giovedì 17 novembre 2022

#RoFF17: La Stranezza - Recensione

Roberto Andò ha giocato facile con il volto di Toni Servillo per dar vita alla sua versione di Luigi Pirandello. Presentato in anteprima alla Festa del Cinema 2022, La Stranezza è stato uno dei titoli di punta di questa edizione. Siamo a Girgenti, nel 1920; per chi non lo sapesse questo è il nome con cui anticamente veniva appellata la città di Agrigento, tuttora i suoi abitanti in dialetto vengono chiamati girgentini. Solo sette anni dopo questa storia il comune siciliano venne ribattezzato col nome che ha attualmente.

Nofrio e Bastiano (interpretati dal duo Ficarra e Picone) sono due becchini che si dilettano nella nobile arte del teatro. Dilettanti, ma anche professionisti, i due provano a essere interpreti e scrittori di una tragicommedia dal nome un po’ particolare: "La trincea del rimorso, ovvero Cicciareddu e Pietruzzu", un modo per poter portare sul palco una denuncia quasi sociale della realtà che vivono tutti i giorni.

In concomitanza dell’ottantesimo compleanno di Giovanni Verga, Luigi Pirandello intraprende un viaggio che da Roma lo porterà nella sua terra natia. Verrà, a causa di una perdita, a contatto con i due becchini. Il maestro è in piena crisi creativa, una stranezza lo avvolge, ma non sa come liberarsi dal torpore che gli stringe i pensieri. Così, in maniera quasi silente e nascosta, assiste alle prove dello spettacolo cercando l’ispirazione nei posti più reconditi. Prenderà vita la sua opera più importante: Sei personaggi in cerca d’autore, una rappresentazione che ai tempi provocò lo sgomento della gente, ma che negli anni è stata ampliamente rivalutata.

Prende in questo modo vita La Stranezza: questo costante dubbio, fatto di dialogo, nel quale l’autore dà spazio ai suoi personaggi di venirlo a trovare. In un modo quasi fantastico, infatti, viene trasposta la fase più delicata per un autore: la nascita della vita dei propri figli fatti di parole. Toni Servillo, perfetto per interpretare Pirandello, porta un uomo pieno di dubbi e di difficoltà. Un individuo fatto di dicotomiche scelte e pulsioni che però riesce a districarsi tra le voci che si intercambiano nella sua testa.

Quello di Andò è un film dal sapore quasi meta-cinematografico: riesce a scrivere la sua versione di sei personaggi in cerca d’autore riuscendo però a mescolare il tutto con i fatti poco noti della vita del Maestro. Pirandello, così, prende forma grazie ai suoi personaggi lasciando in sospeso persino il dubbio che si insinua nel pubblico: ciò che abbiamo visto è reale oppure no?

Con Nofrio e Bastiano, del resto, tutto diventa un gioco delle parti. Tra recitazione, comicità e tragedia in questa pellicola vengono evidenziati aspetti ancora appartenenti alla terra siciliana. Ancora una volta, Ficarra e Picone portano sullo schermo il loro stretto legame con il loro territorio, ma allo stesso tempo connotano i loro caratteri di una drammaticità senza pari. Cercano dignità, nulla più. Un’emozione che sembra quasi esser stata dimenticata dagli artisti oggigiorno.

La Stranezza è una piccola perla che non va di certo sottovalutata. Al contrario, attraverso questo film si può sentire lo stretto legame che Andò aveva con Pirandello stesso e si riesce a rendere omaggio alla vita di un grande scrittore. Il Maestro, del resto, metteva a nudo i profondi dissidi dell’animo umano esattamente come quelli della ricerca creativa o di ispiratrice. Perché, dunque, non mettere a nudo lui costruendo la sua storia prima ancora che i suoi racconti possano prender vita?

Nessun commento:

Posta un commento