mercoledì 23 novembre 2022

#Venezia79: Bones and All - Recensione

L’Italia è totalmente impazzita, negli ultimi mesi, per l’arrivo di Timothée Chalamet nelle nostre amate sponde. Presentato in anteprima al Festival Internazionale del Cinema di Venezia, l’amato attore classe ’95, è tornato sullo schermo come protagonista di un firmato da Luca Guadagnino. Stiamo, ovviamente, parlando di Bones and All, pellicola che ha procurato la vittoria del premio Mastroianni a Taylor Russell (co-protagonista delle vicende). L'interpretazione dei due giovani attori è assolutamente fantastica, anche se per come è stato scritto il film Taylor riesce a bucare lo schermo.

Tratto dal romanzo di Camille DeAngelis, “Fino all’osso” è una frenetica e disturbata storia d’amore che ci trascina all’interno di un mondo in cui la vera natura dei protagonisti è legata al cannibalismo. La regia di Guadagnino, tanto elegante e profonda, lo ha portato alla vittoria del Leone d'Argento. Il regista è riuscito a toccare le corde giuste in una storia tanto complicata quando intima. Sembra strano parlare di cannibalismo in questi termini? Beh, il lavoro fatto sulla pellicola potrebbe disturbare lo stomaco di molti, ma il tormento è ben tangibile e le emozioni dei protagonisti sono saggiamente traslate per colpire i sensi del pubblico.

Il film arriva nelle sale italiane il 23 novembre, alcuni lo hanno già visto in anteprima nelle scorse settimane, restando trainati e coinvolti dalla presenza del cast in tour promozionale.

Quando la narrazione ha il via, sembriamo trovarci in una situazione normale: Maren (Taylor Russell) è una teenager come tante che, arrivata in una nuova città, cerca di fare amicizia con delle altre ragazze. Durante un pigiama party, però, le cose non vanno come dovevano e se, in un primo istante, potrebbe sembrare qualcosa di istintivo e di attrattivo sessualmente parlando, successivamente ciò che accade viene connotato da tinte più macabre. Maren morde il dito di una delle compagne, strappandole la pelle fino all’osso. La natura della protagonista viene immediatamente rilevata allo spettatore. La corsa per tornare a casa e la consapevolezza lucida che il padre possiede fa immediatamente comprendere che non è la prima volta che ciò si verifica. Presi i bagagli, scappati prima dell’arrivo della polizia, la ragazza al mattino si ritrova da sola. Il padre ha preso una decisione che sperava di non dover affrontare, ma la causa è qualcosa che la ragazza dovrà scoprire nel corso della storia.

La natura della ragazza è incontrollabile. Un istinto, un dovere, un impulso di cui lei neanche conosce la matrice. Per poterne comprendere l’entità la ragazza ha una missione: trovare la propria madre, così da poter comprendere un po’ di più se stessa. Un vero e proprio viaggio dell’eroina alla scoperta della propria identità. Nel suo cammino, però, scoprirà di non esser l’unica a possedere tale natura e, intorno a lei, arriveranno altri individui che la introdurranno al mondo dei mangiatori. Sulla sua strada, però, troverà Lee (Timothée Chalamet): un ragazzo solitario che non ha un vero e proprio obiettivo sul suo cammino se non quello di cercare di metter quanti più chilometri tra lui e la propria famiglia. I traumi, il dolore, dei due ragazzi si uniranno in una profonda e intima storia d’amore. Un road movie che porterà alla crescita dei due ragazzi fino al raggiungimento di una nuova consapevolezza.

Bones and All
, così, porta in scena l’intricata storia d’amore di due ragazzi che cercano la propria identità, il proprio posto nel mondo. Sullo sfondo una caotica America degli anni ’80 che spinge i due a chiudersi, sempre più, all’interno di una bolla. Pur non comprendendo la natura dei protagonisti, non li si riesce a giudicare negativamente. La loro è una necessità e in quanto tale va presa un po’ per buona. Non hanno davanti a loro una vera e propria scelta, non possono non essere ciò che sono. Il tutto può sembrare estremamente grottesco, ma in realtà non eccede mai pur non risparmiandosi nulla. Vi è una linea sottile che, grazie alla regia, non viene mai superata. I personaggi sono, così, messi a nudo in tutti i loro istinti, in tutte le loro passioni, in tutte le loro ricerche. Adolescenti che, fin troppo passionalmente, quasi animalescamente, vivono la loro storia d’amore cercando una normalità pur non avendola. Portano l’altro dentro di sé, fino all’osso. Si devastano, si perdono, si ritrovano, si amano.

Nonostante la loro sia una relazione in tutto e per tutto tossica, nata dalla loro tormentata natura, i due si appartengono in modo viscerale. I toni del gore sono rispettati, sapientemente usati, e legati al romanticismo malato che denota la relazione tra i due. Il tutto è quasi poetico nonostante il sangue e la carne. I due, in principio, avevano come unica caratteristica quella solitudine esistenziale che provano la maggior parte degli adolescenti. Sono fuori posto, si sentono immeritevoli d’amore, ma il tutto si evolve nel corso della loro storia rendendoli gli unici in grado di comprendere l’altro. Una fiaba, dunque, strana, contorta e poetica in grado di lasciare inciso un sentimento nello spettatore. Si può riflettere grazie a questo film, sulla propria natura o su quella dei propri sentimenti. Maren e Lee sono costantemente in fuga dalla legge, a causa del loro istinto omicida, ma in un modo o nell’altro sono insieme, sono esseri umani e meritano il loro posto nel mondo. 

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