martedì 26 luglio 2022

#Personaggi: Banana Yoshimoto

Abbiamo recensito diversi libri di Banana Yoshimoto, eppure non ci siamo mai soffermate a parlare della sua vita. Abbiamo conosciuto una parte di lei attraverso i suoi romanzi, come “Kitchen”, “Sonno profondo”, “L’abito di piume” e “Su un letto di fiori”, ma dato che il 24 luglio è stato il suo compleanno, abbiamo deciso di parlare della sua vita.

Il suo vero nome è Mahoko Yoshimoto, ed è nata a Tokyo il 24 luglio 1964. Suo padre, Takaaki Yoshimoto (o con lo pseudonimo Ryūmei Yoshimoto) è uno dei più importanti poeti degli anni Sessanta, mentre sua sorella, Haruno Yoiko, è un disegnatrice di anime giapponesi. Dopo essersi laureata in Letteratura alla Nihon University, comincia a scrivere sotto lo pseudonimo di Banana Yoshimoto e la domanda sorge spontanea: perché “Banana”? La risposta dell’autrice fu che effettivamente era un nome che trovava carino, che risultava androgino e che aveva più o meno la stessa pronuncia in tutto il mondo. Secondo altre interviste, invece, la scelta ricadde sul fatto che la Yoshimoto adorasse i fiori variopinti del banano.
Nel 1987, mentre lavorava come cameriera in un golf-club, cominciò a scrivere il suo primo romanzo, che decreterà anche il suo successo: Kitchen. Nel libro, l’autrice racconta la storia di Mikage che, in seguito alla morte della nonna, si ritrova a vivere nella sola stanza della casa che la fa sentire protetta: la cucina, appunto. Il giorno del funerale, un compagno di scuola e sua madre la invitano a stare da loro e, per sdebitarsi, passa il tempo a cucinare per i due. Sin da subito questo romanzo si presenta come un caso letterario. Nella sua carriera ha scritto più di cinquanta storie e in Italia sono pubblicati dalla casa editrice Feltrinelli. Adora il nostro paese, infatti in una intervista del 1998 alla Wuz.it disse:

“L'Italia è un paese in cui riesco ad essere me stessa e a diventare contemporaneamente una persona dalle mille facce. Paese che accogli tutto, che aiuti la bellezza degli esseri umani a fiorire, fantastica Italia...”

Come registi, ha sempre adorato Dario Argento e il suo film “Suspiria”, pellicola che per lei fu salvifica: in quella storia, lei capì di non essere separata dal mondo esterno, di non essere pazza e affermò che se non avesse visto il film e non si fosse separata da quel senso di solitudine che pesava di lei come un macigno, si sarebbe uccisa molto presto.

Ed è la morte uno degli elementi cardine della sua narrazione. La Yoshimoto crede che ci sia un’entità, una forza a cui si rivolgono coloro che non ce la fanno e grazie a essa riescono a rialzarsi. Morte e spiritualità sono presenti in tutti i romanzi della scrittrice, ma non vengono mai vissuti con paura. In una intervista al Corriere della Sera, disse infatti: “Nei miei libri c’è la morte ma non il timore della morte. E questo perché rintraccio il legame con la natura, con il trascorrere delle cose anche nelle emozioni più laceranti.” Nonostante questo, dire che i suoi romanzi si focalizzano su questi due elementi è riduttivo, perché nei suoi personaggi spesso troviamo una sorta di vuoto esistenziale, il suicidio e i legami famigliari travagliati. Nella sua narrazione, però, questi elementi non vengono visti con rimprovero, ma con una sorta di accettazione di un destino già scritto. Inoltre le ambientazioni spesso contrappongono le grandi città come posti caotici e frenetici con i piccoli borghi, dove la vita è più semplice e più “contemplativa”.

Noi apprezziamo molto i libri della Yoshimoto, perché ha un modo di scrivere che è delicato e spesso permette al lettore di riflettere su alcuni temi e su elementi a cui troppo spesso non prestiamo attenzione, con delle frasi che possono aiutare a risollevarsi dopo un periodo buio.

“È vero che nei miei romanzi cerco sempre una luce, una sorta di via d’uscita. Provo ad immaginare un universo nel quale chiunque si possa rifugiare e sfuggire alle angosce.”

Della sua vita privata, l’autrice parla poco e niente, perché preferisce esprimersi attraverso i suoi scritti. Noi non vediamo l’ora di approcciarci al prossimo suo romanzo che catturerà la nostra attenzione, ma intanto vi chiediamo: qual è il libro di Banana Yoshimoto che preferite?

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