volto in pubblico, ora è decisa a non farlo più neanche di fronte alla sua cerchia di intimi.
È un corpo che cammina, si nutre di un bicchiere di latte al giorno e tanto dolore. Gli arti non rispondono ai comandi, i muscoli hanno continui spasmi, ma nonostante tutto continua a viaggiare.

L’Europa è nella morsa degli attentati, ed Elisabetta decide di allentare la sicurezza nei propri confronti. Non si sa se il motivo è dovuto alla voglia di raggiungere la morte, o perché veramente pensava di non essere ormai così importante, fatto sta che a Ginevra, il 10 settembre 1898, mentre era intenta a prendere il battello per Mountreux, l’anarchico Luigi Lucheni la pugnala al petto.
Sissi si accascia a terra, ma poco dopo si rialza, non avvertendo alcun dolore. Riprende a camminare, salendo sul battello, chiedendosi anche il perché un ragazzo del genere abbia cercato di farle del male. Ma poco dopo sviene. Viene dato l’allarme e il vascello è costretto a tornare indietro, per riportarla nella sua camera d’albergo. Muore un’ora più tardi.

Su Sissi avremmo voluto scrivere molto di più, ma sappiamo che gli articoli troppo lunghi possono annoiare. Saremmo ben liete di aggiungere molto altro, di rispondere a qualsiasi vostro dubbio o domanda, se ne avete.

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