lunedì 14 novembre 2022

#RoFF17: Bros - Recensione

L’etichetta LGBTQ+, per le case di distribuzione e le piattaforme in streaming sta diventando sempre più bandiera di marketing sulla quale poter puntare l’attenzione del pubblico. Basti vedere la locandina della distribuzione italiana per capire quanto, dal punto di vista del marketing, voglia giocare sulla sessualizzazione che molto spesso accompagna, idealmente, le coppie gay. Vi è un “non detto” nell'immagine promozionale, un “molto toccante” che mette in luce un aspetto che nella pellicola non è decisamente presente. Vendere un prodotto, in questo caso una storia, sotto questa etichetta la connota immediatamente di caratteristiche ben precise e facili da individuare, come se realmente ci fossero delle differenze nel parlare di amore. 
Bros è una commedia romantica, etichettata come LGBTQ+ per via del fatto che i suoi protagonisti fanno parte della comunità. Bobby Lieber (Billy Eichner) è il conduttore di un podcast radiofonico ed è stato premiato come "Migliore uomo gay cisgender".

Durante una serata in discoteca, chiacchierando con un suo amico sulle app di incontri, intravede sulla pista da ballo Aaron Shepard (Luke Macfarlane), uomo che viene descritto dall’amico di Bobby come “sexy, e noioso”. Tutto però inizia con un semplice flirt; Bobby e Aaron si scambiano anche un bacio, ma il secondo non sembra molto interessato all’idea di intraprendere una qualsivoglia relazione. Nonostante, infatti, inizino a passare del tempo insieme, i due non sembrano molto affiatati.

Non vi racconteremo tutte le vicende che poteranno i due ad avvicinarsi e ad allontanarsi, la struttura del film è quella classica della commedia romantica ed è per tanto facile comprendere la conclusione di questa narrazione. La cosa divertente è, di fatto, come tutto avvenga in maniera molto naturale senza la stereotipizzazione che molto spesso è presente quando si parla di rappresentazione LGBTQ+. Abbiamo una semplice storia d’amore, come mille altre, con due uomini come protagonisti. Abbiamo i loro dubbi, i loro complessi sul fisico così come quelli sulla propria intellettualità. L’interesse che si può, dunque, esercitare nei riguardi dell’altro viene messo in dubbio secondo le inclinazioni personali. La caratterizzazione dei personaggi, sotto questo punto di vista, è stata curata nei più delicati particolari. È divertente osservare i due personaggi e il modo con cui loro interagiscono.

Sulla scia del “Ehy, Whats’up” Aaron e Berry rompono costantemente il ghiaccio mettendo a tacere le insicurezze dell’altro, cedendo il passo all’amore e al loro rapporto di coppia. La commedia firmata da Nicholas Stoller si rivela fresca e moderna, le relazioni dei giorni nostri vengono analizzate e portate in scena. La velocità dei like di grinder vengono paragonati alle fugaci promesse che gli innamorati si scambiano. In un tempo che corre troppo velocemente per poter avere una stabilità emotiva, non ci si scambiano più promesse di matrimonio, ma al contrario si prova a rinnovare la propria scelta dopo una scadenza trimestrale. 

Mettersi in gioco, in campo sentimentale, vuol dire imparare nuovamente a scendere a compromessi con l’altro. Ma viviamo in un mondo sempre più individualista e narcisista, motivo per cui si prediligono le toccate e fuga agli impegni più duraturi. La stabilità emotiva, in una coppia, non è possibile se non si scende a patti con i bisogni dell’altro. Questo non vuol dire, fate attenzione, cercare di cambiare quelle che siano le volontà o le inclinazioni della persona che ci interessa, al contrario, questo evidenzia quando noi stessi siamo disposti a mettere da parte quando si accetta l’altro per com’è. Non annullarsi, ma accompagnarsi. Non prevaricare, non possedere, ma semplicemente stare insieme seguendo i propri sogni e sostenendo l’altro.

Bros è solido nel messaggio che lancia, esattamente come lo è nella costruzione della sua comicità. È, in sostanza, un film che funziona sotto ogni singolo punto di vista e riesce a emozionare lo spettatore incollandolo allo schermo e scaldandogli il cuore. Forse sarebbe potuta arrivare come commedia di San Valentino, se lo inquadriamo sotto un punto di vista di mercato, ma in realtà la collocazione in questo periodo dell’anno ci fa comprendere ancor di più quanto troviamo l’amore quando meno ce lo aspettiamo e meno lo cerchiamo. Una commedia, da non sottovalutare, che è rivolta a tutti perché l’etichetta LGBTQ+ potrebbe stare stretta a una storia raccontata con la giusta semplicità.

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