mercoledì 6 aprile 2022

#Anime: Madamoiselle Anne

Come vi abbiamo già spiegato nell’articolo dedicato al mito di Sonia di Super3, noi bambini di Roma abbiamo avuto la fortuna di essere cresciuti con gli anime non censurati. Certo, tutti da ogni parte d’Italia hanno avuto i loro canali privati, ma Super3 era altra storia. In classe parlavamo di Bim Bum Bam e dei “cartoni di Sonia”, allo stesso identico modo. Ecco perché spesso, quando citiamo gli anime non passati dalla Rai o Mediaset, troviamo dei veri e propri riscontri solo da chi ha passato la sua infanzia in territori romani.
Oggi cerchiamo di sfatare questo mito, sperando nei commenti di persone provenienti da altre regioni e che, come noi, non si sono persi una puntata di Madamoiselle Anne

L’anime è tratto dal manga Haikara-san ga tōru (tradotto in italiano: Una ragazza alla moda) di Waki Yamato, pubblicato tra il 1975 e il 1977. In Giappone la prima messa in onda va dal 3 giugno 1978 al 31 marzo 1979, mentre approda in Italia solo nel giugno 1986. L’anime è composto da quarantadue episodi dalla durata di ventiquattro minuti ciascuno. Le differenze con il manga sono davvero minime e riguardano solamente il finale, che è più abbreviato.

Siamo nel Giappone del 1920, nell’era taisho. Benio (Anne in italiano) Hanamura è l’unica figlia di un maggiore dell’esercito imperiale. È il classico maschiaccio, in quanto non è riuscita ad avere una vera e propria educazione femminile: sua madre, infatti, è morta quando lei era bambina. Si comporta in modo del tutto non convenzionale, odia stare alle regole della tradizione e per questo viene chiamata haikura-san, traducibile in: “signora all’occidentale”. Fa piacere come il suo soprannome originale sia rimasto invariato anche nel doppiaggio italiano.

Benio, quindi, cerca di vestirsi all’occidentale quando può, socializza con gli uomini, ama praticare il kendō, (arte marziale giapponese) beve sakè non nascondendosi quando si ubriaca del tutto e preferisce dedicarsi alla letteratura piuttosto che seguire i corsi di economia domestica.
Nonostante il temperamento della figlia, il maggiore riesce a organizzare il matrimonio con Shinobu Yuin, tenente dell’esercito. Benio farà di tutto per evitarlo, perché vuole sposarsi solo ed esclusivamente per amore. Fatto sta che nel corso del manga e dell’anime, lei si innamorerà sul serio di Shinobu, tanto da avere il cuore infranto quando sarà dato per morto in Siberia, a seguito della sua partenza per la guerra contro la Russia.
Nonostante tutto, Benio va avanti, rimane a vivere con i nonni di lui, i conti Yuin e si mette a lavorare per un giornale, attirando le ire del suo capo del tutto misogino.

Guardando l’anime o leggendo il manga, ci troviamo del tutto risucchiati nel Giappone più tradizionale ed è per questo che temi come l’amore incondizionato e la condizione femminile sono trattati con estrema eleganza.     
Ma non sono gli unici, perché abbiamo anche il personaggio di Ranmaru, vicino di casa e amico da sempre di Benio. Lui è un attore di kabuki, dalla sessualità non definita. Insomma, il tutto è così naturale che anche agli occhi di noi bambini anni novanta è stato facile pensare che dopotutto l’amore è semplicemente amore, indipendentemente da chi e per chi si prova.      

In Italia sia l’anime che il manga hanno avuto molto più successo rispetto che in Giappone, e di questo ne rimaniamo ogni volta sbalordite. La storia di Benio è intensa, tanto che ancora adesso, solo ripensandoci, ci emozioniamo. Sappiate che dopo questo breve articolo, abbiamo avuto voglia di sfogliare nuovamente le pagine del manga che custodiamo gelosamente!

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