venerdì 29 aprile 2022

#Arte: Raffaello

Com’è che avevamo detto nell’articolo in cui parlavamo di Amedeo Modigliani? Perché ci sembra di aver fatto una pseudo promessa che lì per lì non abbiamo mantenuto del tutto (o per niente, visto che dopo non troppo tempo abbiamo scritto la biografia di Jean-Michel Basquiat): quella di, appunto, smettere di vedere l’erba del vicino come “sempre più verde” e iniziare un po’ a parlare dei nostri artisti, del nostro patrimonio.

Amiamo i pittori italiani, ci emozionano tantissimo… in realtà amiamo l’arte in toto, e dire che i grandi capisaldi della storia dell’arte – come Tiziano, Michelangelo, Tintoretto, Raffaello (di cui parleremo tra poco), Caravaggio, Giotto e Botticelli – non siano pittori di valore e non abbiano portato niente di buono o rivoluzionario, è al pari di una bestemmia.
Però è arrivato anche il momento di ammettere senza vergogna che, sebbene come abbiamo già detto ci emoziona tantissimo e lo amiamo altrettanto, non è quello che prediligiamo.
Raffaello Sanzio nasce a Urbino in un giorno indefinito tra fine Marzo e inizio Aprile del 1483 (si crede il 28 Marzo o il 6 Aprile) dal pittore di corte dei Montefeltro Giovanni de' Santi e da Magia di Battista di Nicola Ciarla, che morì nel 1491, quando Raffaello aveva solo otto anni.
Vista la professione del padre, Raffaello fu ovviamente introdotto fin dalla tenera età nel mondo dell’arte: compì il suo primo apprendistato nella bottega paterna negli anni novanta del Quattrocento, ubicata proprio nella sua città natale. Fu a Urbino, inoltre, che il piccolo Raffaello Sanzio poté visitare il Palazzo Ducale della città, dove ebbe la possibilità di ammirare le opere di numerosi artisti della corte feltresca (tra cui Piero della Francesca, Pedro Berruguete, Luciano Laurana, Melozzo da Forlì e Antonio del Pollaiolo).
Nel 1494 suo padre morì e, sebbene le modalità del loro incontro rimangono ignote, il ragazzo divenne allievo e protetto del pittore Pietro Perugino.

"Stendardo della Santissima Trinità", Raffaello, 1499.
La sua prima opera gli fu commissionata nel 1499 quando, ormai adolescente, Raffaello si trasferì a Città di Castello: stiamo parlando dello Stendardo della Santissima Trinità, oggi conservato nella Pinacoteca comunale di Città di Castello. Ovviamente questa splendida opera non passò inosservata,
e grazie alla fama acquisita, dipinse la Pala di San Nicola da Tolentino per le monache del monastero di Sant’Agostino e moltissime opere d’arte per committenti privati, come la Madonna del Cardellino (una delle sue opere più note della sua carriera), la Madonna del Belvedere, la Madonna Bridgewater, la Madonna Tempi, la Sacra Famiglia Canigiani e i Ritratti di Agnolo e Maddalena Doni; in questo periodo venne anche a contatto per la prima volta con le più importanti realtà artistiche del tempo, e viaggiò a Siena (dove aiutò il pittore Pinturicchio a preparare i cartoni per gli affreschi della Libreria Piccolomini), a Firenze (dove entrò a contatto con le prime opere di Leonardo da Vinci) e a Roma (dove studiò l’arte classica).

Fu nel 1504 che Raffaello si trasferì definitivamente – o almeno fino al 1508 – a Firenze, quando venne a conoscenza del fatto che Michelangelo e Leonardo, due dei nomi più importanti del panorama artistico del tempo, si trovavano proprio nella città toscana impegnati nelle lavorazioni della Battaglia di Cascina e della Battaglia di Anghiari (entrambe all’interno del Salone dei Cinquecento di Palazzo Vecchio); qui Raffaello fa amicizia con il pittore locale Fra’ Bartolomeo, che lo incoraggerà ad abbandonare lo stile aggraziato e gentile imparato dal maestro Perugino, a favore di uno stile e dei tratti più scenografici e vigorosi. In questo periodo dipingerà su per giù una cinquantina di opere, tra cui la Dama col liocorno (1505-1506, esposta alla Galleria Borghese di Roma), la Madonna dei Garofani (1506-1507, esposta alla National Gallery di Londra) e La Muta (1507, esposta alla Galleria Nazionale delle Marche di Urbino).
"Madonna del Cardellino", Raffaello, 1505-1506.

La vera svolta però per lui avvenne alla fine del 1508, quando l’ormai venticinquenne Raffaello si trasferì a Roma per lavorare per Papa Giulio II all’interno delle stanze di Palazzo Vaticano. Da quel momento divenne non solo ufficialmente un protetto di Giulio II e successivamente di Papa Leone X, ma anche il pittore – e architetto – più ricercato della Città Eterna diventando, dopo la morte del Bramante avvenuta nel 1514, architetto dalla chiesa di San Pietro… Purtroppo però con il tempo la maggior parte delle sue opere architettoniche di quel periodo sono andate perse in quanto sono state demolite o modificate.
Verso la fine della sua vita, dopo essergli stato affidato l’incarico della conservazione e della registrazione dei marmi antichi, dopo aver creato ben dieci arazzi con scene della vita di San Pietro e di San Paolo destinati alla Cappella Sistina, dopo essere stato confinato quasi per forza tra le mura del Vaticano e dopo aver creato opere oggi considerate leggendarie come la Fornarina (1520 circa, esposta alla Galleria Nazionale d'Arte Antica di Palazzo Barberini a Roma), Raffaello Sanzio morì il 6 Aprile 1520, a soli trentasette anni; si spense dopo quindici lunghissimi giorni di febbre violentissima malcurata e causata, secondo il suo biografo, dai suoi “eccessi amorosi”, e l’intera corte pontificia fu distrutta dalla sua morte così come lo furono numerosi altri artisti e amici del pittore appena scomparso, e una volta che si furono conclusi i funerali il suo corpo fu sepolto, come da volere, all’interno del Pantheon di Roma.

“ILLE HIC EST RAPHAEL TIMUIT QUO SOSPITE VINCI
RERUM MAGNA PARENS ET MORIENTE MORI
(Qui è quel Raffaello, dal quale la natura credette di essere vinta, quando era vivo, e di morire, quando egli moriva)”
- epitaffio sulla lapide di Raffaello scritto da Pietro Bembo

Dopo aver letto l’introduzione alla sua vita, però, ci rendiamo conto che effettivamente questo articolo cozza terribilmente con le cose scritte inizialmente… ma allora perché abbiamo deciso di mettere una lente d’ingrandimento sulla vita (o sugli avvenimenti più importanti) di Raffaello? Beh, la risposta in realtà sta non tanto nelle sue opere, quanto nella sua persona.
Era bello, ma non solo fisicamente: la sua presenza veniva considerata gentile e delicata, non come quella di molti altri personaggi che si imponevano alla società bruscamente. Forse è anche per questo che così tante persone si affezionarono a lui in relativamente così pochi anni di carriera, ed è altrettanto probabile che furono proprio queste caratteristiche a permettergli di farsi strada nel panorama artistico del tempo.
E sarà forse strano ammetterlo, ma apprezziamo sempre molto quando conosciamo (più o meno letteralmente) qualcuno che sa usare le sue doti personali per farsi strada nel mondo.

Dettaglio de "La Madonna Sistina", Raffaello, 1513-1514.

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