lunedì 18 luglio 2022

#Disney: Nuvole

Quando pensiamo a qualcuno che non c’è più, il primo istinto è quello di guardare in alto. Quando eravamo piccoli e qualcuno veniva a mancare, i nostri genitori ci dicevano che quella persona era volata in cielo e di riflesso alzavamo lo sguardo verso le nuvole bianche. E “Nuvole” è anche il titolo di un film che ci è capitato nel catalogo di Disney+, una pellicola del 2020 diretta da Justin Baldoni (il co-protagonista della serie tv “Jane the Virgin”). “Nuvole” è basato sulla vera storia di Zachary (Zach) Sobiech, un cantautore statunitense morto a diciotto anni (nel 2013) per un osteosarcoma che, durante la sua battaglia contro il cancro, scrisse “Clouds”. A pochi giorni dalla sua morte, il brano arrivò primo nella classifica di I-Tunes e venne ascoltata più di duecento milioni di volte. Alla morte del figlio, la famiglia ha dato vita a “The Zach Sobiech Osteosarcoma Fund”, un fondo, appunto, che ha raccolto più di due milioni di dollari per la ricerca contro il cancro infantile.
La storia non comincia nel 2009, quando gli venne diagnosticato l’osteosarcoma, ma ci troviamo nell’autunno del 2012, e vediamo Zach Sobiech (Fin Argus) che, nonostante abbia tenuto a bada la sua malattia tra interventi e cicli antitumorali, cerca di godersi al massimo la vita, tra una chemioterapia e l’altra. Ha una migliore amica che gli è sempre accanto, Sammy (Sabrina Carpenter), che spesso lo accompagna durante le sedute. Durante un evento scolastico, Zach trova il coraggio di invitare a uscire la ragazza per cui ha da sempre una cotta: Amy (Madison Iseman). I due si mettono d’accordo per un picnic, ma il giorno stesso dell’appuntamento, il protagonista comincia ad avere una strana tosse, così la madre lo porta immediatamente all’ospedale: ha un collasso polmonare e nel momento in cui esce dalla sala operatoria, sia lui che la sua famiglia apprendono la tragica notizia, l’osteosarcoma è allo stadio terminale e non gli restano che massimo dieci mesi di vita. Pochi giorni dopo, il suo professore di lettere, il signor Weaver (Lil Rel Howery), commissiona alla classe un saggio per il college e uno dei temi è “Che cosa vuoi fare della tua unica, folle e preziosa vita?”, celebre frase di Mary Oliver (poetessa statunitense). Dopo aver confessato ad Amy la sua condizione di malato terminale, Zach torna a casa, dove ad accoglierlo e a spingerlo a vivere a pieno ogni momento c’è la madre.

Da qui comincia il calvario della famiglia Sobiech, che si spinge fino a Lourdes con la speranza di un miracolo. Tornato dalla Francia, Zach si reca da Sammy e i due cominciano a scrivere canzoni. “Fix me up” (qui la versione originale) è il primo brano che cantano e caricano su Youtube, che raggiunge immediatamente ventimila visualizzazioni. Il percorso musicale del protagonista viene accompagnato dai suoi crolli emotivi, che si alternano al suo carattere aperto e solare. Grazie al professor Weaver, Sammy e Zach riescono a ricevere un contratto discografico con la BMI e danno vita alla band “A Firm Handshake”. Durante il viaggio di ritorno da New York, mentre è in aereo sopra le nuvole, Zach scrive “Clouds”, brano che in realtà è un saluto a tutti coloro che lascerà nel momento della morte. Le condizioni del ragazzo vanno via via peggiorando, nonostante lui lotti con tutte le sue forze Arriva il giorno del ballo studentesco e a fatica, il giovane sale sul palco insieme alla sua migliore amica per cantare “Clouds”. Durante la performance si sente male ed è il pubblico a cantare il celebre brano al posto suo. Nei giorni successivi, Zach muore e la famiglia trova il saggio che aveva scritto come risposta alla frase di Mary Oliver: il suo sogno era quello di rendere felice chi gli stava intorno. A qualche mese di distanza, Amy e Sammy stanno giocando insieme in riva al mare e decidono di scattarsi una foto: nel cielo alle loro spalle, le nuvole hanno la forma di una “Z”.

Nel film assistiamo al calvario di una famiglia che deve iniziare a convivere con l’idea che un giovane di diciotto anni morirà di lì a dieci mesi. Una madre che cerca in tutti i modi di fargli riscoprire il senso della vita, con una speranza per il domani davvero unica. Quanti genitori effettivamente si sarebbero buttati giù al posto suo al solo pensiero di sopravvivere al figlio?

Gli amici cercano costantemente di farlo sentire su, tutti sono pronti per far sì che Zach passi gli ultimi momenti della sua vita nel modo più completo possibile. Emozionante il momento in cui il protagonista non è in grado di continuare e il pubblico canta per lui una sorta di addio. È un saluto che gli amici stessi fanno a Zach, quando il momento della morte è ormai a un soffio.

“If only I had a little bit more time with you, we could go up, up, up and take that little ride. We’ll sit there holding hands and everything will be just right, and maybe someday I’ll see you again we’ll float up in the clouds and we’ll never see the end”
(
Se solo potessi passare po’ più di tempo con te andremmo su, su, su a farci un giro insieme. Ci siederemmo lì tenendoci per mano e tutto andrebbe bene, e forse un giorno ti rivedrò ancora lassù tra le nuvole nel cielo senza fine.")

Il vero Zach Sobiech
“Nuvole” è un inno alla vita, a non arrenderci neanche quando davanti a noi c’è il baratro. L’essere umano è ben conscio del fatto che dovrà morire, ma, come viene detto anche nel film, soprattutto gli adolescenti (e non solo) confidano costantemente nel domani, nel cominciare a vivere e a mordere la vita al prossimo sorgere del sole. Ma non è così.

Se non avessimo davvero a disposizione il domani? Dopotutto i notiziari ci bombardano costantemente con notizie per nulla rassicuranti, dai possibili conflitti atomici ai cambiamenti climatici, passando inevitabilmente per le nuove varianti del Covid-19. Zach non perde tempo, butta giù testi importanti e lascia al mondo la sua eredità, la sua “Clouds”. Quello che ci viene mostrato non è il costante dolore per una fine inevitabile, quanto più il carattere solare e vivace di un adolescente pieno di energie. Zach fa progetti, sogna, immagina una vita che non avrà mai, ma sarà la sua spontaneità, la luce che ha portato nella vita di chi l’ha conosciuto l’impronta più importante. Avrà anche perso la sua battaglia contro il cancro, ma “The Zach Sobiech Osteosarcoma Fund” lotta ancora perché non ci siano altri sconfitti, perché le nuove generazioni possano avere una speranza diversa, una luce in fondo al tunnel.

Zach ci ha insegnato a non abbatterci, che non ha senso aspettare di morire per iniziare a vivere. E voi, al posto suo, che avreste fatto?

Nessun commento:

Posta un commento