mercoledì 13 luglio 2022

#Marvel: Thor, Love and Thunder - La parodia sul Dio del Tuono

Dobbiamo davvero parlare di questo film? Sì, dobbiamo. Il fronte recensioni si sta schierando e anche noi ci sentiamo in dovere di dire la nostra su “Thor Love and Thunder”. Arrivato nelle sale italiane lo scorso 6 luglio, sembra che in pochissimo tempo si sia preso pareri più che positivi dalla critica, ma per noi era forse era meglio se non avesse mai sfiorato uno schermo cinematografico.

Peccato.
Peccato come, ancora una volta, il potente Dio del Tuono si sia ritrovato a fare da macchietta comica all’interno del suo stesso stand alone!

L'ARTICOLO CONTIENE SPOILER SUL FILM
Ma procediamo con ordine e cerchiamo di evidenziare i pregi (pochi) e i difetti (molti) di questo film. Avevamo lasciato Thor, al termine di Endgame, completamente perso nella sua ricerca di identità. Un dio che aveva fallito nella sua missione e che era riuscito a tagliare la testa a Thanos solo per via del suo “pensionamento”. I chili in più presi per via della birra, per il mancato allenamento e lo spirito di sacrificio, gli avevano fatto lasciare il trono di New Asgard nelle mani di Valchiria. Rimasto, quindi, al fianco dei Guardiani della Galassia, all’interno della Milano, è divenuto un vichingo spaziale che ancora non conosce chi effettivamente egli sia.

Per quanto, infatti, nella caratterizzazione di Thor sia stato inserito il concetto di “lutto” tra la perdita dei suoi genitori e quella delle persone che amava, il tutto viene trattato con fin troppa leggerezza. Thor Love and Thunder cerca di restituire il Dio del Tuono alle leggende dalla quale prende origine: quei miti del Nord che venivano raccontati intorno al fuoco per poter cercare di intrattenere e insegnare qualche lezione ai più piccoli. Elemento, questo fiabesco, di cui risente tutta la pellicola perché se in parte può sembrare quasi un pregio, dall’altra è anche fin troppo sopra le righe. La fiaba, infatti, si connota dei toni della commedia esasperando tanto la battuta da far diventare il suo stesso protagonista una macchietta all’interno del suo stesso film. Tutto quello che avviene vi spingerà più e più volte a chiedervi: ma perché?

New Asgard è ormai un luogo turistico e, senza troppe spiegazioni, è il luogo nel quale prende vita la Potente Thor. Natalie Portman riporta in scena la dottoressa Jane Foster toccando un tema delicatissimo come quello del cancro (così come è stato scritto nella line del fumetto), e connota il suo personaggio di una caparbietà e un altruismo che ancora non avevamo avuto modo di approfondire. Dire che è lei il personaggio che ne esce vincente da questa pellicola è riduttivo, anche se sarebbe stato più interessante farle avere maggior respiro, ma non vi diciamo altro per evitare gli spoiler. Il Mjolnir, senza alcuna apparente ragione se non quella dell’ammore e delle promesse da dover mantenere, chiama a sé Jane e si ricompone tornando nuovamente in azione al contrario di quanto avevamo avuto modo di vedere in Endgame.

Thor, di conseguenza, deve cercare di fare i conti con gli ex: ex-martello e ex-ragazza. Una storia che viene resa divertente dalle assurde battutine che intercorrono in questo quadrato sentimentale, perché è inutile dire che lo Stormbreaker è geloso del ritorno in scena di Mjolnir. Per chi non lo sapesse, ricordiamo che i martelli di Thor sono vivi e sensienti, in particolare all’interno di Mjolnir è contenuto il Dio dei Martelli, suo alterego che in una delle profezie avrebbe causato la rovina di Asgard.
Il martello, come da fumetto, nelle mani di Jane Foster prosciuga tutte le sue energie rendendo impossibile per lei i tentativi di sopravvivere al cancro. Tanto per cronaca, per ricordare le differenze tra MCU e fumetti: il martello non venne distrutto da Hela.

Come potete ben immaginare non esiste una vera e propria trama all’interno di questo film. Questa storyline di Thor non aggiunge, ne sottrae nulla all’MCU per come sta diventando adesso. Sembra quasi una storia fatta e finita per poter cercare di separare il Dio del Tuono dai Guardiani della Galassia in attesa della loro prossima avventura. È un capitolo di transizione che si connota del cinema del suo regista e ne supera i limiti. Per chi non conoscesse la filmografia di Taika Waititi il paragone che vi poniamo sotto gli occhi è quello con la serie creata da lui di maggior successo: What we do in the shadows. Una serie che con umorismo affronta tematiche Tetre e Noir. Non è un caso che, infatti, a un certo punto Thor nonostante la voglia e la ricerca di stile rock’n roll, diventi molto un Noir con tanto di bianco e nero. Nel Distruttore di Dei (Christian Bale), infatti, si concretizzano tutte le tematiche orrorifiche che Taika vuol cercare di portare in scena. Un modo, di certo, per cercare di stemperare le continue battute e prese in giro che i due Thor si fanno a vicenda, così come cerca di spezzare anche il ritmo della continua ilarità data dagli assurdi elementi inseriti in scena. Proprio perché il Distruttore di Dei si muove nell’ombra, nella dimensione negativa, tutto diviene più cupo. Sembra quasi di avere Noir Spiderman dello Spider-verse. Un cambio di tono che si confà al mood racconto da campeggio che un po’ tutto questo film ha cercato di impostare tramite il personaggio di Korg.

È come se le divinità venissero svilite in tutto e per tutto. Una continua pantomima che merita l’effettiva estinzione perché gli Dei fanno promesse che non vengono mantenute, vengono fatti sacrifici in loro nome per poi non ottenere niente; mentre loro si riuniscono in un continuo baccanale e in orge.

Mancano le spiegazioni, tutto va  avanti solo perché deve andare avanti. Tutto viene raccontato in un processo di Deus Ex-Machina fin troppo vuoto e pieno di buchi. Lo spettatore che conosce i fumetti può colmare alcuni passaggi, ma lo può fare in modo parziale o errato se si considera il fatto che il contesto cinema è diverso da quello fumettistico. 

L’unica cosa che funziona di questo film è la scelta musica, ma ormai l’MCU (così come tutte le major) sembrano andare sul sicuro chiamando Giacchino che col minimo sforzo ottiene il massimo dei risultati. Le musiche, infatti, contribuiscono a dare quel tono di epicità e di divertimento alla storia, ma davvero continua a esserci tanto che non va.

Addentrandoci in una parte un po’ più spoiler, quindi se ancora non lo avete visto potete fermarvi qui.

Love and Thunder ci dà l’opportunità di iniziare a conoscere la rappresentazione che l’MCU vuol dare a Galactus. Infatti, nonostante avessimo avuto modo di vederla con la serie tv What If…?, che vi consigliamo di recuperare, qui iniziamo a vedere colui che avrebbe donato un desiderio al primo uomo che lo avesse raggiunto. Si stanno, indubbiamente, mettendo in moto alcuni elementi e aspetti per questa fase 4, ma senza fuori d’ogni dubbio: Love and Thunder è il peggior film di questa fase.
Possiamo, inoltre, fare un appunto su quella presenza in sordina di Hercules? Tutti noi, davanti la presenza di Zeus nel trailer, ci aspettavamo il suo arrivo; una presenza che prende vita solo nella post-credits come atto vendicativo per l'affronto che Thor ha recato al padre degli dei Greci. Deludente anche in questo caso. 

Assurdo, sopra le righe, talmente tanto sospeso dalla realtà stessa del Marvel Cinematic Universe che fa il giro e diventa quasi godibile e divertente. Si ride per assurdo, come se ci fosse un momento pieno di tensione e per stemperarla allora si sorride o ridacchia. Per assurdo se dovessimo dire che questo film ha tradito le aspettative noi mentiremmo. Non ci aspettavamo nulla di diverso dal momento in cui era stato annunciato questo film e il suo regista. Le aspettative, infatti, sono state mantenute; quindi se si arriva in sala con quest'ordine di idee è quasi sicuro che il film possa piacere. 
State guardando una parodia di Thor, tutto qua. 

Crediamo che ci siano moltissime altre cose da dire su questo film, ma le risparmiamo per ulteriori approfondimenti.

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