venerdì 1 luglio 2022

#Anime: Shaman King

Da come avrete intuito, ogni tanto ci piace ripensare agli anime che hanno fatto parte della nostra infanzia. Abbiamo parlato di Sonia di Super3, di Yattaman, Calendar Men, Lo strano mondo di Minù, di recente, non era, però, solo questo canale regionale ad averci accompagnate, ma l’immancabile Italia1. Tra tutti i “cartoni animati” passati per questo canale, oggi vogliamo soffermarci su di uno in particolare: Shaman King. Per nostra fortuna, Netflix ha caricato i trentotto episodi.

Trattandosi di un adattamento della piattaforma (i costi per sistemare e mandare in onda la serie del 2001 erano troppo eccessivi), alcune cose non sono andate a genio ai fan della vecchia guardia: manca la sigla cantata da Masini a fronte di una scelta più “originale”, infatti c’è la sigla giapponese. Per chi, come noi, amava la versione trasmessa su Italia1 è stato un brutto colpo non poter cantare la versione del cantante fiorentino una volta premuto il tasto “play”. Altro dettaglio modificato è stato il doppiatore di Yoh Asakura, protagonista dell’anime, da Simone D’Andrea a Tommaso Zalone. Anna e Manta non hanno cambiato i doppiatori.

Ma ora cominciamo a parlare di Shaman King.

La storia comincia a Izumo, in Giappone, nel 1985. Nella famiglia Asakura sono nati due gemelli e il primo che viene alla luce ha lo spirito reincarnato del Grande Onmyoji nel corpo di Hao Asakura. Yoh, il gemello, ha nel proprio destino l’obiettivo di diventare il Re degli sciamani e quando lo sarà, Onmyoji si unirà a lui per diventare ancora più grande. Facciamo un salto di tredici anni, Yoh si è trasferito a Tokyo per completare il suo addestramento di sciamano (colui che fa da intermediario tra il mondo fisico e quello degli spiriti). Grande frequentatore dei cimiteri, in uno di questi fa la conoscenza di Manta (studente come lui) e di Amidamaru, un leggendario samurai, che per un moto di gratitudine diventa il suo spirito. Nel corso dell’anime facciamo anche la conoscenza di Anna, fidanzata e promessa sposa di Yoh che lo addestra perché partecipi e vinca allo Shaman Fight, un combattimento tra sciamani appunto, per potersi aggiudicare il titolo di Shaman King, il re degli sciamani.

Malgrado la trama sia di un normale shonen (lo Shaman King può evocare il Grande Spirito e vedersi esaudire il suo più grande desiderio, al pari di un drago Shenron per Dragon Ball), i riferimenti al mondo degli spiriti risultano molto interessanti. Ci viene, infatti, raccontato il mondo dello sciamanesimo, dove il soggetto è un tramite tra i due mondi, che non sono del tutto separati. Il più delle volte gli spiriti scelgono di restare, perché hanno ancora qualcosa che devono compiere prima di passare oltre; altre volte questi spiriti rimangono “incastrati” in questo piano esistenziale perché ancorati a sentimenti di odio e frustrazione che preferiscono sfogare in maniera violenta, fino a che gli sciamani, come nel caso di Yoh, non gli mostrano un atto di benevolenza, un pensiero felice che mette fine al loro tormento.

“Chiunque può schivare i tuoi pugni. Sei sopraffatto dalle emozioni, ma una volta che avrai dominato il tuo Ego, il sentiero che dovrai seguire ti si svelerà.”

Malgrado i combattimenti siano molto basilari, la parte grafica interviene in suo soccorso quando vi è il momento di unione tra lo sciamano e il suo spirito, un congiungimento che fa sì che quest’ultimo guidi i movimenti dell’arma usata dal suo “padrone”. Ogni sciamano può governare più spiriti o, nel caso di Anna che è una Itako (una donna sciamana), evocare qualsiasi spirito, senza doverlo mai aver incontrato prima. È infatti lei che più di una volta aiuta Yoh nei suoi scontri, come quando uno spirito si era reso conto di essere morto e il suo animo inquieto era volto alla distruzione. Evocando l’anziano maestro dello spirito, Anna ha dato modo a Yoh di unirsi a lui e ricondurlo alla ragione.

Se avete voglia di fare un tuffo nel passato, Netflix ha l’anime che fa al caso vostro.

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